Connecting Cultures. Agenzia di ricerca non profit per l’arte contemporanea - Focus sul progetto Milano e oltre.
Un modello di progettazione indipendente ma integrata nel contesto istituzionale; un progetto basato sulla ricerca e sull’approccio multidisciplinare al tema del paesaggio e del territorio visti in chiave culturale e artistica; una proposta di intervento concreto sugli spazi urbani e residuali che spesso è scomodo indagare; ma, soprattutto, una riflessione sul ruolo attivo e unico che l’arte può giocare nella realtà, esprimendo liberamente il proprio potenziale metaforico e simbolico senza vincolarsi ad aspettative di carattere terapeutico o politico.
Ecco la specificità del percorso intrapreso dall’associazione culturale Connecting Cultures di Milano, fondata da Anna Detheridge nel 2001 e, da allora, impegnata nella definizione di una metodologia di lavoro che prevede la lettura aggiornata dei mutamenti ambientali e sociali in atto, senza rinunciare all’individuazione di prospettive teoriche e culturali a lungo termine. La connotazione sperimentale, in progress, di Connecting Cultres permette di convogliare, all’interno di ciascun lavoro, molteplici energie e di coinvolgere competenze sempre diverse nella scrittura e nell’articolazione dei diversi interventi. Questa dimensione di collegamento tra soggetti ed enti diversi conferma la scelta dell’associazione di costituirsi come un’agenzia di ricerca e ne ha fatto un punto di riferimento nel panorama dell’arte contemporanea in Italia. Se la matrice del programma è, infatti, decisamente curatoriale e indipendente, in ogni sua fase esso si arricchisce di collaborazioni, partnership istituzionali e private, contributi scientifici che ne ampliano l’orizzonte concettuale mediante la realizzazione di pubblicazioni, piattaforme di dialogo multimediali, occasioni di scambio e approfondimento che costituiscono una parte strutturale di ogni progetto, ponendosi come momenti di verifica del metodo di lavoro e della sua efficacia. Tra le tematiche su cui ruota la ricerca di CC un ruolo di primo piano è svolto dallo scambio interculturale, inteso come presupposto di uno sviluppo sostenibile e come condizione di crescita e di arricchimento per gli artisti stessi che vengono coinvolti nei progetti ideati e curati dall’associazione. In questa direzione si colloca la scelta di operare nel settore della formazione, mediante l’organizzazione di diversi workshop e seminari sui temi della mediazione culturale, o la creazione di un ring di Art places di tutto il mondo, nonché la recente collaborazione con la Fondazione Ismu all'istituzione di un premio nazionale per giovani artisti dal titolo esplicito: Arte, Patrimonio e Diritti Umani. Un altro elemento che ha contraddistinto nel corso di questi dieci anni il lavoro di Connecting Cultures è l’attenzione rivolta al complesso universo dell’Arte Pubblica, Relazionale o Community based, nell’ottica di un superamento delle mere definizioni in cui spesso tali elaborazioni si trovano intrappolate. A partire dalla ricerca svolta da Anna Detheridge con la mostra Arte pubblica in Italia. Lo spazio delle relazioni (realizzata nel 2003, presso la Fondazione Pistoletto), che introdusse in Italia l’indagine e il dibattito su queste forme d’arte, l’associazione si è posta come vettore di conoscenze, fulcro di una rete di saperi e di pratiche finalizzata alla revisione costante delle forme e dei significati ad esse connessi. Così la nozione stessa di spazio pubblico (come vedremo nell’intervista Anna Detheridge), si complica, nella riflessione di Connecting Cultures, evitando di appiattirsi nella dimensione di uno sfondo neutro, contesto amorfo dell’azione creativa o scenario ideale per l’avvio di forme (più o meno autentiche) di rivoluzione dello status quo ante. Lo spazio pubblico non si contrappone necessariamente allo spazio privato, come il buono al cattivo, o la categoria dell’aperto a quella di chiuso. Si tenta invece di comprendere la complessità di ogni luogo che, nell’intreccio tra dimensione pubblica e privata, si fa teatro di un intervento artistico e critico. A differenza di ciò che avviene nei programmi culturali di enti pubblici o privati che spesso legano gli interventi artistici al cosiddetto marketing territoriale, il percorso dell’associazione nei diversi contesti in cui ha operato (dal Valdarno, alle periferie milanesi) vede lo studio e l’analisi del territorio e del paesaggio come momento interno al progetto e costitutivo dell’esperienza di artisti e partecipanti. Il team di Connecting Cultures segue gli artisti nel loro incontro con il territorio, e li accompagna nelle diverse fasi di attuazione degli interventi, mantenendo un ruolo di coordinamento, stimolando un dialogo e un confronto tra i soggetti coinvolti a vari livelli, dalla curatela alla fruizione. L’indagine sulle esperienze di cittadinanza e sulle trasformazioni sociali in atto sono elementi di riflessione per gli artisti che operano in un contesto tutt’altro che neutro, ma ricco di storie e vicende collettive e individuali. L’incontro con il tema della città, nel caso di interventi come Imagining Parco Sud o Milano e oltre, si caratterizza dunque come la ricerca di uno sguardo molteplice, una cartografia complessa dei luoghi, che non profetizza ipotesi di miglioramento o di riconciliazione dell’individuo con la sfera collettiva, ma si nutre di apporti conoscitivi di diversa natura, nell’incontro tra arte e risorse locali. Così, ai progetti realizzati dagli artisti, si affiancano ipotesi di lavoro a lungo termine da effettuare nelle aree osservate, comprendendo tanto interventi di riqualifica, quanto operazioni legate all’immaginario e alla percezione dei diversi spazi. Accompagnare l’ideazione dell’intervento artistico (anche quello non di per sé “riqualificante”) con un’attenzione per i processi della produzione stessa dell’opera è un modo per avviare una riflessione anche sui fattori economici del territorio. Tale prospettiva multitasking chiama in causa la capacità di accendere la luce sulla realtà concreta degli spazi - per esempio le periferie urbane - su cui si agisce, per non cadere nella tentazione di un’analisi fredda che si poggi su un accumulo di saperi decodificabili soltanto dagli addetti ai lavori. Nel progetto Imagining Parco Sud l’attenzione alla natura prevalentemente agricola del parco è stata accompagnata dalla riflessione su altre componenti come la trasformazione del territorio ad opera dell’edilizia; la difficile integrazione tra città e campagna; le contraddizioni tra sfruttamento delle risorse ambientali e ricerca della dimensione estetica della natura. Attraverso un progetto costruito nel tempo, l’agenzia si è proposta come “mediatore tra un bisogno inespresso e un patrimonio potenziale”, immaginando un percorso che, partendo dal territorio, si rivolgesse ad esso, pur non eseguendo una richiesta esplicita. Connecting Cultures si pone, infatti, l’obiettivo di contribuire ad un modello di sviluppo sostenibile che, partendo dalle istanze reali del territorio e dal loro riconoscimento, possa evolvere anche in direzione di nuove prospettive di governance, costruendo una cultura alternativa tanto alla logica dell’urbanizzazione dissennata, quanto alle politiche di mera conservazione, prive di sbocchi futuri.
Oggi, dopo due anni di attività, possiamo tirare le fila anche di un progetto come Milano e oltre, nato dal bando Valorizzare la creatività giovanile in campo artistico e culturale indetto dalla Fondazione Cariplo nel 2009 per consentire ad artisti, organizzazioni non governative e non lucrative, di accedere a contributi economici da investire in interventi estetici sul territorio. Milano e oltre ha una struttura abbastanza semplice, basata essenzialmente sulla realizzazione di una serie di workshop che hanno consentito ad artisti la cui esperienza in ambito pubblico e relazionale è già affermata a livello internazionale, di confrontarsi con studenti di Belle Arti, videomaker, fotografi, designer, stilisti, architetti in formazione, da un lato, e con professionisti e docenti, dall’altro. Connecting Cultures, anche in questo caso, ha lavorato in termini di mediazione, curando e organizzando concretamente le diverse fasi di attuazione. Le attività di progetto sono state suddivise in quattro “cantieri creativi”, per i quattro quartieri periferici del capoluogo lombardo: Bovisa, Barona, Quarto Oggiaro e Bicocca che sono stati, pertanto, coinvolti a diversi livelli, in un esperimento di connessione creativa tra le giovani generazioni - sia ospiti, che residenti - e le realtà economiche presenti in ogni area. Un tessuto di piccole imprese che sono entrate a far parte del progetto al fine di promuovere nuove forme di committenza culturale e di mobilità sociale. Ognuno dei cantieri creativi era rivolto a dieci partecipanti selezionati nell’ambito di una open call seguita da una fase di autoselezione, mentre a guidare i workshop sono stati chiamati gli artisti Claudia Losi, Alberto Garutti, Stefano Boccalini e Alterazioni Video. Dal confronto e dall’esperienza condivisa con ciascuno di loro, i giovani partecipanti hanno tratto spunto per immaginare e strutturare una serie di progetti dedicati alla zona studiata e conosciuta anche tramite l’osservazione diretta, la ricerca sul campo, l’incontro con la popolazione. Il luogo virtuale che ha accolto questa mappatura dei quattro quartieri/laboratori è una piattaforma web, che richiama alcuni dei temi e dei meccanismi di interazione già presenti nel sito di Imagining Parco Sud. Il sito di Milano e oltre, infatti, oltre ad ospitare la descrizione del progetto generale e gli strumenti per aderire al programma formativo, è stato organizzato attorno ai singoli blog che raccontano l’evolversi dei cantieri creativi, attraverso gli interventi e le relazioni dei partecipanti. Un osservatorio multimediale, uno dei “luoghi” su cui fare confluire idee, progetti, materiali e mappe elaborati dagli studenti. Lo soazio web è individuato quindi come un altro luogo, un territorio fluido e aperto che disegna nuovi percorsi e mappe immaginarie o reali, oltre che come un documento, un archivio di immagini e progetti. La struttura del blog è inoltre particolarmente adatta al target di riferimento, ai giovani artisti che hanno modo di esporre i propri lavori in modo non convenzionale, mettendoli in circolo concretamente in una piattaforma virtuale che si basa sul confronto e che accoglie in modo orizzontale l’elaborazione di ciascuno. Alla fine dei quattro cantieri è stata prevista una mostra collettiva, a cura di Connecting Cultures, che, allestita negli spazi della Triennale, avrà lo scopo di raccogliere i lavori degli studenti: un’occasione per fare emergere i talenti dei giovani artisti coinvolti, ma anche per stimolare la consapevolezza del pubblico rispetto ad aspetti poco conosciuti delle realtà in cui vive. Un’ipotesi di intervento che si basa sulla convinzione che la natura e la fisionomia dei luoghi possano essere costruite e modificate, nel tempo, da comunità eterogenee, in modo fluido, prevedendoe usi molteplici e non stereotipati. Questo vale anche per l'arte e i suoi linguaggi, che devono ripensarsi ogni volta, ad ogni nuovo incontro.
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