"Museo diffuso", "arte contemporanea nel territorio", "paesaggio" e "interpretazione". Queste sono alcune delle espressioni più ricorrenti nelle diverse presentazioni per la stampa organizzate presso i Comuni di Capo d’Orlando, Ficarra, Enna e termini Imerese, da Palazzo Riso, Museo d’arte contemporanea della Sicilia, in occasione del progetto ETICO_F, curato da Daniela Bigi, con la collaborazione di Francesco Lucifora.
Espressioni che ritornano nei discorsi dei quattro sindaci coinvolti, i quali sottolineano con particolare enfasi la propria partecipazione gratuita ed entusiasta ad un progetto che si rivolge alle comunità che rappresentano, e che non si limita a portare grandi nomi dell’arte in piccole realtà della Sicilia, ma che punta innanzi tutto alla valorizzazione degli elementi specifici di tali contesti, alle loro caratteristiche e risorse storiche ed umane.
Espressioni che vengono maggiormente sviluppate dal direttore di Palazzo Riso, Sergio Alessandro e dalla curatrice del progetto, Daniela Bigi, perché possano risuonare come un segno forte di una diversa volontà, di una nuova direzione intrapresa da una istituzione culturale giovane e importante come il nuovo museo.
Approfondiamo allora maggiormente questi concetti. Museo diffuso è un nuovo modo di intendere l’Arte contemporanea? No, certamente in Sicilia sono sempre state molte le iniziative sul territorio che non facevano riferimento ad una sede centrale: non avendo interlocutori che lavorassero in tale direzione, le associazioni, i privati, le fondazioni hanno costituito proprio il tessuto diffuso di una pratica artistica e culturale che è stata spesso capace di leggere la realtà locale e raccontarla al di fuori del contesto regionale. Ciò che oggi questo progetto inaugura, anche a seguito di una rinnovata attenzione posta da Palazzo Riso proprio alle fondazioni e ai soggetti cui facevo riferimento, è appunto il coordinamento di iniziative territoriali, in un’organizzazione strutturata e attenta, che sceglie di porsi non come alternativa alle risorse diffuse, ma come punto di partenza di una diversa politica culturale.
Se ad una prima fase di questo percorso, il Museo Riso, si è accostato, tramite la collaborazione con alcuni dei più noti progetti sul territorio, dalla Fondazione Orestiadi, alla Fiumara d’Arte, oggi sembra agire, con il programma di residenze e gli interventi artistici di ETICO_F, in autonomia di progetto, ma puntando con determinazione sulla valorizzazione di realtà che meritano di essere scoperte e che hanno importantissime risorse da mettere in rete e da potenziare anche attraverso lo sguardo degli artisti e il contributo delle loro riflessioni.
Eccoci allora al secondo concetto: arte contemporanea nel territorio. Anche qui, nulla di nuovo, né di inventato, ma, finalmente, una giusta collocazione della committenza culturale pubblica, là dove ormai da tempo è stata posta in molte altre regioni d’Italia, e da molte altre istituzioni (pubbliche e private), ovvero nello spazio delle relazioni, nello spazio della ricerca dei significati culturali che il territorio sa esprimere. L’attenzione al patrimonio locale in termini di ricchezza, si chiama anche marketing territoriale, e rappresenta una forza determinante per una regione, come la Sicilia, che racchiude in sé storie infinite e grandi narrazioni, ma che ancora non è riuscita a tradurle in un linguaggio contemporaneo di ampio respiro.
L’arte contemporanea si rivolge ai contesti pubblici in vari modi e per diversi motivi, ma al di là della storia di "Public Art" e "Community Based Art" e di tutte le altre definizioni possibili, tenta oggi di accompagnare esperienze nuove di lettura e di interpretazione dei luoghi che esplora, mescolandosi alle dinamiche tipiche degli spazi in cui agisce, aprendo il contesto e l’azione alle contraddizioni più che alle certezze, schiudendo il nucleo di mondi ancora chiusi nel loro isolamento e tessendo fili di nuove connessioni.
L’ultimo concetto da approfondire resta quello di Paesaggio. Il paesaggio di cui parlano i Sindaci dei Comuni coinvolti da Etico_F è quello in cui loro sono immersi e che cercano di descrivere, provano a comunicare, a volte con la retorica che contraddistingue i discorsi dei politici, a volte con una nuova curiosità, che sembra rivolgersi agli artisti, quasi fossero dei possibili nuovi salvatori.
Il paesaggio che Daniela Bigi ci indica è un sottile equilibrio tra l’esperienza individuale e quella collettiva di una comunità, è un paesaggio fisico e antropico, è un terreno esperienziale, luogo di memorie che può essere abitato anche da noi, che per un’ora ci soffermiamo a cercarlo, o dagli artisti che vi risiedono per sentirlo e che può essere arricchito e ri-formulato attraverso una performance o un’installazione, un film che lo animi e ne restituisca sfaccettature molteplici. Il paesaggio è difficile da definire ma è là che gli artisti si muovono e ad esso ritorna ogni loro sollecitazione. Un paesaggio circolare a tutto tondo, come ci mostra la performance di Bartolini, in cui il canto di una donna che ruota su stessa si diffonde tutto intorno, tra montagne e valli, a 450 metri sul mare, nel cuore della Fortezza Carceraria di Ficarra. Al di là di ciò che ogni intervento sa raccontare, infatti, è esso stesso dentro un paesaggio che lo accoglie o lo respinge e da esso trae la sua essenza, come i lampioni che Hans Schabus ha visto e ci mostra, esposti, ricontestualizzati. Ma il paesaggio antropico è ancora più importante nel lavoro di Marinella Senatore e di Zafos Xagoraris, rispettivamente ad Enna e Termini Imerese; dove ad una popolazione intera è stata data l’opportunità di raccontarsi attraverso l’espediente cinematografico e la magica trovata di una sceneggiatura partecipata e non già scritta dall’autore; o dove il suono fa il suo ingresso per definire con delicatezza una dimensione intima e pubblica a tempo stesso, la lotta di un paese espressa da una sola piccola sua parte, i ragazzi di una palestra.
Palazzo Riso dunque si confronta con la diversità dei territori e si apre all’importante sfida di un’arte contemporanea che non si chiuda tra pareti Istituzionali senza capire che il pubblico dei musei in Sicilia forse non esiste o non è mai esistito e che va cercato, interessato, interpretato prima di tutto, nella sua identità. Se un museo dell’arte contemporanea saprà indagare quest’aspetto contraddittorio e importante della realtà in cui si muove, si porrà forse degli obiettivi di ricerca culturale e di attenta definizione del proprio pubblico, nell’ottica di un’azione che si innesti nel tessuto locale e vi inneschi dinamiche propulsive e coraggiose.
Dedicheremo Ad ETICO_F un approfondimento attraverso le interviste alla curatrice Daniela Bigi e agli artisti Marinella Senatore e Zafos Xagoraris.
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