Antonio Presti
Questione Oreto e gioco linguistico
In queste settimane si è sentito parlare molto dell’ultimo dei giganteschi progetti dell’imprenditore della bellezza più conosciuto in Sicilia: Antonio Presti. La redazione di Succo Acido è andata direttamente all’Atelier sul Mare a Castel di Tusa, per incontrarlo, per sapere di più di quest’uomo, ritenuto dai più un santone, un profeta, e da altri un imbroglione…
La redazione di Succo Acido è andata direttamente all’Atelier sul Mare a Castel di Tusa, per incontrarlo, per sapere di più di quest’uomo, ritenuto dai più un santone, un profeta, e da altri un imbroglione… a noi è sembrato decisamente carismatico, molto affascinante, ma soprattutto una persona molto persuasiva. Si è parlato tanto e per tanto tempo, poco dei progetti passati: Presti spiega con convinzione che con Fiumara d’arte (il museo all’aperto, per intenderci) “ormai ha chiuso”, e si mostrava talmente determinato nel non volerne parlare da lasciarci quasi delusi e, a dir la verità anche un po’ perplessi… perché, in fondo, solo con noi Presti non voleva vantarsi del suo parco della Fiumara? Perché con noi nessun discorso sulla bellezza? Sulla bellezza del progetto, la bellezza delle opere e la bruttezza delle amministrazioni locali? Poco importa perché Antonio era già pronto a spiegarci che “aveva ormai chiuso” con Fiumara perché la bellezza adesso doveva emigrare verso altri lidi, qualcuno in giro per la Sicilia aveva bisogno di lui… Librino per esempio. E adesso finalmente è anche il nostro turno, è l’ora in cui Presti sbarchi a Palermo. E il progetto di Antonio Presti sul fiume Oreto, Io sono il fiume Oreto dell’umanità, è realmente qualcosa di importante, studiato fin nei minimi particolari per coinvolgere e convincere tutti, gli intellettuali e gli operai, i bambini e i poeti. In effetti Presti ha saputo capire in questi anni, e questo è un enorme merito che gli riconosciamo, cosa la gente vuole, di cosa ha bisogno, e se lui la chiama Bellezza, probabilmente sa anche che ognuno ha la sua idea e soprattutto la sua esigenza di Bellezza… Il fine è nobile: ridare un fiume a Palermo e in tal modo ridare dignità a un’intera città; creare una valle piena di gigantesche opere d’arte. Le persone coinvolte sono migliaia e da tutto il mondo: si parte dai piccoli, e almeno 80 scuole dei quartieri più disastrati di Palermo sono state e saranno nuovamente coinvolte nel progetto, per arrivare ai grandi, l’elite intellettuale che non può non apprezzare partecipando a testa alta ad una mobilitazione socio-intellettuale di tale rilevanza.
Presti ha, diverse volte, fatto sì che i bambini delle scuole entrassero direttamente e da protagonisti nei suoi progetti; la sua preoccupazione, spiega nell’intervista, è quella di educare la nuova generazione ai nobili valori della bellezza, dell’amore per il proprio territorio, per la propria città, e ancora quella di insistere e lottare contro la mafia… tutto molto edificante, anche se un po’ megalomane, e soprattutto un po’ anacronistico in realtà come queste in cui potere mangiare ogni giorno è sempre più Bello che ammirare un’opera d’arte… In effetti, quando chiediamo a Presti come si pongono i bambini e le rispettive famiglie nell’affrontare queste delicatissime tematiche e problematiche, lui risponde con estrema saggezza: spiega che l’importante è comunicare nel loro stesso linguaggio, interagire con la loro dimensione socio-culturale. In realtà, continua Antonio, sarebbe assolutamente fallimentare battersi in certi contesti sociali propugnando direttamente il valore della lotta contro la mafia, perché la risposta potrebbe essere un netto e rigido rifiuto. Il fine è l’integrazione e l’attenzione di questa grande fetta della popolazione verso problemi con cui essa, in prima istanza, convive ogni giorno, e non deve essere cosa facile… ma in ogni caso il progetto del “Parco dell’Oreto” è già in atto, e allora sarà giusto con le buone o con le cattive che prendano coscienza di ciò che sta cambiando (cambiando?). Presti ci prova con le buone, è molto entusiasta, è convinto che la gente possa iniziare a pensare alla propria realtà come qualcosa di bello. L’Oreto? Un parco meraviglioso di cui godere appieno: una valle piena di fiori che potrà accogliere nel suo ventre imponenti installazioni e sculture di noti artisti contemporanei, e col tempo anche il primo vero museo d’arte contemporanea in Sicilia. Il suo imperativo ormai è abbastanza chiaro: “il valore estetico può guidare la trasformazione sociale”. Noi glielo auguriamo di tutto cuore, anche se all’estetica preferiamo, per una nostra e singolarissima educazione e convinzione culturale, il contenuto.
Presti si è rivolto, come dicevamo, anche alla classe intellettuale, cercando di svegliare le loro coscienze sopite. E quale miglior modo per destarli se non creare una manifestazione culturale cui far partecipare grandi nomi del panorama nazionale e internazionale? Il grand tour della poesia ha accolto, lo scorso 25 Gennaio, i poeti Elio Pecora, Luciano Erba, Jolanda Insana e Marcia Theophilo e l’iniziativa verrà riproposta con la cadenza di una volta al mese.
Già in questi anni l’associazione Fiumara d’Arte ha organizzato una serie di eventi in Sicilia, come quello svoltosi tra il gennaio e giugno 2004. Nove scrittori di grandissima notorietà, nove come le province siciliane, sono approdati fino al Sud dell’Italia, per occuparsi attraverso la scrittura dei problemi principali che affliggono da sempre ognuna di queste città. E già nella primavera scorsa a Palermo si ricominciava a parlare dell’Oreto, ma questa volta, a studiare e ragionare su questa piaga, era Jonatan Coe, uno scrittore (brillante) anglosassone che in due settimane avrebbe dovuto comprendere ed elaborare tale problematica. La cosa in realtà appare impossibile anche per il siciliano stesso che con la questione Oreto ci convive da sempre… il reale problema infatti, e questo è risaputo, non è sicuramente un fiume ridotto a fogna da bonificare, ma un fiume che dal secondo dopoguerra costituisce la fogna simbolica e reale della città.
Gli incontri svoltisi presso la facoltà di architettura, (che già dall’anno scorso promuove corsi per pianificare, orientare e guidare l'evoluzione del territorio dell’Oreto) hanno raccolto il consenso e l’attenzione di quell’elite locale di professionisti e persone di cultura che si sono strette ad Prestim per sostenere la causa di un museo all’aperto che faccia da motore per il rinnovamento e la bonifica di un’area cospicua della città.
È importante, diciamo noi, sottolineare l’astuzia di tale progetto, perché esso soddisfa tutte le aspettative di una realtà culturale e sociale così diversa ed eterogenea com’è quella siciliana. Alle fasce più povere della popolazione, che vivono la condizione del disagio, si arriva attraverso un’azione capillare svolta scuola per scuola, casa per casa. In effetti si tratta di attori sociali difficilmente coinvolgibili nelle lotte culturali e come in questo caso anche ambientali. Al contrario, gli ambienti elitari della cultura accademica o dell’associazionismo politico, vengono attirati da manifestazioni culturali ad alta risonanza e visibilità. È questa classe a dichiarare spesso un impegno civile che poco riesce a tradursi in un manifesto di prassi concreta.
Presti cerca di ottenere una felice risposta attraverso l’arte per ottenere la bonifica dell’Oreto e per fortuna trova già una corrispondenza nella delibera d’attuazione del progetto “Parco dell’oreto” ad opera della Regione Sicilia e del presidente Totò Cuffaro.
Nella sezione rassegna stampa del sito ufficiale che raccoglie la documentazione delle iniziative di Antonio Presti leggiamo che già nel 2004 la regione crea un accordo con i comuni, e si impegna a stanziare i primi finanziamenti.
Proprio nel corso di un forum di "Cronaca in classe" l'assessore comunale al Territorio, Giovanni Avanti, aveva annunciato lo studio di fattibilità per il Parco della Valle dell'Oreto. E ieri mattina, nel corso di una conferenza di servizi convocata dal presidente della Regione, Totò Cuffaro, è stata decisa l'istituzione del Parco. Il risanamento della qualità delle acque, la bonifica degli argini sono gli obiettivi. Su richiesta dei tre Comuni interessati, Palermo, Altavilla, Monreale riuniti in consorzio, il presidente Cuffaro si è impegnato ad apportare una modifica alla legge regionale sui parchi "che contempli - ha spiegato Avanti - la possibilità che sia il consorzio dei comuni a gestire il parco". Apprezzamento dell'assessore regionale al Territorio, Mario Parlavecchio: "approvo l'istituzione di nuovi parchi, a condizione che avvengano secondo le normali procedure riservate alle aree di parco". Per l'Oreto la Regione dovrebbe trovare 150 milioni tra le pieghe del Por, cioè del programma di fondi comunitari a sostegno della Sicilia.
E nel sito il giornale dei parchi è precisato ancora meglio
… La Regione Sicilia ha avviato le procedure per l'istituzione del ''Parco dell'Oreto'', il cui progetto complessivo rientra nelle scelte strategiche in materia di tutela ambientale e naturalistica dal governo presieduto da Salvatore Cuffaro. Il risanamento della qualita' delle acque, la bonifica degli argini, il ripristino delle condizioni naturalistiche.ottimali e la fruizione eco-compatibile del fiume Oreto sono stati difatti al centro della conferenza di servizio convocata dal presidente della Regione Sicilia con i rappresentanti dei Comuni di Palermo, Altofonte e Monreale, dell'assessorato ai lavori Pubblici e Ambiente e del nucleo di valutazione investimenti pubblici della Regione Sicilia. Su richiesta dei tre comuni interessati, Palermo, Altavilla, Monreale riuniti in consorzio, il presidente Cuffaro si e' impegnato ad apportare una modifica alla legge regionale sui parchi che contempli la possibilita' che sia il consorzio dei comuni a gestire il parco.
Successivamente il progetto arriva ad una definizione con concrete ipotesi di stanziamenti
…Nel corso di un convegno dedicato all'Oreto, che si è svolto ai Cantieri culturali alla Zisa, i comuni di Palermo, Altofonte e Monreale hanno siglato un protocollo di intesa che stabilisce l'iter che ciascuna amministrazione dovrà seguire per la realizzazione del parco.
Costo dello studio oltre 770 mila euro, finanziati al 50 per cento dal Cipe, l'altro 50 per cento con fondi regionali. All'incontro erano presenti, tra gli altri, i sindaci di Palermo, Altofonte e Monreale, Diego Cammarata, Salvino Caputo e Salvatore Corsale, l'assessore ai Parchi e riserve del Comune di Palermo Giovanni Avanti, gli esperti di Ecosfera e Cras che, in collaborazione con il Wwf, hanno compiuto lo studio di fattibilità per la realizzazione del parco e docenti universitari.
«Accolgo con soddisfazione - ha detto Diego Cammarata - lo studio di fattibilità di un parco su una zona per anni maltrattata e considerata una discarica a cielo aperto, è doveroso procedere ad una riqualificazione urbanistica e d'immagine del fiume Oreto. Un ulteriore conferma dell'impegno profuso dall'amministrazione comunale sull'ambiente e sul recupero del territorio» …… La realizzazione del parco costerà circa trecento milioni di euro reperiti da fondi comunitari, nazionali e regionali.
Anche la facoltà di architettura collabora a questo processo attraverso l’istituzione di un corso accademico.
Obiettivo specifico del corso per l'anno accademico 2004/05 è quello di fornire un quadro teorico, metodologico e problematico relativo alle politiche, agli attori, ai caratteri ed agli strumenti di pianificazione capaci di agire nei confronti del potenziamento della dimensione culturale dello sviluppo.
Il Corso prende avvio dalla conoscenza storica dei problemi, dalla interpretazione delle risorse e dall'uso esperto della creatività, perseguendo la finalità di fornire agli studenti alcuni principi fondamentali per pianificare, orientare e guidare l'evoluzione del territorio ed alcune linee di indirizzo per il governo ecologicamente, socialmente, culturalmente ed economicamente sostenibile delle trasformazioni territoriali.
http://www.unipa.it/~mcarta/PT_05/corso_PT05.html
Dunque già dal 2004 esiste un progetto che potrebbe essere collegato con le proposte di rivalutazione dell’area portate avanti oggi da tutta la combriccola.
Sembra allora un periodo favorevole per Antonio Presti, il quale ha visto sposare, cosa che in passato non era mai stato così facile per lui, il progetto, Io sono il fiume Oreto dell’umanità, il suo progetto di bellezza, con il piano attuativo del parco dell’Oreto già approvato dalla Regione. (e finanziamento fiumara)
La collaborazione politica, in questa fase difficile dell’elaborazione del suo piano, è dunque fondamentale per la riuscita del museo.
Per questo l’associazione fiumara d’arte ha stipulato accordi precisi con i comuni di competenza, come possiamo leggere
…L’impegno dell’Associazione Fiumara d’Arte di voler dare un nuovo volto e una nuova identità al fiume Oreto,con l’attivazione del progetto Io sono il fiume Oreto
dell’umanità, trova riscontro quale proposta contemporanea nella politica di valorizzazione
e promozione del territorio portata avanti dal Comune di Altofonte, anche attraverso gli atti
amministrativi per l’istituzione del Parco dell’Oreto, avviati in collaborazione con i comuni
di Palermo e Monreale, e nel tema della renovatio urbis che affronta la Facoltà di
Architettura dell’Università degli Studi di Palermo.
Considerando quindi la comune volontà di salvaguardare e valorizzare il territorio
della valle dell’Oreto e di riscoprire la sua identità attraverso la ricerca di linguaggi artistici
ed architettonici appropriati, si intende stipulare un protocollo di collaborazione per la
messa in opera e la promozione di un museo a cielo aperto sul luogo.
L’Associazione Fiumara d’Arte intende donare un parco di sculture monumentali a
firma di artisti internazionali da realizzare nel territorio del fiume Oreto. In tal senso
l’Associazione ha già concordato un protocollo di collaborazione con la Facoltà di
Architettura di Palermo, che ha il compito di dialogare con le Amministrazioni e le
Istituzioni per la ricerca di aree idonee e studi di fattibilità.
Succo Acido intende ancora occuparsi della questione Oreto. D’altra parte ci sembra realmente interessante vedere come per la prima volta in Sicilia politici di destra e di sinistra, intellettuali di ogni nazione, e la pigra popolazione isolana (isolata) sposino di comune accordo un progetto così grande e così difficile che da anni affligge senza soluzioni la faccia triste di Palermo.
Un gioco linguistico.
Con il testo che segue si cerca di proporre, di volta in volta, a curatori e artisti una modalità critica e una chiave di lettura del loro lavoro nella società. I risultati raccolti verranno pubblicati al termine del ciclo di interviste sull’arte pubblica e daranno vita ad ulteriori sviluppi e approfondimenti.
Organizzare, determinare, stimolare, modificare, riempire, riattivare, attraversare, scoprire, apprendere: ciascuno di questi verbi transitivi indica un’azione che può essere svolta dall’artista contemporaneo. Ad ognuno di essi potremmo far seguire l’ oggetto /la vita della gente/ e costituire, in tal modo, differenti opzioni di interazione: gli stessi di cui il soggetto creativo dispone quando si pone a confronto con un contesto pubblico. In questo gioco si può costruire una frase secondo cui, per esempio, la volontà dell’artista sia quella di “organizzare la vita della gente”, e tale affermazione potrà essere seguita dalle motivazioni profonde che l’attore di tale, particolare, caso di interazione ha elaborato nel corso di lunghe riflessioni. Possiamo tentare l’esperimento con verbi differenti e ottenere, di volta in volta, modelli svariati di dialogo e scambio tra artista e pubblico. Può trattarsi di un gioco linguistico, ma possiede implicazioni di senso incredibilmente illuminanti.
La vita della gente è senz’altro il primo obiettivo da raggiungere nell’ottica di un fare arte che intenda innestarsi su di un territorio popolato e variamente abitato. La parola abitare, a questo punto, entra in gioco con la sua complessità. Essa possiede diversi significati: può implicare un domicilio, oppure una residenza; può rappresentare una condizione esistenziale, un legame che salda l’individuo al luogo in cui vive; può costituire un’esperienza saltuaria.
Anche in questo caso, ciascuno degli esempi proposti apre molteplici altre strade interpretative connesse alle sfaccettature che differenziano, ad esempio, un tipo di legame con il territorio veicolato dalla famiglia (e quindi dall’appartenenza), da una forma diversa di vincolo legata alla professione svolta. Si torna così allo scopo di questo esperimento linguistico. Come suggeriva Gianni Rodari quando proponeva la tecnica del binomio fantastico per l’elaborazione del plot delle fiabe, cominciare dall’accostamento di parole può essere, spesso, un buon metodo per far scaturire le storie. Proprio di storie, infatti, stiamo parlando, nel momento in cui tentiamo una critica delle pratiche di intervento dell’artista nei contesti pubblici /abitati/. Ogni volta che l’arte si costituisce come una forma d’approccio al territorio, alla popolazione e, di conseguenza, alla condizione sociale e culturale del luogo su cui sceglie di agire, si realizzano le condizioni per lo sviluppo della storia.
Ci è utile, dunque, rintracciare le strutture che, a partire dal livello linguistico, sottendono quelle dinamiche di relazione messe in atto dall’arte in contesti determinati e vivi. Identificando la zona critica della riflessione sulle pratiche artistiche rivolte al pubblico nelle diverse articolazioni di senso che il concetto stesso di abitare comporta, potremo accostarci con maggior attenzione ai modelli che la contemporaneità ha elaborato in Europa e in Italia. Public Art, Site Specific Art, pratiche di condivisione, si presentano oggi in un prisma di varianti e declinazioni locali interessanti e ricche di dati da analizzare e verificare.
Ogni volta che ci si accosta al contesto particolare di ogni singolo progetto si assiste alla messa in atto di alcune delle numerose potenzialità di intervento sul territorio. Dico alcune perché nella maggior parte dei casi i progetti prevedono una gamma troppo ampia di operazioni da sviluppare sul luogo d’azione, insieme alle persone che lo abitano e agli artisti che si cimentano nel ruolo di mediatori sociali creativi. L’incipit di ogni progetto si confronta (e ne è condizionato) più con il bisogno di giustificare le richieste di finanziamento che con le diverse versioni dell’abitare che segnano e disegnano uno spazio urbano o extraurbano. Rimane, spesso, un dislivello incolmabile tra le istanze dei cittadini, abitanti, e l’applicazione dei progetti poiché, al momento della realizzazione, possono mutare le condizioni abitative o le opinioni della gente del posto. Mettiamo il dito nella piaga di una fase molto delicata dell’elaborazione dei piani di intervento artistici e urbanistici. Del resto, in molti casi, i progetti che coinvolgono gli artisti nelle dinamiche sociali di un paese o di una città, sono ambientati in realtà complesse come le periferie urbane degradate, o i piccoli centri rurali in cui l’arrivo dell’arte contemporanea è accolto con ostentata difficoltà.
L’intervista che Succoacido oggi realizza è rivolta ad un personaggio che si confronta proprio con una di queste dure e polimorfe realtà: la Sicilia.
Antonio Presti è, infatti, un uomo che da … anni, si confronta con diversi contesti siciliani: la provincia di Palermo, da cui tutta la sua storia di committente e imprenditore dell’arte è cominciata, la provincia di Catania, dove oggi svolge ancora la sua attività nei piccoli paesi etnei e nel quartiere periferico catanese Librino.
Ci interessa, proprio per questo, dialogare con lui sulle tematiche relative all’abitare invitandolo a tentare il gioco proposto al principio calandolo nella propria scelta d’intervento pubblico.
SA: Cosa comporta per la /vita della gente/, la coesistenza di arte contemporanea e problematiche sociali?
Presti: È importante che le persone vengano coinvolte dal progetto e che ne siano protagoniste.
L’azione che svolgo a Librino, per esempio si basa su questo: cerco di creare contatti tra gli individui che vivono il quartiere, incontrandoli personalmente e creando occasioni di incontro tra loro e gli artisti che invito.
L’arte così entra in ogni casa, l’artista che parla di bellezza, non fa altro che comunicare, facendolo scaturire, il bisogno di bellezza che ogni cittadino porta dentro di sé. L’arte contemporanea deve essere agita dai cittadini e deve costituire la possibilità di riscatto sociale per coloro che oggi, nelle periferie delle nostre città, vengono considerati soltanto dei voti da comprare.
SA: Qual è il verbo che sceglie Antonio Presti per indicare la propria azione nei confronti di tale oggetto problematico e, insieme, importantissimo?
Presti: Il verbo che scelgo io è /rispettare/. Credo però che non sia necessario approcciarsi alla questione attraverso l’uso di verbi transitivi, che comportano l’azione su di un oggetto, suggerisco che il verbo, in sé, inteso come la parola, vada messo in circuito nei contesti sociali particolari come Librino.
Il verbo è portatore di bellezza.
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