Cosa può succedere dall'incontro di due fratelli gemelli Italiani cresciuti in Canada, freschi freschi di laurea conseguita dopo aver studiato musica jazz a Boston, Amedeo e Simone Pace, e due studentesse d'arte giapponesi, Kazu Makino e Maki Takahash (che presto lascerà il gruppo), a New York nel 1993? Che i quattro ragazzi formino una indie-noise band, che la chiamino come una canzone dei DNA, che un famoso batterista underground, Steve Shelley li noti e produca, che per la sua etichetta, la Smells Like, registrino due album, "Blonde Redhead" e "La mia vita violenta", per poi passare alla Touch & Go e sfornare tre dischi a fianco di gente come Mr. Guy Picciotto, "Fake can be just as good", "In an expression of the inexpressible" e "Melody of certain damage lemons"...wow!!! Abbiamo scambiato due parole con Amedeo, chitarra e voce dei BRH...
N: Fin dai primi dischi ho notato in voi (e non credo di essere l'unico) una certa tendenza alla melodia e alle atmosfere tipiche della musica cantautoriale, tendenza che dopo una virata più noise e sperimentale sembra essere riapparsa in maniera evidente nel vostro ultimo lavoro (vedi la cover di Serge Gainsbourg e la maggiore evidenza delle voci). Qual è il vostro rapporto con il cantautorato e quanto influisce nella vostra musica?
S: E' un'influenza che certamente abbiamo anche se in maniera del tutto inconscia, per noi è del tutto naturale riferirci anche ad un contesto apparentemente lontano come quello del cantautorato. Penso piuttosto che, per quello che dici riguardo alla voce e le melodie, siamo arrivati ad un punto in cui dobbiamo affinare i pezzi meno di prima. Se prima il percorso creativo di una canzone era più lungo e ci voleva più tempo perché ciò che suonavamo raggiungesse la "sua" forma (con le mani accenna una piramide e all'apice fa corrispondere il concetto di "sua" forma), adesso è tutto più immediato, più diretto, probabilmente siamo cresciuti e la nostra musica è più naturale.
N: Domanda gossip: l'estate scorsa siete stati in tournee in america con i Red Hot Chili Peppers, suonando in posti inusuali per voi e di fronte ad un pubblico diverso dal vostro. Com'è stato?
S: Bellissimo, sapevamo che non sarebbe stato come in altre occasioni, che il pubblico che ci vedeva non veniva per noi ma per un gruppo ben diverso ed eravamo preparati a reazioni differenti, abbiamo suonato i nostri pezzi e basta, senza porci troppi problemi.
N: E come ha reagito il pubblico?
S: Beh, a volte siamo piaciuti, altre ci hanno mandati quasi affanculo. Ma a noi andava bene comunque: quello che vogliamo è suscitare una reazione, non essere indifferenti, il resto non ci interessa. E' stato bello anche quando ci hanno fischiati.
A: Mi indicheresti dei gruppi che stanno crescendo? ne conosci di Europei?
S: Due settimane fà siamo stati in Islanda ed abbiamo suonato con i Sigur Ross, è stato molto bello. E' uno dei gruppi che ho sentito dal vivo ultimamente e che ho molto apprezzato. Esiste un altro gruppo dal nome "The Shins" con i quali abbiamo suonato qualche tempo fa, ne ero rimasto molto entusiasta...
A: Per tornare alla musica..BRH sul palco sono un trio, nella dimensione off-stage c'è qualcuno che ha avuto, o ha, un peso determinante nel vostro lavoro?
S: Purtroppo no. Tante volte sentiamo il bisogno di avere qualcuno che ci possa consigliare, proporre, suggerire, ma è difficile quasi impossibile; forse quanto trovare un nuovo amico del cuore.
A: Cosa fanno i Blonde Redhead quando non sono in sala di incisione o in tour? Ci sono dei progetti in vista?
S: La maggior parte del tempo facciamo le prove. Durante un tour ci si rende conto di quello che si vorrebbe esprimere ma non si riesce e dei difetti che tutti noi abbiamo. Scrivere nuovi pezzi fa parte della nostra vita newyorkese; da un disco all'altro si cerca di crescere come musicisti, compositori e persone. Poco tempo rimane per intraprendere altre attività, la nostra vita è per ora ancora molto dedicata alla nostra musica.
M: Due parole sulla costruzione dei brani e dei testi...come funziona in genere?
S: Non so davvero...a volte dopo le prove mi sento depresso perché non è andata bene; è proprio in quei casi che, tornati a casa, risentendo le prove registrate capiamo qualcosa, scopriamo un nuovo brano. Nei testi parliamo di cose molto intime, che ci riguardano. Io scrivo i miei, Kazu i suoi: in entrambe i casi nascono indipendentemente dalla musica con la quale si incontrano solo in un secondo momento.
A: Com'è l'america? Com'è l'atmosfera culturale anche rispetto a quello che voi avete potuto vedere e respirare in Europa?
S: L'America cambia da città in città, è enorme e solo ora cominciamo ad avere un'idea di quanto lo sia. Come in tutto il mondo dipende da come si vive e da che tipo di esperienze si fanno, la cultura è diversa da quella Europea, tutto sommato è un paese ancora giovane, indietro in molte cose. Il nostro pubblico però ha sempre un aspetto e un comportamento maturo e cresciuto, forse dovuto a un distacco prematuro dalla famiglia. I giovani come penso in ogni paese, devono fare degli sforzi per uscire da quello che è stato prestabilito dai genitori o dai vicini. Ci vuole coraggio e volontà , questo è sempre stato molto incoraggiante ed importante per noi; nonostante seguiamo una vena di normalità, quello che facciamo è per molti considerato sconsigliabile o pura pazzia.
A: Dicevi che il pubblico dei BRH ha sempre un aspetto ed un comportamento maturo forse dovuto ad un distacco prematuro dalla famiglia; un aspetto della cultura italiana è questo essere sempre in un certo senso parte di una famiglia, in ultima istanza la comunità stessa. Cosa ne pensi e quali sono le tradizioni e il background dei BRH?
S: Fra tutti e tre non saprei dove e come cominciare. Le domande sul passato sono forse le più curiose in una conversazione, ma anche delicate riservate ed intime. Spesso e volentieri le evitiamo, comunque è curioso vedere quanto sia desiderato da un ascoltatore sapere come e quando ci siamo conosciuti, quando per noi quell'attimo è stato veramente solo un attimo. E' spesso difficile parlare del passato e tornare a riflettere su delle cose trascorse e vecchie...forse in altre professioni non è un'esigenza come lo è nella nostra.
M: A chi vi ama e a chi non vi conosce cosa vorreste dire?
S: Ai primi che per noi la musica è la felicità, condividerla con gli altri ci da sempre grande gioia; ai secondi auguro di trovare un po di coraggio per provare ad ascoltare una musica per loro nuova.
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