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Music - Musicians - Interview | by Emanuele Calì in Music - Musicians on 13/04/2011 - Comments (0)

 
 
 
Stearica

“Non siamo assolutamente esterofili e non ci interessa esserlo piuttosto, in un paese poco curioso e dormiente come il nostro, i nostri suoni sembrano essere troppo rischiosi. Non siamo così convenzionali da rientrare in qualsivoglia giro costruito da questo o quello e così continuiamo a raccogliere perlopiù solo fuori dal nostro paese. È fantastico uscire su The Wire e NME o suonare un paio di volte all’anno a Londra, Parigi o Madrid, ma ci chiediamo perché qui non ci sia voglia di guardare un po’ oltre.”

 
 

Un intenso botta e risposta con Francesco, chitarrista degli Stearica, che con il loro ultimo lavoro Stearica Invade Acid Mothers Temple creano un continuum con l’ottimo album d’esordio Oltre ed evolvono il proprio linguaggio influenzandosi con gli artisti giapponesi. Un’intervista a 360 gradi agli artisti torinesi reduci da questo lavoro “improvvisato” con dei grandi dell’experimental/psychedelic/noise rock made in Japan, generato da un tour definito da entrambe le parti come la migliore esperienza avuta sino a quel momento. Un album che ti lascia col fiato sospeso e che contiene migliaia di contaminazioni, una bella botta agli organi interni, di sicuro qualcosa che si ascolta raramente, soprattutto per la scelta delle sonorità e per la potenza delle melodie, con echi assordanti e una completa fusione musicale tra occidente ed oriente, tutta terrestre s’intende, perché è molto probabile che dopo l’ascolto ci si senta in un altro pianeta. In ogni caso, come ci dice la vocina che ci introduce al lavoro, in “Vulture chiama Fujiyama”, i sensi si acuiscono e si ha la sensazione di entrare in un’altra dimensione...

SA: Ascoltando il vostro primo lavoro Oltre mi arrivano diversi echi (sento Astronomy Domine dei Pink Floyd che si mischia a ritmi tribali e a distorsioni drum’n’bass ed un rullante che picchia frequentemente si presta ad incursioni del miglior prog), ma la cosa migliore è la sensazione che sia davvero una prima volta! Ed ho preso non a caso il riferimento astronomico, perché immediatamente si viene catapultati nella vostra dimensione. Ma chi meglio di voi stessi può descrivervi: gli Stearica parlino degli Stearica, ovvero, come prodotto artistico, cosa siete, cosa volete essere, cosa volete comunicare?

ST: Per un gruppo che vive e compone la propria musica in maniera totalmente spontanea come noi, è bellissimo sentir parlare di una dimensione STEARICA, grazie! Suoniamo insieme dal ‘97, un secolo fa possiamo dire (!) e quasi da subito abbiamo basato la gestazione dei nostri pezzi soprattutto sull’improvvisazione. Oggi forse possiamo affrontare tranquillamente la parola “prodotto” - per usare una tua espressione - nel senso che abbiamo consapevolezza di come tradurre e rendere la nostra musica, di come “produrla” in studio e quest’ultimo nostro disco registrato con gli Acid Mothers Temple nel corso di una jam session, è un po’ la dimostrazione di cosa intendo. Quanto a cosa vogliamo essere o comunicare, penso che l’unica maniera per avvicinarsi a noi sia semplicemente ascoltandoci... non è un caso se siamo una band strumentale, penso sia meglio sentirci suonare che lasciarci raccontare!

SA: Stearica invade Acid Mothers Temple. Il titolo sembra quasi una Marketta, perché si parla di mostri sacri dello psychedelic & experimental rock, invece la storia che ci sta dietro è molto affascinante... Raccontacela:
ST: Una Marketta? Attenzione giovanotto perché potrebbe raggiungerti la Yakuza! Il titolo è nato nel corso di una chiacchierata delirante tra me e Makoto, ce la ghignavamo nel pensare a come chiamare l’album (che peraltro allora non esisteva come tale perché dovevo ancora mixare e produrre il tutto) e poi non so chi dei due abbia cominciato a parlare di invasioni! A quel punto pensavamo al fatto che non volevamo una copertina o un retro ed è nata l’idea di tradurre il titolo in ambedue le rispettive lingue e realizzare due diverse copertine, o se preferisci due retro! Invade va letto in italiano mentre non ti saprei ben trascrivere la parola giapponese… fidati sulla parola! Quanto alla storia è abbastanza semplice, nel 2008 noi e gli Acid abbiamo condiviso 32 concerti in Europa e negli ultimi giorni cominciò a solleticarci l’idea di lasciare una testimonianza per ricordare quello che entrambi ritenevamo essere il miglior tour secondo le rispettive esperienze. A quel punto non ci restava che trovare un posto dove poter registrare una jam session (niente di meglio vista l’attitudine dei due gruppi!) e Lorenzo Monti ci portò nell’ex studio sopra Ortosonico, ossia una serie di stanze vuote ed una cucina all’interno di un vecchio cascinale situato nel mezzo delle campagne del Pavese. Dopo 3 ore e mezzo di improvvisazioni/invasioni, abbiamo lasciato gli strumenti per imbracciar le forchette e goderci una splendida cena cucinata dal nostro amico e driver Koppa! Poi a distanza di quasi due anni, in vista di un nuovo tour europeo che gli Acid ci proposero di bissare, riascoltai tutto quel materiale e lo trasformai personalmente nell’album che hai ascoltato e che spero verrà ascoltato da tutti i vostri lettori.

SA: A questo punto pare ovvio che ci devi raccontare qualche aneddoto. Qualcosa che ti piace ricordare e magari che sia anche vietato ai minori. E non solo su questo incontro ma sulla vostra storia in generale.
ST: Dato che ti rispondo mentre sono in balia dei soliti mali di stagione, mi sento trasgressivo quanto Don Matteo... insomma gli aneddoti da censura son troppo movimentati ora che sono in overdose da propoli! Piuttosto, vista l’ora, mi piace raccontarti di una sera a Colonia quando avevamo un giorno off e decidemmo di dedicarci alle rispettive cucine... certo, tenendo conto degli ingredienti italo - nipponici che potevamo trovare nella Cermania del nord! Comunque quella sera ci siamo divertiti tantissimo, gli uni ammirando la maestria culinaria degli altri ed anche quello è stato un momento di invasione reciproco. All’interno dell’album ritrovi il brano Noodles + Peperoncino che celebra proprio quella sera.

SA: Questa megaesperienza genererà un tour? Perché adesso ci saranno un bel po’ di fan che vi attendono con la bava alla bocca...
ST: In realtà noi sette abbiamo già suonato oltre una cinquantina di date insieme, togliendoci molte soddisfazioni come la mitica jam di Parigi al festival Villette Sonique... c’erano 3500 persone quella notte al Parc de La Villette ed è stata un po’ come una festa per suggellare la nostra amicizia e collaborazione. Per il momento i rispettivi percorsi continueranno per le rispettive strade, anche se sicuramente c’è ancora tanta voglia di rivederci e fare altre cose insieme, ma forse non nel futuro più immediato.

SA: Quali sono i tuoi sentimenti legati alla tua patria, l’Italia? Parlami un po’ del nostro ridente paese.
ST: Di ridente in Italia rischiamo che rimangano solo le gentildonne ingrassate dal nostro Premier. Io amo una buona parte di questo paese, una buona parte della sua storia e delle persone che (ancora) ci vivono. Tuttavia mi basta riguardare un film come I Sette Fratelli Cervi per avere la certezza che gli Italiani sono un popolo di recidivi. Quel film girato nel ‘68, è ambientato durante il Ventennio e rappresentava il punto di vista di chi non era allineato col regime e, man mano che il film scorre, si scopre che sempre meno erano le persone che credevano nel fascismo, ma tutte restavano silenti, atrofizzate, non solo dalla paura. Gian Maria Volonté ad un certo punto recita che “gli Italiani dormono”, questa frase mi batte nel cranio da quando ho visto quel film, mi ha acceso con semplicità la lampadina su quanto ho iniziato a pensare anch’io riguardo al nostro popolo da quando ho raggiunto consapevolezza ed un minimo di senso critico. Nella musica, come in qualunque altro ambito della vita di questo paese, gli Italiani dormono e nel frattempo c’è chi ci cala le braghe e apparecchia serenamente tra le nostre natiche.

SA: E il vostro rapporto con la Sicilia? Ci avete mai suonato? Avete progetti in merito?
ST: Io personalmente amo la Sicilia, pensa che appena maggiorenni, io e Luca - il bassista STEARICA - la esplorammo in lungo e in largo per oltre un mese e scoprimmo l’ospitalità sincera degli abitanti e le meraviglie che offre la tua terra! Non ci abbiamo mai suonato purtroppo, come purtroppo non suoniamo pressoché mai in Italia. Faccio bruciare sul nascere qualunque dubbio: non siamo assolutamente esterofili e non ci interessa esserlo piuttosto, per tornare a quanto dicevo poco fa, in un paese poco curioso e dormiente come il nostro, i nostri suoni sembrano essere troppo rischiosi. Non siamo così convenzionali da rientrare in qualsivoglia giro costruito da questo o quello e così continuiamo a raccogliere perlopiù solo fuori dal nostro paese. È fantastico uscire su The Wire e NME o suonare un paio di volte all’anno a Londra, Parigi o Madrid, ma ci chiediamo perché qui non ci sia voglia di guardare un po’ oltre. Sembra supponente detto da me che suono nella band, ma credimi non penso solo a noi nel fare questo discorso, c’è un mondo di espressioni creative meravigliose che, però, si nutrono spesso solo del piacere di chi le concepisce e non riescono a passare il muro di certi media, per poi arrivare alle persone. Ovviamente sappiamo che questo discorso non riguarda chi si informa attraverso un canale come SuccoAcido, ma sappiamo che la maggioranza, la folla, la massa guardano la De Filippi e gli altri bracci armati di questa cultura facile e non credo che tutto questo sia un disastro contro cui non si possa fare niente. Non lo credo per esperienza, perché quando all’estero un gruppo come noi suona in posti costruiti dalla politica, posti sovvenzionati che fanno numeri e si sostentano del loro fare cultura, allora hai la conferma che la Cultura, in tutte le sue forme, può emozionare e far sopravvivere chi lavora per renderla Alta.

SA: Dopo Oltre arriva Stearica invade Acid Mothers Temple... siete senza dubbio rusciti nell’intento! Parlami del rapporto tra i due lavori, al di là del fatto che adesso avete un bel po’ d’esperienza in più.
ST: I due dischi sono piuttosto diversi, sia nella concezione che nel suono, però entrambi nascono dall’improvvisazione che è la base di qualunque cosa componiamo. Oltre raccoglie quel che eravamo diventati dopo dieci anni suonati e sudati insieme, mesi di improvvisazioni successivamente rielaborate e strutturate, un disco in cui abbiamo imparato ad esplorare le potenzialità dello studio ed io in particolare mi sono divertito a smanettare una moltitudine di macchine e strumenti. È un disco concepito come disco, pensavo in quel momento che sarebbe stato difficile e forse sin noioso tradurre in studio quel che suonavamo dal vivo, semplicemente perché in concerto abbiamo un impatto così forte che tuttora penso sarebbe difficile da rendere in una dimensione “fredda” come quella dello studio di registrazione. Invece Stearica invade Acid Mothers Temple è un live vero e proprio, ruvido e mixato in maniera creativa, nel senso che mi sono attrezzato cercando di usare il mix come un’ulteriore fase d’improvvisazione, come uno strumento live. È stato tutto molto divertente anche grazie al prezioso aiuto del mio amico Daniele Mattiuzzi con cui siamo impazziti non poche notti insieme! Questo album ha aperto una nuova fase in cui abbiamo sperimentato una serie di processi che sarà interessante approfondire nei nostri prossimi lavori.

SA: Personalmente condivido pienamente ciò che dici a proposito dell’Italia e degli italiani dormienti. Ed uno dei punti cruciali potrebbe essere proprio l’invisibilità delle istituzioni politiche. Pensi che si tratti di un fatto casuale dovuto al fatto che in pochi sanno rischiare o credi invece che è proprio la linea da seguire impostaci quella dell’aggregazione attorno ad espressioni “facili” finalizzata ad abbassare la cultura e l’apertura mentale della massa per renderla inerme?
ST: Se parliamo di politicanti, più che non saper rischiare, molti dichiarano allegramente che fare Cultura non riempie la pancia perciò, detto fatto, è considerata semplicemente una voce di spesa inutile. Non so se popolani come me e te ne sappiano a sufficienza per parlare con sicurezza di quel che si decide ai piani superiori. Mi piace informarmi quotidianamente e scavare, sono molto curioso per natura, ma tante cose sembrano spesso inaccessibili e si entra nel terreno dei “forse” e dei “se”, in altre parole ognuno suppone e predica un po’ come gli pare... fortunatamente questa è la parte buona della democrazia. Certo non è un mistero che sia più semplice comandare su di una massa poco consapevole e appiattita da un’informazione controllata. In Italia viene il dubbio che dagli anni ‘80 sia stato introdotto un certo tipo di televisione commerciale con modelli facili facili presentati mentre si girava una ruota gigante raccontando giganti cazzate e regalando monti di gettoni d’oro. Poi tra la televendita di un materasso e quella di un prodigioso dado da brodo, c’era chi ti diceva tranquillamente per chi votare. Quei presentatori a cui la casalinga e l’operaio si erano affezionati giorno dopo giorno, quei personaggi che ti allietavano tutti i giorni avevano la soluzione a tutti i problemi e non la nascondevano: votate per il padrone della mia rete. Pensa che poco dopo il loro padrone ha cominciato a governare questo paese che ancora se la russa (anzi La Russa) da allora. E da allora, tornando a noi amanti della moseca, abbiamo imparato che si impara a cantare con gli amici di Maria e che la Tatangelo è un pozzo di conoscenze musicali. Beh signore e signori: ALLEGRIA.

SA: Con l’avvento di internet la cultura è diventata trasversalmente e facilmente disponibile per le masse. Su youtube però il maggior numero di visualizzazioni vanno ai provini per X Factor, ed ai buffoni di corte vari. Si preferisce ancora (sor)ridere che ragionare. È un problema della generazione che ci hanno lasciato in eredità o appunto, ricollegandomi all’italiano dormiente, l’italiano è sempre stato così?
ST: No, sicuramente l’Italiano non è sempre stato così, oggi non vedo molti Carmelo Bene ed Elio Petri in giro e sento dei saggi come Corrado Augias che raccontano di altri modelli culturali esistenti ai loro tempi. Certo poi Petri è scomparso, anzi forse è stato cancellato e quanto ci sarebbe bisogno adesso di persone come lui? 40 anni dopo aver girato La classe operaia va in paradiso, la Fiat chiede agli operai se vogliono esser licenziati o piegarsi a 90: sì o no? Menti come quelle di Petri oggi possono ancora emergere?

SA: Parlami di un esempio di un modello (o più) che hai visto all’estero funzionare enormemente e che potremmo facilmente importare in Italia.
ST: Come ti dicevo prima, tra i posti in cui suoniamo, ci sono luoghi in cui si può far liberamente qualunque genere di musica e di arte, luoghi sostenuti dalle istituzioni in cui il pubblico si abitua ad assistere ad esibizioni di ogni tipo. Per fare un esempio ricordo con piacere Recyclart a Bruxelles, un posto magico che di giorno era nascosto sotto una stazione ferroviaria e che di sera, una volta chiusa la stazione, si trasformava in un centro culturale dove ho visto un sacco di concerti. Prezzi accessibili ed una direzione artistica per tutti i gusti garantivano una costante partecipazione. Oggi c’è crisi ovunque, ma bene o male questi posti continuano a sopravvivere e soffrono di tagli sicuramente inferiori quelli imposti in Italia. Poi penso ancora al fatto che esistono paesi come la Svezia ed il Canada, in cui gli artisti sono considerati delle risorse, specie quelli che viaggiano molto e portano a spasso per il globo la propria arte, esportando così anche un po’ della cultura del proprio paese. Questi “fortunati” (noi non possiamo che considerarli così) percepiscono delle discrete somme per registrare dischi e fare tour. Chissà se son loro ad esser fortunati o noi che siamo stronzi?

SA: I tuoi miti musicali.
ST: Conto fino a tre: Albano, Giggi d’Alessio e Luis Miguel.

SA: Che chitarre hai? E che rapporto hai con loro?
ST: Ho svariate chitarre, una per ogni completo che indosso dal vivo. Un rapporto intimo, ma purtroppo non ci posso fare all’amore perché essendo mostro-dotato, trovo difficoltà con i loro ingressi jack.

SA: Un sincerissimo grazie agli Stearica! Un in bocca al lupo e complimenti per il sound e la schiettezza!
ST: Un ringraziamento sincero picciotto! A te, a Sir Di Dio e a tutte e tutti i figuri che stanno dietro al SuccoAcido!

 


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Reg. Court of Palermo (Italy) n°21, 19.10.2001
All images, photographs and illustrations are copyright of respective authors.
Copyright in Italy and abroad is held by the publisher Edizioni De Dieux or by freelance contributors. Edizioni De Dieux does not necessarily share the views expressed from respective contributors.

Bibliography, links, notes:

Pen: Emanuele Calì

Links:

http://www.myspace.com/stearica

http://www.myspace.com/acidmotherstemple

http://www.acidmothers.com/

Discografia:

Oltre, 2008, Homeopatic Records.

Stearica invade Acid Mothers Temple, 2010, Homeopatic Records.

 
 
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