SA: Presentati ai lettori di SuccoAcido..
MFS: Mi chiamo Maria Francesca Spagnolo, ho 26 anni, sono nata e vivo a Palermo
SA: Chi sono i tuoi maestri e i tuoi punti di riferimento?
MFS: I punti di riferimento per il mio percorso umano e artistico sono tanti e li ritrovo prima di tutto nella sfera affettiva (mio fratello Marco, per citarne uno ...) e amicale da cui continuo a trarre insegnamenti e possibilità di aperture. Ma sicuramente considero come maestra e radice della mia ricerca, l’attrice cantante Miriam Palma. Ho seguito per sei anni il laboratorio di Vocalità, Canto, Teatro da lei condotto a Palermo. Miriam mi ha insegnato gli strumenti e le tecniche per indagare la vocalità e per trovare la relazione interna fra respiro, voce, corpo, mente e sentimenti e creare così un’unità espressiva. Miriam mi ha soprattutto trasmesso, partendo proprio dal respiro,che è la cosa più originaria e indispensabile che possediamo, il coraggio, l’onestà , la necessità di immergermi nella mia soggettività e scoprire così le mie possibilità creative ed espressive. Mi ha mostrato lei stessa la meravigliosa capacità di restituire a se e agli altri queste possibilità attraverso la voce, attraverso la presenza agita e non, sulla scena. In scena, uno sguardo,una voce o un suono, se consapevoli di appartenere ad un corpo e ad una mente, si trasformano in canali , in passaggi attraversati da forze che sono al di fuori di te. Condivido pienamente con lei l’idea che l’attore o l’interprete in generale non canti o reciti, ma sia “cantato” e “agito”. Miriam mi ha insegnato ad abbandonarmi ad un’intuizione estesa che parte dal mio interno più profondo , più viscerale , e si espande, per mettermi in connessione con l’altro fuori di me . Mi ha aiutato a seguire l’istinto della curiosità e a combinarlo con la misura della riflessione e dell’ascolto. Se dovessi sintetizzare il suo insegnamento attraverso un’immagine direi che con Miriam ho imparato in scena ad essere un albero con le radici piantate a terra e il corpo non rigido come un tronco, ma fluido e scorrevole come un corso d’acqua!
SA: Qual è per te la relazione tra corpo anima e mente, e che valore ha questa relazione nella recitazione?
MFS: Io credo che esista una relazione profonda tra corpo, anima e mente, e ho potuto constatare di persona che è molto difficile trovarla e restituirla a se e agli altri, non solo in scena ma anche nella vita di ogni giorno. Non è per nulla scontato che l’uomo trovi questo legame, lo indaghi, lo viva , spesso, si tende più ad affrontare le sfere in maniera separata e a trattarle come stanze chiuse , non come spazi mobili e comunicanti che creano un unico luogo. In scena un attore può, solo se immerso in questa unità intima , sviluppare tecniche e strumenti per raggiungere forme di separazione , di estraniamento , nella creazione di un personaggio o di una maschera etc...
SA: Sulla scena l'attore vive una sua vita parallela in un mondo di immagini...Qual è per te la linea di demarcazione tra reale e virtuale?
MFS: Ogni volta che incominci un processo creativo e di ricerca, internamente si apre un nuovo spazio dai confini fluidi. La scena diventa invece la linea di demarcazione del luogo di trasformazione poetica, di espressione di un mondo di immagini che attraversano l’attore e vengono così restituite al pubblico.
SA: Cosa significa per te ricevere un premio?
MFS: Ricevere un premio significa fondamentalmente avere una gratificazione importante ma troppo momentanea, che riguarda una parte forse la più superficiale, del tuo lavoro. In questo mestiere si è continuamente sottoposti allo sguardo del pubblico e soggetti sempre a lodi o a critiche , proprio per questo motivo si dovrebbe, ma non è facile, coltivare una distanza e una coerenza nei confronti della propria ricerca, del senso nel proprio lavoro. Trovo comunque meraviglioso, potente, quello che può accadere durante uno spettacolo, che è anche una forma di rito collettivo. Credo di amare il teatro più di ogni altra cosa perché in esso il rito collettivo di condivisione e comunicazione, di scambio fra l’attore e il pubblico si rinnova ogni volta , durante ogni spettacolo. Il processo di ricerca e creazione dell’attore avviene solo per metà in solitudine ma poi si misura e si completa davanti agli occhi e agli animi degli spettatori.
SA: Com'e' lavorare con Giacomo Guarneri?
MFS: Lavorare con Giacomo è stata una bella occasione di crescita. L’aspetto più interssante è stato lo scambio di competenze ed esperienze che ognuno di noi ha raccolto e maturato nel proprio percorso di ricerca artistica e umana.
SA: Puoi parlarci di uno spettacolo teatrale o di una performance in genere a cui hai assistito e che ha avuto una particolare importanza nelle tuo percorso artistico?
MFS: Ho assistito a pochi spettacoli e performance teatrali. Posso dire che, sicuramente , gli spettacoli di Miriam , “I Paesi del nulla” , “Cantabile non troppo” per citarne qualcuno , e “Tre studi per una crocifissione” di Danio Manfredini , hanno segnato profondamente il mio cammino. .Una performance determinante ancora oggi , a cui ho partecipato è stata “Ragnatela” lo spettacolo scritto e diretto da Marco Brigaglia, la ritengo, una delle occasioni più importanti, sia come incipit di una ricerca artistica , sia come esperienza che ha segnato l’inizio di una collaborazione profonda fra un gruppo di persone, costituitosi come associazione teatrale e culturale “Astragalo teatro dell’osso”, composta da me , dalla cantante Irene Ientile , dagli scrittori Marco Brigaglia Paola Polizzotti , dall’ attrice Elisabetta Trupia e dal compositore Marco Crescimanno. Una realtà unita veramente da un affinità elettiva , rara, preziosa. Anche alcuni concerti o performance di musica contemporanea (le ricerche musicali dei compositori palermitani Marco Spagnolo, Federico Incardona, Cappelli , etc…) sono state e continuano ad essere fonti da cui trarre materiale vivo per il mio percorso. Credo comunque, sia fondamentale per ogni bravo attore, attingere materiale creativo non solo dall’ambito teatrale ma anche da tutte le altre sfere ( artistiche e non ) come il cinema (ricordo i film per me più significativi di registi come Robert Bresson, etc….) , le arti visive i testi letterari e poetici…etc..
SA: C'e' un quadro che non ti stancheresti mai di guardare?
MFS: Ce ne sono tanti , Sicuramente i dipinti di Vincent van Gogh e fra tutti in particolare “ “Campo di grano con volo di corvi “ e “Notte stellata”.
SA: Vuoi dirci qualcosa della città in cui vivi? Pensi che la tua città aiuti i talenti a crescere e ad affermarsi?
MFS: La sfida è riuscire a lavorare nonostante attorno a te manchi praticamente tutto, gli spazi, i mezzi, e soprattutto la coscienza di ciò che si cerca nella vita.
SA: Danlenuar tratta un tema molto attuale: la sicurezza sul lavoro...pensi che sia un problema tecnico, politico o sociale se ancora oggi si discute di fatti come il rogo della Thyssen-Krupp?
MFS: La mancanza di sicurezza, di diritti basilari nel lavoro, sono problemi prima di tutto etici poi politici, culturali e quindi anche tecnici.
SA: C'e' un'etica nel mestiere dell'attore? Se sì qual è?
MFS: La domanda è molto vasta e non credo possa essere esaurita in questa sede , quindi proverò a rispondere: - C’è un’etica, almeno ci dovrebbe essere, nell'uomo e inevitabilmente anche nel mestiere dell’attore. Considero artista colui che si coltiva , si prepara per farsi possedere dalla Forza creativa, dal Daimon ( o duende come lo definirebbe Federico Garcia Lorca ) , per diventare veicolo di umanità.
SA: Progetti per il futuro?
MFS: E’ difficilissimo oggi, e per l’ambito artistico soprattutto, parlare di progetti per il futuro, per diversi motivi, quindi mi limiterò a manifestare il desiderio di continuare a lavorare su ciò che per me è necessario, ma non per me, come singolo individuo ma per me come individuo di un umanità.
SA: C'e' qualcosa che ti va di dire ai lettori di Succoacido?
MFS: Grazie