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Music - Musicians - Interview | by Giovanni Vernucci in Music - Musicians on 29/12/2007 - Comments (0)

 
 
 
Movie Star Junkies

Parliamo di un gruppo, da Torino, che non ha ancora fatto un disco in studio. Abbiamo parlato con un gruppo che si sta facendo la fama(e) suonando in giro per l’Europa.
Non è che abbia sott’occhio tutta la scena rock underground italiana. Ma nemmeno un decimo. Però mi sono rimasti i miei timpani sfondati e credo di saper riconoscere quando una band è ben sopra la media e soprattutto quando è capace di un suono personale come pochi. Se qualcuno mi sa indicare tre o quattro rock band di questo livello questa estate a qualcuno potrebbe venire in mente di organizzare un festival che rimarrà nella storia dell’underground italiano. Della potenza esplosiva e genuina sprigionata ai concerti e dell’importanza essenziale che ha per questo gruppo la dimensione live potrete rendervene conto andando a vederli in Italia come in Europa o farvene raccontare da chi l’ha visti. Sono già materia di racconti mitici. Musica energica e dallo spirito autenticamente rockblues, formazione variabile ma zoccolo duro e di pregio come la radica di noce. Intrecci chitarristici grezzi come raramente se ne vedono in Italia, il frontman che è un gentleman che sul palco esplode, la percussività ostinata di un batterista di sangue brasiliano che sta tutta nella Viva las vegas Presleyana, nei batteristi dei gruppi punk che per primi recuperavano il rock‘n roll originale, nel grande Phil Elvrum, nel ticchettìo della sveglia quando non riuscite ad addormentarvi, quando non volete alzarvi, quando vi accompagna nei momenti più eroici ed allettati dell’eros .
Non solo suono e impatto, come spesso accade nell’ambito di riferimento, ma pezzi che funzionano. I Movie Star Junkies macinano centinaia di chilometri tirando i cavalli vapore di un vecchio furgone a gasolio al ritmo del punkblues verso la stratosfera. Riportando così tutto a casa.
Garanzia che piaceranno ai grandi vecchi.

 
 

SA: La vostra pagina collettiva su Myspace (e quella di ognuno di voi) pare piuttosto calda, che tipo di importanza ha o ha avuto per voi questa ennesima opportunità offerta da internet?

MSJ: Iniziamo col dire che Myspace è una specie di grande “casino” globale, quasi peggio della vita reale. La cosa buona è che, a saperlo sfruttare, questo casino ti dà la possibilità di comunicare praticamente con chiunque. È stata questa facilità di comunicazione a permetterci di entrare in contatto con i peggiori gruppi, le peggiori etichette, booker, promoter e locali di tutta Europa. E per noi che siamo una delle peggiori band in circolazione, questo è stato davvero molto utile. Gran parte delle nostre date all'inizio (soprattutto all’estero) le ha organizzate Stefano (il frontman ndi) utilizzando contatti provenienti da Myspace. E ha anche organizzato le date a Torino e dintorni per diverse band internazionali. La maggiore controindicazione di Myspace è che le ragazze, dal vero, non sono mai fighe come nelle foto che caricano sulla loro pagina, sai, quelle dall’alto, con la luce sparata in faccia e un chilo di trucco e mezza passera di fuori.

SA: Siete in partenza per la terza turnè europea di quest’anno. Cosa proporrete? Avete pezzi nuovi? Cose che andranno a finire sul vostro primo atteso disco?

MSJ: La scaletta che proponiamo dal vivo è soggetta a continui cambiamenti. Molti dei pezzi che presentiamo sono addirittura “work in progress”. Anche il fatto che la formazione sul palco cambi spesso condiziona non solo la scelta dei pezzi da eseguire, ma anche il loro arrangiamento. Davvero, abbiamo pezzi arrangiati in due o addirittura tre modi diversi! Questo da una parte rende tutto più caotico e a volte difficile da gestire, dall’altra più libero e aperto. Voglio dire, cerchiamo sempre di suonare in modo che lo spettacolo che la gente vede sia il più completo e d’impatto possibile. Ok la parola “spettacolo” fa un po’ schifo, ma usiamola per comodità, perché in fondo di quello si tratta…

SA: A volte siete accompagnati da un bassista e/o da una ragazza che suona il sax. Io vi ho sempre visto in formazione a 4 le due chitarre la batteria e la voce frontman che ogni tanto svisa con la Farfisa. Sentite la mancanza di qualcosa? In studio per la registrazione del disco avete idea della formazione con cui vi presenterete? Ci sarà integrazione complessiva o i vostri amici di cui sopra faranno solo delle comparsate occasionali?

MSJ: Abbiamo sempre utilizzato gli strumenti di cui sentivamo il bisogno. Solo lo stretto necessario. Ci mancava il basso, e abbiamo preso un bassista. Ci mancavano le donne, e abbiamo preso una sassofonista. Scherzo, ovviamente… Non sappiamo dire precisamente con che formazione ci presenteremo in studio (ammesso che registriamo in uno studio… fino ad ora abbiamo registrato in stalle e celle frigorifere, e il fatto di registrare “seriamente” ci spaventa un po’), ma non abbiamo intenzione di cambiare di molto l’assetto della band. Per gli ultimi pezzi che abbiamo inciso (che sono finiti su un CD promo venduto solo durante i concerti dell’ultimo tour europeo) abbiamo usato anche un contrabbasso, che fino a qualche mese fa sarebbe stato impensabile nella nostra formazione. I cambiamenti e le evoluzioni di solito ci vengono naturali.

SA: Ogni vostro spettacolo riserva qualche sorpresa , soprattutto da parte del vostro frontman; a mio parere queste sorprese nascono dagli ambienti o sono comunque relativamente improvvisate. Credo anche che a livello scenico questo sia un punto di forza a cui personalmente non vorrei rinunciaste, mi pare soprattutto che riesca bene, che funzioni, che il pubblico rimanga impressionato. Fino a che punto potreste sviluppare quest’aspetto, magari non definitivamente, magari approfondendo in un periodo “particolarmente teatrale”, magari negli anni a venire?

MSJ: Effettivamente Stefano è una specie di “matto da palcoscenico”. Sale su, va in trance e non capisce più un cazzo. È imprevedibile anche per noi che stiamo sul palco. E questo crediamo che sia un bene. Se stupisce noi, vuol dire che anche il pubblico ne rimarrà impressionato, anche solo in minima parte. E in fondo è quello che tutti vogliono da un concerto dal vivo. Vogliono vedere quello che hanno immaginato mentre ascoltavano il disco, moltiplicato per dieci. L’idea di approfondire questo lato, di renderlo ancora più teatrale, di portarlo a conseguenze più radicali (se non “estreme”) ci incuriosisce e attrae molto. Stiamo pensando, e anche cercando di realizzare, una specie di set che sia quasi totalmente acustico e che in futuro ci dia la possibilità di suonare dentro circuiti diversi da quelli del garage-rock’n’roll puro e semplice. Magari per strada, boh. Ci siamo fatti sedurre da esperienze come quella del “Gran Teatro Amaro” di Cambuzat, e non ci hanno lasciati indifferenti.

SA: Sullo spettacolo che proponete dal vivo pare non abbiate e non lasciate dubbi. In studio che tipo di approccio avete in mente per quel che riguarda la registrazione, la produzione?

MSJ: Faremo in modo che il disco suoni più scarno, diretto e violento possibile. Niente mezze misure. Di che altro c’è bisogno in un disco di rock’n’roll?

SA: Tra turnè più o meno lunghe ed internazionali e date sparse qua e là per l’Italia fate circa un centinaio di concerti l’anno? Avete qualche bella storia da raccontarci, magari ambientata in qualche grossa città del nord Europa… Sarei felice se ognuno di voi me ne raccontasse una!

Caio: ad Amsterdam (o era Amburgo?) di fine nottata. Tornati dopo il giro notturno. Buio fondo. Una delle scene più drogate della turnè. Entrati in appartamento del trans che ci ospitava contento.. A parlare dei marciapiedi di Amsterdam e gli altri zitti e senza sensi. Col tempo che passava senza rendercene conto. L’appartamento sfatto del tutto. Il trans ancora pimpante come sveglio da 4 ore. Ancora accartocciati nel salotto all’ultimo piano. Davanti un tavolo completamente pieno di bottiglie altri vetri posacenere bicchieri. La tavolata, la tovagliata. Il tipo scatta su, si protende, tira le tende e bhuhaaahmm entra tutta la luce che già era l’alba passata. Sì. Ma era anche la tenda che copriva il tavolo e il crash di tutti i vetribixcchieribottigliecristalliceramiche e robe sul tavolo che si spaccano per terra. E la luce forte da far male entra che già era fatto giorno e nessuno se lo aspettava. E tutti si addormentano colpiti dal sole. (Sì ok l’ho riraccontata con parole mie ma la storia l’ha fornita l’oriundo).
Vinz (loziovinz) : ci può solo anticipare che narrerà di troie di Marsiglia.
Boto: non pervenuto
Stefano: boh...quella di Stoccolma: abbiamo suonato di fronte a 7 persone su una barca, e in giro nemmeno l'ombra di quelle bionde scandinave famose nel mondo... a un certo punto durante il concerto ne arrivano 2 e durante la pausa del pezzo mi metto a gridare in italiano: "e' arrivata la figaaaaaaa"... beh, una delle due studiava a Padova, bella figura da italioti... ma magari non la scrivere questa.
Gli altri ce le racconteranno la prossima volta. Ci lasciano la suspence e una buona scusa per risentirsi presto.

SA: Che impressione avete avuto dalle vostre esperienze internazionali? Come vanno le cose in Europa, particolarmente raffrontandole all’andazzo italiano? Intendo riguardo al vostro mondo di musicisti appartenenti ad una scena ben precisa? I locali, le organizzazioni, il seguito, il pubblico, i mezzi di informazione, le amicizie…

MSJ: Prima di tutto non vorremmo essere l’ennesima band a lamentarsi di come vanno le cose quaggiù in Italia. Diciamo che noi dall’Italia non abbiamo mai preteso nulla, e nulla (o poco più) abbiamo ottenuto. Ci sono persone qua e là che ci apprezzano e ci supportano e che non smetteremo mai di ringraziare. Evitiamo di nominarle tutte qui, sennò l’intervista diventa noiosissima. Per quanto riguarda il resto d’Europa, le cose vanno di gran lunga meglio. Per noi, almeno. In paesi come la Francia o la Germania sembra che la gente sia più interessata a quello che facciamo, o più curiosa in genere, oltre che un po’ più colta in materia di musica. Vanno ai concerti e, se gli piace quello che vedono, si comprano addirittura il disco… Non è meraviglioso? La nostra è una scena che sopravvive grazie a queste persone, e a piccoli focolai di appassionati che organizzano e promuovono eventi, preparano la cena alle band e poi le ospitano a dormire. È così che funziona in tutta l’Europa ed è molto bello che funzioni così.

SA: C’è qualche band in Italia che credete abbia qualche affinità con voi o con la quale vi credete di dovervi confrontare prima di essere ritenuti tra i migliori? O se vi ritenete già fra i migliori, insomma, con chi ve lo scozzate il primato?

MSJ: Non ne abbiamo la più pallida idea. In Italia ci sono ottime band, ma tutte hanno davvero poche affinità con quello che facciamo noi. Per scozzarci il primato con qualcuno dovremmo prima far uscire un disco intero, probabilmente. Poi magari farà schifo a tutti e anche a te e ti pentirai di averci fatto quest’intervista!

SA: Girando così tanto per suonare, vivendo nei posti dove si suona, abitando un centro importantissimo come Torino avrete una discreta visione del panorama underground almeno relativo alla vostra scena, ma io credo anche al di fuori di essa, volete farci qualche nome, dare qualche dritta o raccontarci qualche storia… Non fate nomi di vostri amici solo perché lo sono però!

MSJ: Nomi di non-amici

Aggiornata dopo gli ultimi concerti italiani.
SA: Roma l’avete travolta
?

MSJ: Si e' stato una bomba...primo concerto acustico...come dicevamo nell'intervista stiamo provando a esser malvagi senza i volumazzi, tipo Radikal Satan o Gran Teatro Amaro e funziona,dobbiamo solo riarrangiare alcuni pezzi e Caio deve usare le spazzole non solo per grattarsi la fava

Andate sulla loro pagina Myspace, vedrete che tra poco ripartiranno: date in Italia, Spagna ed in giro per l'Europa.

 


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Bibliography, links, notes:

pen: Giovanni Vernucci

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