Mi imbatto all'ultimo in Putan club, trovando la pubblicità di questo concerto su un giornale locale mentre sbircio al dopolavoro ferroviario di Grosseto. Visto che il concerto è alle otto e mezza e sono le otto e mezza mi devo sbrigare, perchè a piedi da lì a làggiù ci vogliono minimo 7 minuti col mio passo (detengo il record sulla prima tappa delle 5 terre, e credo anche su altri tragitti). Putan club è Fransuà Cambuzat da solo con la chitarra, gli effetti, il suo bagaglio di registrazioni, la sua illuminazione rossa e l'apparecchiatura da djset che autoillumina con fiamma d'accendino. Suona, improvvisa, interpreta vecchi pezzi storici, il giorno gaio giallo, manda california dreaming, fa un po' di noise evocativo di fattura autentica, non concede virtuosismi, non si sbava addosso, gira con naturalezza, mixa quel che vuole e che gli piace che stia insieme e soprattutto chiude il live con una cover di Drake Nick, a occhio la seconda di Five leaves left. Non lo avvicino alla fine del cencerto e un po' mi dispiace, a ripensarci. Inconsciamente lo voglio lasciare in pasto a quei 7 / 8 grossetani che lo hanno ascoltato. Qualcuna lo invita a partecipare ad un festival primaverile a Capalbio. Lui chissà dove sarà allora...Speriamo con Chiara e Jacopo.
La cosa più bella, a parte la sua vena scanzonata e le occhiate che dà ai grossetani presenti guarnite di sorriso e voce bassa, la naturalezza con cui smonta i suoi strumenti, il suo parlare di Tunisi, i pezzi di elettricità, la cover di Drake, il gran finale morriconianoneilyoungiano, è lo spaesamento che crea in questi soliti aficionados del bar che non degnano di attenzione il concerto ma vivono di routine il loro spazio, esattamente come se non fosse successo gnente. Gnente. Nulla.