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Music - CD Reviews - Review | by SuccoAcido in Music - CD Reviews on 01/06/2003 - Comments (0)
 
 
 
Aa.Vv. Quantize Vs The Human Feel, Aa.Vv. Aleatory Compilation, Aa.Vv. Avatar 41, Aa.Vv. Branches And Routes, Aa.Vv. Copperpress N.14, Adult, Awr, Baby Woodrose, Barnacled, Bartok, Basement, Black Eyes, Black Knight, Bugo/Onq, Cods, Cpt. Nice, Daedelus.

Aa.Vv. Quantize Vs The Human Feel, Aa.Vv. Aleatory Compilation, Aa.Vv. Avatar 41, Aa.Vv. Branches And Routes, Aa.Vv. Copperpress N.14, Adult, Awr, Baby Woodrose, Barnacled, Bartok, Basement, Black Eyes, Black Knight, Bugo/Onq, Cods, Cpt. Nice, Daedelus.

 
 

AA.VV. / Quantize Vs The Human Feel / Quantize

La Quantize records è un'etichetta salentina che ha la rispettabile mira di organizzare musicisti italiani di area elettronica ed elettroacustica. Questa compilazione è un biglietto da visita da non lasciar passare inosservato. Apre Cable Corp con un andatura rilassata più spensierata che meditativa. Atmosfera mediterranea che porta alla mente passaggi Sanacoriani. Secondo viene roQ con due minuti e mezzo limpidi e puliti che sinceramente ci dicono poco. Più composita e ricca d'interesse è la terza traccia di Kisdoc Nuit che barricato in un' oscura soffitta monta il liquido con l'astratto. Quarto pezzo per il boss dell'etichetta Pierpaolo Leo, già collaboratore dell' Enfance Rouge, alle prese con un pezzo completo e azzarderei magistrale. L'esperienza accumulata, il talento e la passione si sentono. D'altra parte si percepisce anche una tecnica che va facendosi navigata e un avvicinamento al manierismo. Che sia quasi pronto per un lavoro importantissimo? Dipenderà dai collaboratori che troverà sulla strada. I bellunesi ENT partecipano con un brano suggestivo e stimolante che ci convince più di quanto non avesse fatto quel pochissimo che di loro conoscevamo grazie alla trasmissione Fonorama (cercate tutto sul sito di RADIOTRERAI).La sesta traccia è opera del Ternano Shin. Su una battuta simil hip hop bassina, poco aggressiva e molto ripetitiva si riflettono leggere ondate di contorno e rullatine messe lì. La parentesi e il finale danno un responso di indecisione su cui Shin farebbe bene ad interrogarsi più profondamente. Wang Inc. da Bolzano mi pare tranquillamente a livelli professionistici seri. Ha pure una buona qualità di produzione e sembra seguire con la mente la storiellina che sta raccontando. Dopo aver rilevato una certa somiglianza con il Vert di casa Sonig mi accorgo che in effetti con la Sonig ha collaborato e che allora deve essere quel Wang Inc. uscito pure su Bip-Hop; sì è così. L'ottava traccia è Urkuma sgrana e spolvera polline, palline e briciolame vario e sembra sgoccioli e risucchi dei bacetti. Boh ?!non so ...Segue dunque Noxious Nub che ci piace e ci dà un riuscitissimo fondale oscuro da visione postapocalittica. Un fondale assoluto creato da consistenti ondate che si accavallano e scavalcano lente come ombre di nuvoloni grandi quanto i mari che vanno a richiudersi su tutto. VO.V tra tutti sono i più vicini al suono puro. Pragmatici e relativisti hanno capito l'importanza dell'interrelazione nel CONFINDUSTRIA in bellezza Bjm. Con sei minuti di Musica sovrasta il resto. Dunque Pierpaolo Leo con Daniele De Rossi e Andrea Mangia sta mettendo su una bella scuderia tutta italiana. Non possono che andargli i nostri complimenti. Nel complesso un assaggio d'ascolto più che soddisfacente per una nuova realtà che è già più che una speranza. Scaricate pure il tutto gentilmente offerto da www.quantize-records.com. Ci deve essere pure un esperimento di vjing domestico. Lino Greco è un nome bellissimo e musicalissimo. Bene.

Giovanni Vernucci

AA.VV. / Aleatory Compilation / Aleatory

Cosa rende fiero un avido consumatore di musica? Uno di quelli che cercano sempre l’edizione limitatissima del cd (o del vinile, all’epoca…) di turno, magari anche più brutta dell’edizione originale? Il suo più grande piacere è sventolare al mondo intero la "sua" unica copia, figlia unica di madre canterina. Se, tra i lettori di Succo, ci sono personaggi del genere, consiglio vivamente di procurarsi una copia di Aleatory compilation, ne basta una perché ogni suo piacere verrà esaudito, perché ne sono state stampate solo cento, ogni copia sempre differente dall’altra (quella capitata nelle mie mai è una custodia slim con sopra un prato verde e una macchinina da formula uno sempre con artwork diverso, e sempre ideato da Nicola Giunta, mente dietro al progetto Mouseandsequencers, e figura chiave dell’etichetta di Cd-r (e non solo) Aleatory Prod. Cento copie, tutte differenti all’occhio, ma tutte dallo stesso contenuto. Dentro si trova di tutto: dal jazz alieno dei Larsen Lombriki ("Vestitevi"), al cantautorato di Herself (una "Second Self Song" che difficilmente andrà via dalla vostra testolina). Psichedelia (GiGasparin e Amossim Nofanat), musica concreta (i Punck con "Sinewave Random Sinphony"), commozione (non so che altro aggettivo usare per "Draghino, The Little Fairy Of The Sea" dei Tottemo Godzilla Riders) e tanto altro ancora. Vorrei continuare, ma lascio a voi il piacere nel gustarvi ancora Orange, Lorenzo Brutti, Shoutscire e Maisie e via dicendo. Di sicuro dimentico qualcuno, ma qui la roba da ascoltare e troppa e tutta da scoprire. Standing ovation a tutti, da Nicola Giunta ai partecipanti. Aleatory Comp, lo stivale che non avete mai ascoltato. info: giuntaposta@libero.it

Gianni Avella

AA.VV. / Avatar 41 — Comp. 1 / Defrag Sound Processing - Eletronix Network

Quanti di voi sono a conoscenza di una scena elettronica "colta" napoletana? L’esposizione mondiale dei Retina. It (ricordiamo che il loro Volcano Waves è uscito su Hefty Disco), e importanza di un personaggio come Martusciello sono solo ciliegine su di una torta che ormai cresce a vista d’occhio. Da anni, nel sottobosco partenopeo, una generazione armata di laptop e voglia di emergere lavora per far sì che una scena, ormai evidente, come quella napoletana risuoni alle orecchie di tutti, da qui la nascita del network Avatar 41, sorta di Factory Warholiana virata digitale, una "comune" con dentro artisti e professionisti legati agli ambiti delle arti visive, della comunicazione e della musica. Prima produzione ufficiale del network e questa compilation omonima con dentro tutto il meglio della Napoli "off" e dintorni. Dai già citati Retina.It e Martusciello (rispettivamente con "O’Cip" e "Vittime Innocente") ai cinematici e romantici Frame (con una bellissima "Nekih Problema"), dai Defrag Sound Processing (con dentro due tra gli ideatori dell’omonima label, Mario Masullo e Davide Rovito) ai Desincro (ancora Mario Masullo, ma in combutta con Terrae), e, come ogni scena che si rispetti, non mancano collaborazioni tra i protagonisti (vedi appunto Desincro e ancora Animae, con Davide Rovito e Emilia Majello). Avatar 41 è il manifesto di un nuovo modo di pensare musica a Napoli, la chiavina di Barbablù per aprire una porta che ormai non aspetta altro.

Gianni Avella

AA.VV./ Branches And Routes / Fat Cat

Tra le etichette inglesi, la Fat Cat, oltre a essere una delle più attive, è quella che ha saputo sfornare negli ultimi tempi alcune delle cose più interessanti entrate nel mio lettore. Nata sei anni fa sulle ceneri di un negozietto di dischi che a Covent Garden spacciava materiale techno per intenditori, si è fatta conoscere in breve tempo per le sue proposte di musica elettronica, fino alla scoperta dei Sigur Ros e di altri nomi di discreto successo, evolvendosi così verso stili diversi. "Branches and Routes", compilazione nuova nuova per lustrare i gioielli della scuderia, giunge opportuna per chi non si è ancora affacciato al suo variegato mondo. Naturalmente, in quanto si tratta di una raccolta, ne ha i pregi e i difetti: è un assaggio e niente più, un invito all’approfondimento, un piacevole aperitivo. Ad ogni modo, queste 27 canzoni (su 2 cd), evidenziano subito il dato di cui si accennava prima: l’eterogeneità. C’è un po’ di tutto: elettronica, noise, glitch-pop, avant-rock… e chi ne gode sono le orecchie. Il primo cd parte con David Grubbs (il brano è "Transom" da "Rickets & Scurvy"), ma è con la terza traccia che si entra nel vivo: "Green Grass Tunnel", ovvero i Mùm dal capolavoro dello scorso anno "Finally We Are No One", una cosina che vi consiglio vivamente di recuperare. Alla numero 7 una delle chicche del disco: "All Is Full Of Love", ovvero Bjork in combutta con Funkstorung (e pare che la cantante islandese fosse un’assidua frequentatrice del negozietto di cui si diceva prima…). Il secondo cd si apre con un inedito dei Sigur Ros, prosegue con Fennesz e al n°4 ci sono i Crescent, che hanno il loro quarto album in uscita a luglio e che è un CAPOLAVORO, vi assicuro. Altre cosine niente male: Dorine Muraille dal cd rivelazione "Mani", il garage-post-punk dei Party Of One, i controversi Black Dice, i grandi Xinlisupreme e i magnifici Giddy Motors con "Baddie Who?", b-side di "Whirled By Curses". Mi fermo qui e dico: rovistate tra gli scaffali del vostro negozietto di fiducia. Il portafogli dimagrirà, ma ne guadagneranno il cuore e lo spirito.

Guido Siliotto

AA.VV. / Copperpress n.14

Mi risulta un po’ difficile a dire il vero riuscire a costruire un discorso che si avvicini a qualcosa di sensato attorno ad un cd masterizzato che non ha copertina, e quindi né un nome, né titoli, niente di niente. Chiedo spiegazioni. Mi viene detto che è un allegato al numero 14 di una rivista statunitense chiamata Copperpress, di cui ignoravo l’esistenza. Qualche giorno dopo mi arriva una mail con una lista di titoli — 17 per la precisione — ma ancora mi sto chiedendo se siano i nomi delle band o quelli dei loro pezzi. Perciò lascio stare e mi getto nell’ascolto che pare possa essere la soluzione migliore quando ci si sente schiacciati dalla propria ignoranza crassa (ehm, lo sapete tutti che non spedisco quasi mai cd originali visto che le poste italiane mi perdono i pacchi non so dove...mi scuso assieme al direttore delle poste...nde). Le tracce sembrano muoversi tutte dentro i limiti dell’illimitata sperimentazione sonica made in usa: cercate di immaginare un banchetto in cui i commensali se la spassano violentando chitarre e imbastendo suite di post-rock sbilenco: ovvero, cercate di immaginare il suono di band nate dall’incontro casuale tra membri dei Fugazi (traccia 5: abilene), Daniel Johnston, Neil Hagerty (traccia 11: 31knocks), qualche fuoriuscito dei Pavement, e tutti quei cantautori tanto blasonati dalla critica, un po’ oscuri (traccia 2: eyes of autumn), autocompiacenti e decadenti che trovano in Cat Power e in Smog i loro autorevoli ambasciatori. Spesso il post-rock (con tutti i limiti della forma) incontra il noise strumentale (traccia 9: moreland audio), altre volte l’hardcore si tinge di tinge di rock’n’roll scandinavo — qualcuno ricorda i Refused? - (traccia 15:plate six), altre volte ancora la forma ballata sposa il minimalismo sfociando però in qualcosa che pretende di essere romantico ed emozionante ma risulta solo stucchevole (traccia 17: capital city). E in tutta sincerità, dai brani proposti pare che fuoriesca fin troppo intellettualismo e una attitudine indie così tangibile da dubitare, in molti casi, della genuinità della stessa.

Marianna Rossi

ADULT / Anxiety Always / Ersatz Audio

Tracce: 10. Minuti: una quarantina. Provenienza Detroit. Anno 2003. Formato: disco d'esordio dopo il disco di un par d'anni fa che raccoglieva ep. Etichetta: la loro. Atmosfera generale: psicopatica. Materiale: electrosintetico. Urgenza espressiva: appassionatamente presente. Orecchiabile: il giusto. Morale: indecisione, menefreghismo. Sguardo: assolutamente contemporaneo. Fascinazioni: nichilistiche. Colori: nero e colori poco saturi, molto scuri, rari sfavillii. Obiettivi raggiunti: tecnosong. Genere: postsinthpop? Voce: femminile ansiosaistericoparanoica. Basso: suonato. Batterie: elettroniche. 2pezzi strumentali: drexciyani bianchi. Discendenze: new wave. Vocazione: artypunk. Attitudine rock. Carattere: aggressivo. Impressione: qualcosa di instancabile, sostenuto. Trend d'ascolto: stazionario-crescente. Ingenuità e imperfezioni: alcune; sia di scrittura che di arrangiamento più che di produzione secondo me. La produzione è infatti compattissima. Il disco intero nel suo svolgersi è compattissimo. Il suono è davvero quello loro. Insomma gli Adult danno conferma di sè stessi e della loro arte . Non sono post rispetto a niente. Hanno preso a dritto la via d'un tecnorock deciso a modo loro. Poi fanno un sacco d'altre cose, remixano , portano avanti l'etichetta, assumono pose da esistenzialisti , fotografano e serigrafano ad esempio. Disco dell'anno se continuerà a crescere ancora esponenzialmente ascolto dopo ascolto. E se farà buona presa su molti nell'estate e nell'autunno.

Giovanni Vernucci

AWR / Etereal Playground / Awr Lab

Omini lego in missione spaziale. L'iniziale dry_set_view è proprio una visione secca, pure un po’ piatta. Capisco che per fare questa musica strumentale assemblare il suono sia cosa apparentemente semplice ma in realtà c’è da tradurre un mondo e a volte delle storie. E qui pare che si voglia proprio rendere idea e immagine d’un altro mondo. Glass alza un po’ il tiro, in cinque minuti e mezzo c'indica una musica spaziale nata dalla fantasia d'omini di plastica che vivono su navi spaziali fatte di mattoncini ad incastro distanti chissà quanto dalla terra. In Slot_machine si inseriscono pure note di pianosinth (che stia cominciando a sentire un qualche sapore di fusion?) e si va avanti con questi ritmi e atmosfere da ricognizione cosmologica apatica. Menù è il titolo della quarta traccia, scorre piana come il resto. Non infastidisce, non incide. Sublife_in_london apre uno spiraglio sul futuro di questo progetto. Mi pare la cosa migliore fin qui. Comincio ad entrare nel loro mondo. Comincio a intravedere qualcosa che sviluppato potrebbe rivelarsi interessante.Sin_270 è freddissima, secca, sintetica. Un viaggio lontanissimo raccontato da una scatola nera asettica. A mio avviso è la componente fusion del suono (non credo d’essermi spiegato bene ma lo spero molto) che va prosciugata in un superamento o comunque parecchio rivista. Arriva Painted_alley e siamo in assenza di gravità e viaggiare nello spazio pare non comporti nessuna curiosità d’avventura, né drammi, né passioni. Sarà che per anni e anni solo a vedere scorrere le stelle e i pianeti passandoci vicino renda desolata la fantasia e aumenti il senso d’impotenza? Faccia svanire ogni eccitamento? Sarà un operazione concettuale per dire che l’era spaziale è il disumano? O un postumanesimo che ancora non capiamo? X è l’ottava traccia , il ritmo si alza di un tantino e pare giunga preoccupazione per un danno ai motori; o a qualche importante strumentazione di bordo? Segue 62nd_street e ancora una domanda sorge spontanea. Siamo solo in un mediometraggio ambientato nello spazio di legolandia o c’è dell’altro?Traccia dieci: Exit. Ora possiamo dirlo felici: Awr sa del metodo Drexciyano. A questo punto traccia 11: light_lounge. Scorre riassumendo e portando a compimento. Si atterra su qualche pianeta o qualche base ci attende. Missione portata a termine senza troppo danno?Poi si apre un'altra sessione del disco divisa in a. vertigini e b. sogni. Vertigini non mi pare sia all’altezza del titolo. Sogni mi pare meglio ma sinceramente le note di questo sinth distaccatissime daranno il senso dell’onirico a pochissimi. Potrebbe essere che Awr dandoci dentro e focalizzando la visione metta mano ad un campionario di suoni che stimoleranno essi stessi a raggiungere un traguardo artistico che potrebbe sortire pure un certo, relativissimo, successo. C’è una sensibilità personalissima che non so di cosa sia frutto. Sarebbe bello fosse tradotta in un suono più convincente perché la compattezza, l’unitarietà nonché un certo filo e ad esempio la bella idea di dividere in disco in due sessioni ideali caratterizzano l’opera positivamente. Oppure potrebbe essere che questa musica la sentiranno in piccoli cocktail bar di serie b stranamente tristi, sorbendo l’aperitivo, sulle stazioni spaziali orbitanti distanti anni luce, il mercoledì sera i simpaticissimi omini delle costruzioni più amate d'Europa.

Giovanni Vernucci

BABY WOODROSE / Money For Soul / Bad Afro

Il Nord Europa continua a rivelarsi una miniera feconda e inesauribile di nuove e promettenti rock’n’roll bands. L’ultima grande novità in territorio garage-punk si chiama Baby Woodrose. Per la verità non di assoluta novità si tratta, essendo Money for soul il secondo album della band suddetta, peraltro costituita per i suoi due terzi da membri di una oramai affermata formazione heavy-psych danese, gli On Trial. Dopo il debut-album Blows your mind (2001), in buona parte opera del solo Lorenzo Woodrose (guitar & vocals nei Baby Woodrose, batterista negli On Trial), i danesi Baby Woodrose ci regalano col loro secondo album un vero e proprio gioiello garage, risplendente di luccicanti venature psych e di un’incredibile attitudine rock’n’roll. Sembra di rivivere con i Baby Woodrose la straordinaria era di Nuggets: un suono che attinge a piene mani nei Sixties, senza però scadere in sterile revivalismo. Il trittico iniziale di Money for soul contiene episodi che hanno già la statura dei classici. Si parte con Honeydripper, marchiata a fuoco da un inconfondibile riff garage-psych di chitarra; Disconnected (oltretutto singolo della band) contiene un refrain melodico di immediata presa; Pouring water ripesca il classico garage-punk dei Sonics. Si passa poi a Hippie chick, immersa negli umori psichedelici dei 13th Floor Elevators. Mettendo da parte i toni un po’ sdolcinati e languidi di Carrie (unica piccola caduta di stile all’interno del disco), l’album riprende quota con l’energico psych-garage-rock’n’roll della title-track e soprattutto con la conclusiva Volcano, magnifica song impregnata di sonorità "stoner" e illuminata dallo spirito-guida dei Monster Magnet. Per il sottoscritto Money for soul è uno dei dischi garage più belli ed eccitanti degli ultimi tempi. Il merito è anche di Lars Krogh e della sua pionieristica label Bad Afro, diventata ormai un punto di riferimento cardine della scena garage e punk scandinava.

Gabriele Barone

BARNACLED / 6 / Corleone

Un altro dei gruppi che aspettavo al varco con impazienza. Una formazione di Providence col prode Nicotina alla chitarra elettrica e Alec Redfearn alla fisarmonica, più basso, batteria, Jason McGill al sax e un ubiquo Frank Difficult agli electronics con un interplay impressionante, un livello compositivo altissimo e una freschezza difficile da castrare anche in studio. Il cd presenta sette composizioni e sei improvvisazioni, tutte bilanciatissime e, giusto per intendersi, cittadine di quella terra di nessuno che sta tra il beefheart, il circo, il freeformrock’n’roll e il muscolo. Una menzione particolare per Five Feet From Home di Nicotina (titolo anche del suo prossimo album solista registrato con The Legs) e per France Attacks di Redfearn, un pezzo da 13 minuti che ha più idee di tutta la discografia skingraft messa insieme. Il consiglio di mettervi sulle tracce dell’album mi sembra superfluo. info: www.corleonerecords.com

Jacopo Andreini

BARTOK / Few Lazy Words / Santeria - Audioglobe

Ritornano i varesini Bartòk, autori di quel "The finest way to offend you" decisamente fuori dagli schemi e che richiamava alla mente sia i Clock DVA sia certe cose dei New Wet Kojak, ma è la strumentazione a colpire di più: piano, violoncello, basso, batteria, qualche sampler, la voce profonda di Roberto Binda, niente chitarre. Questo secondo disco segue il percorso segnato in precedenza, cambiano le proporzioni (il violoncello è maggiormente in primo piano), c’è qualche ospite (Giulio Favero degli ODM in "Walking my blues away" ma a dire il vero quasi non si riconosce, e il duo Q in un paio di pezzi), e la musica appare concettualmente più "gotica". In alcuni episodi si cerca di sviluppare meglio la trama sonora, come in "Double spoiling" e "Sure", composizioni vivaci e ariose, ma altrove il risultato non è convincente. Un gruppo dalle enormi potenzialità i Bartòk, ma in attesa del loro disco definitivo meritano comunque attenzione.

Italo Rizzo

BASEMENT / S/t / Autoprodotto

A luglio i milanesi Basement - Francesco Salteri (campionatore, turntables, voce), Vincenzo Specchi (sintetizzatore, effetti, tastiere) e Leonardo Graffeo (batteria, campionatore, effetti) — cercheranno di attirare l’attenzione degli spettatori di ArezzoWave, visto che sono uno dei due gruppi lombardi selezionati per suonare sul palco pomeridiano della rassegna toscana. Intanto hanno attirato la mia di attenzione con questo demo (8 tracce, 40 minuti circa) ottimamente prodotto e ricco di spunti interessanti. Dopo le onde elettroniche dell’"Intro" si parte alla grande con "Astronautica (sidereal version)", dove l’intuizione del pezzo di partenza - un countdown spaziale che lancia in orbita satelliti ritmici - viene portata alle sue estreme conseguenze attraverso tagli sonori e intrusioni rumoristiche. La traccia numero tre, intitolata "East-side dub", mette la batteria in bella mostra e sposta il baricentro del suono verso un dub di stampo mediterraneo: siamo quasi dalle parti dei 24 Grana, se non fosse per quella imprevista scia psichedelica che attraversa dall’inizio alla fine il pezzo facendolo fluttuare in una dimensione onirica. In "Nuovo mondo" prendono corpo incubi gobliniani, mentre "La storia" amplifica l’attesa che precede la cavalcata spazio-temporale della già citata "Astronautica". Gli ultimi due pezzi esplorano invece il versante ambient della musica dei Basement, passando dagli accenti lirici di "Lagos" (molto bella…) agli attriti digitali di "Pioggia sul cemento". Se in futuro i Basement riusciranno ad amalgamare tutti gli elementi del proprio background, ancor più di quanto già facciano adesso intendo, allora nulla impedirà loro di diventare un gruppo con la G maiuscola.Contatti: basement1@infinito.it

Guido Gambacorta

BLACK EYES / Black Eyes / Dischord

Già mi vedo i volti di tutti quelli che leggeranno questa recensione, tutti col dito puntato contro i Black Eyes a gridare: e basta con questa nuova new wave, basta con gli epigoni di Gang Of Four, Contortions, Pop Group. Già ci siamo sorbiti le prove di Liars, Giddy Motors ed El Guapo, cos’altro avranno da dire ora sti Black Eyes che non è stato già detto? Ok, ammetto che io, da consumatore, appena saputo che la Dischord battezzava il debutto degli ennesimi "figli del ‘78/79 ho storto un pochino il naso, e considerando che nell’ultimo periodo la funk/wave è stata al centro di molte uscite discografiche, il mio avvicinamento ai Black Eyes è stato un po’…. Prevenuto, ma, man mano che mi avvicinavo a questi nuovi protetti di McKaye, l’interesse incominciava a salire: perché questa sensazione? Dando un'occhiata alla line up noto la presenza di due batterie e due bassi, quindi ritmo elevato al quadrato, priorità assoluta ad un groove di chiara matrice bianca che prende sia dalle evoluzioni del Pop Group che da certo hip hop old school algido (Beaste Boys).La partenza di "Someone Has His Finger Broken" e "A Pack Of Wolves" paga dazio ai padri Fugazi (che comunque non hanno mai nascosto il loro amore per gruppi come Gang Of Four), ma, nell’andare avanti, è il ritmo forsennato a prevalere: "Speaking In Tongues", "King Dominion", "I Confess" hanno la carica della migliore….dance/punk!!!???, ebbene si, coi Black Eyes la collisione tra la scuola nera della dance e quella bianca del punk genera un ibrido che, i Liars ad esempio, a stento riescono ad immaginare, battendoli sullo stesso terreno. Con i Black Eyes si ha la sensazione che il revival della new wave arrivi ad un punto di non ritorno, difficile fare meglio di questi trentuno minuti, andare oltre significherebbe sfiorare il ridicolo.

Gianni Avella

BLACK KNIGHT / Master Of Disaster / Cult Metal Classics

Davvero preziosa l’ opera di riscoperta portata avanti dalla Cult Metal Classics, label greca che è effettivamente andata a recuperare alcuni fra i titoli più rari e richiesti nelle liste dei collezionisti di mezzo mondo. Stavolta è il turno dei canadesi Black Knight, quintetto di Vancouver attivo intorno alla prima metà degli anni ’80 ed autore finora di un unico 5-tracks Ep (autoprodotto - 1985), di cui questa ristampa ripropone titolo, artwork e contenuto con l’ aggiunta di ben 6 pezzi inediti. Il sound dei B.Knight non presentava nulla di miracoloso ma era tuttavia un pregevole punto di incontro fra le cavalcate in stile n.w.o.b.h.m., con tanto di armonizzazioni maideniane in bella evidenza, e le ferali cadenze epico/orrorifiche dei Black Sabbath di ‘Heaven And Hell’, il tutto con uno spiccato gusto per la melodia sottolineato dalle interpretazioni, grintose ma eleganti, della singer Lori Wilde. Il songwriting è fresco ed accattivante come ci si aspetta dalle migliori produzioni anni ’80 ed emergono inoltre alcuni picchi notevoli come la plumbea ‘Aaraigathor’ (cantata dal bassista Glenn Hoffmann) e, sorprendentemente, la maggioranza delle bonus-tracks, a mio avviso assai più epiche ed efficaci del materiale tratto dall’ Ep. Per finire un booklet curatissimo, completo di foto, biografia, testi e commenti ad ogni song, rende l’ acquisto di questo Cd ancora più appetibile, ma affrettatevi perché si tratta di un’ edizione limitata a 500 esemplari (anche se ne dovrebbe esistere pure una tiratura ridottissima in vinile).

Salvatore Fallucca

BUGO - ONQ / Split" / Ouzel

Carina l’idea del cd 3" per questo split uscito per la piccola ma attivissima Ouzel, a confrontarsi troviamo due cantautori, nell’accezione più ampia del termine, ognuno alle prese con un brano del "collega" e con la versione originale del proprio pezzo. Nel caso di Onq viene scelta "Reset", che nell’originale, tratta da "The supreme weight", è un pezzo veloce e darkeggiante; Bugo la trasforma in una dolente litania blues e la canta in italiano (diventa così "Cancellami") mentre Onq ricambia il favore con "Paranoia" tratta da "La prima gratta", trasfigurandola in un brano talmente cupo e carico di spleen da dare i brividi. E’ strano ma in entrambi i casi le cover mi sembrano superiori agli originali! L’esperimento dunque è riuscito, speriamo ce ne siano altri! Contatti: web.tiscali.it/ouzel

Italo Rizzo

CODS / Sperochettùstia / Mexicat

Il gatto col sombrero viene a far visita alla redazione di Succoacido portandoci in dono il secondo album dei CODS, delicatissima perla musicale interamente cantata in italiano. Attenzione a questa etichetta: la Mexicat di Gattociliegia vs Il Grande Freddo ha coraggiosamente deciso di non affidarsi ad una produzione costante, procedendo decisamente controcorrente rispetto alle soffocanti logiche di mercato. Con somma intelligenza si è stabilito di produrre solo quando necessità artistiche lo richiedono. Un bene, decisamente un'ottima scelta, complimenti.Questo disco giunge come una grossa e piacevole sorpresa per tutti coloro che credono fermamente nella possibilità che la musica italiana possa riabitare gli originali spazi sonori che si meriterebbe. Registrato in maniera eccelsa (si sente perfettamente nelle Nautilus come nelle cuffie Trevi regalate con un detersivo locale), il disco è una luce molto forte che apre l'oscurita della musica italiana ed illumina, senza soluzione di continuità, lo spazio sonoro, dando l'impressione di conquistare con ogni suo brano l'attenzione di chi ascolta. La dissociazione chimica di quella bestemmia che vuole la musica cristallizzata in forme chiuse e vecchie trova soluzione in questo splendido cd. Non capisco il senso di dover necessariamente avvicinare i Cods agli Avion Travel o ai vecchi Csi o addirittura alle strutture liriche dei primissimi Ustmamò (a proposito, un minuto di silenzio in onore di questo grandioso gruppo), ho addirittura sentito paragoni con Sergio Cammariere o Vinicio Capossela; i Cods sono i Cods e basta, vi assicuro che posseggono un'impronta personale degna di rispetto. E' possibile avvicinare i Cods a qualunque altro gruppo esistente sulla faccia della terra, gli accostamenti sono un esercizio di retorica vecchia come la parola, ma che rende personalmente difficile l'affermazione di un gruppo e rischia di proiettarlo come ombra artistica di altri fenomeni musicali più famosi. Ripeto: i Cods sono i Cods e basta, siete tutti invitati a provarlo di persona; sono soldi ben spesi, non ve ne pentirete. Info: www.gattociliegia.it

Daniele D'Alia

CPT. NICE / Onde Radio / Autoprodotto

Five…Four…Three…Two…One…E decolla la navetta spaziale dei Cpt. NICE, band fiorentina suggestionata da un immaginario fantascientifico, come si evince facilmente dal nome del gruppo, dai contenuti delle liriche cantate in italiano e dal disegno di copertina di questo demo registrato nel novembre 2001. A bordo della navetta due tracce di space-pop psichedelico ("L’invasione", "Onderadio") innocenti e sostanzialmente innocue. Un po’ più interessanti i due pezzi ("Y?" e "Microscopica") scelti per rappresentare i Cpt. NICE nella Compilation del Rock Contest 2002 (concorso fiorentino per gruppi emergenti nel quale i nostri si sono classificati al secondo posto) e quindi saranno le prossime missioni spaziali a dirci dove potrà mai atterrare l’astronave dei Cpt. NICE. ...contatti: sonicboom@infinito.it

Guido Gambacorta

DAEDELUS / The Houseold Ep / Eastern Developments

Daedalus è un polistrumentista californiano che con le nuove tecniche e tecnologie per registrare in casa usando il PC come uno studio (una rivoluzione che sta avvenendo adesso) ci sa fare benissimo e che campiona a tutto spiano sè stesso alle prese con le più svariate fonti sonore (spazia dalle drum machine analogiche ai clarinetti a chissà cos’altro). Completamente sbalestrato, mi sa che sta come lo ritrae la copertina del suo EP: piccolo piccolo, perso nella sua stanza tra mille strumenti e microfoni col monitor del PC che gli sorride e gli fa l’occhietto. Dire che la sua sensibilità eclettica è sconfinata e che può andare in infinite direzioni cambiando senso e verso ogni 10 secondi è più o meno, semplificando un pochino, la verità. Io mi ci si sono trovato un po’ disorientato. Questo è un EP che pare servire da palestra e/o da vetrina per le proprie capacità che in effetti sono mostrate. Vedremo in che direzione andrà e se sarà accompagnato da una più urgente espressività da comunicare. Di questi tempi comunque non sarà difficile combinare le doti di taglia e cucincolla con quelle di compositore. Chissà però come e cosa verrà messo a (l) fuoco…Detto questo sarebbe curioso sapere come viene accolto questo Daedelus in quel di Tokioosaka.

Giovanni Vernucci

 


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