E’ una ragazza. Viene dal Midwest. Ha occhi grandi, dolcissimi. Ama le camere. Colora le camere (di suoni). E vuole stare nell’arte. Persa nell’arte. La ricordate? suonava il basso nei Rodan… Rusty, primo disco ove il giocattolo rock alza la testa e vuole farsi ‘romantico’ - Sturm Und Drang del rumore, dalle parti di Louisville hanno imparato tutti, da Ian Williams ai Gastr Del Sol… Il caos di emozione e intelletto, epopea di vibrazione elettrificata, orgia disumana di dolcezza ed urto, urlata-parlata-urlata. Slint e Rodan, monoliti neri – rapida sequenza di lampi, capace di cambiare un mondo. Tara passerà ai Sonora Pine, poi all’indie-country delle Retsin. E dopo, silenzio… Nel 2000 il ritorno… lo stupendo Peregrine, la carriera solista… Tara cantautrice neo-folk? Tara dolcezza indie atmosfera? ‘Peregrine’ e il recente ‘In The Sun Lines’ indicano soltanto talento destinato a crescere. Camere, Colori. Lasciatela nell’intimità. Lasciatela nell’arte.
SA: Nei tuoi dischi solisti la tua musica è più vicina ad una forma folk-cantautorale, mentre nei dischi con le tue bands (specialmente nei primi tempi) la tua musica era più dura, più vicina al rock... Quali differenze hai incontrato registrando musica in una band e facendo dischi da sola?
TJO: Non direi che la mia musica sia Folk Music, anche se ne ascolto parecchia. Nelle varie bands in cui ho militato scrivevo varie parti ed arrangiamenti. Ora scrivo pezzi quasi finiti, poi chiedo ad altra gente di aiutarmi quando non posso suonare un qualche strumento - come il violino - oppure quando un pezzo richiede ancora qualcosa che io non posso dare o non posso identificare. Col progetto solista riesco a coinvolgere un numero maggiore di persone, in contrapposizione alla cerchia ristretta delle band. E così c'è più colore. C’è una gran varietà di rock che popola il mondo.
SA: Nel tuo ultimo disco ho notato un interesse preponderante per 'atmosfere' e 'soundscapes' piuttosto che un’attenzione rivolta alla grammatica classica del pop. Qual è la funzione della tua musica? qualcosa di vicino a sonorità ambient da sottofondo, oppure musiche rilassanti in stile new-age (alcuni ti hanno addirittura paragonato ad Enya...) o soltanto un nuovo modo di fare cantautorato americano?
TJO: Riguardo ad Enya non penso ci siano similitudini tra noi due. Io creo atmosfere perché queste possano esistere entro le canzoni, ma essenzialmente faccio canzoni ben definite. Poi al di là della canzone e della sua atmosfera - nella struttura del pezzo - c'è uno spazio libero, fatto per suonare, per improvvisare, non per ripetere una parte già pronta e ben studiata...
SA: Sappiamo bene che hai militato in una delle più importanti e influenti bands underground dei 9o's, i Rodan. Da quella band nacquero altre importanti formazioni (Jo44, Rachel's, Sonora Pine). Ad ogni modo quei tempi sembrano molto lontani... Ho ascoltato il nuovo album di Mueller-Noble (Shipping News), e mi è parsa mancare la voglia di creare ed esplorare nuove forme musicali, cosa che accadeva invece nei loro primi dischi. Pensi che la scena di Louisville si trovi in una sorta di impasse creativo, o che sotto sotto qualcosa stia per venire fuori?
TJO: Bene, Louisville è la città da cui proviene tutta la gente di cui parli, ed è lì che a tutti noi è capitato di registrare le prime volte. Ma non è che io o gli Shipping News siamo parte della 'scena di Louisville'. Ci sono bands locali che formano la scena, e che sfortunatamente non sono ascoltate al di fuori del Kentucky. Le bands che hanno raggiunto l'Italia erano parte di una scena soltanto una volta, ma poi tutti siamo invecchiati, distaccandoci e occupandoci ognuno in altri progetti. Penso che la musica si trovi in molti casi ad un impasse creativo. Io ho sempre fatto di tutto perché questo non mi accadesse. Quelle vecchie bands sono ormai molto lontane da me, e se non provassi a cambiare continuamente dovrei poi ritrovarmi io stessa in un personale impasse musicale.
SA: Sei la prima persona americana che intervisto dopo i fatti dell'11 settembre... So che hai vissuto a New York (e forse ci vivi ancora...), e volevo chiederti che cosa pensi della situazione politica attuale. Riguardo alla musica, il tuo genere di rock è molto intimista, poco vicino alla politica e ai problemi sociali, così come larga parte dell'underground americano degli anni ‘90 e del post-rock in particolare. Non pensi che una crisi socio-politica di vaste proporzioni possa portare i musicisti underground a cercare di dare col rock un messaggio 'politico' (come in parte accadeva negli 8o’s)?
TJO: Sì, ho passato molto tempo a New York, anche lavorando nel WTC (innaffiavo piante). I miei amici vivono ancora lì e i collaboratori della mia band hanno visto le torri crollare proprio dalle loro finestre. Naturalmente siamo parecchio scossi dalla situazione. Su una scala più vasta, è una cosa interessante essere un americano oggi. Tutti i miei conoscenti che già da prima erano interessati a questo genere di cose sapevano dell’ingenuità generale e dell’isolamento in cui ci stavamo ritrovando. Ora anche gli americani possono capire ciò che buona parte del mondo ha dovuto affrontare in questi anni. Questo governo ignora il fatto che la sua stessa condotta sia stata responsabile di azioni che hanno fatto provare ad altre nazioni ciò che la nostra sta provando ora, anzi forse qualcosa di peggiore. Così ora il clima sta cambiando, ma non so a cosa ci porterà.
SA: La mia musica prende vita da un’esperienza introspettiva, ed è più vicina all’arte e ad un tipo di messaggio intimista piuttosto che a qualche idea sociale o politica. Non riesco a immaginarmi un cambiamento di questo tipo. E comunque non penso di trovarmi in un vuoto totale a livello di liriche... Molti dei miei pezzi sono reazioni a molti dei problemi contro cui si scagliano le varie bands…
Recentemente mi spaventava l’idea di dover fare un tour in Europa dopo gli eventi di New York. Poi ho compreso – grazie all’aiuto di un amico – di appartenere ad una nazione di artisti e gente sbandata, e che piuttosto varrebbe la pena fare un tour in un luogo come la Croazia e suonare la mia musica per quel popolo. Potrei pure starmene a casa e scrivere qualche canzone realmente predicatoria su come le persone dovrebbero trattarsi l’un l’altra… ma una delle maggiori responsabilità come artista è condividere la mia arte con altri. Ho iniziato a fare uscire la mia musica da camera mia soltanto e unicamente perché ero spinta da altri che lo facevano, e la loro musica riusciva a cambiare la mia vita. Così l’unica cosa che potrei fare con la mia musica è questa. Potrei studiare e tornare di nuovo ad essere politicamente impegnata, ma mi sembra che ciò che ho da offrire non sia un’altra opinione, ma un mio punto di vista su ciò che faccio, sulla musica, che potrebbe raggiungere qualcun altro e pareggiare il dono che mi è stato fatto…
SA: Le tue canzoni hanno una struttura particolare... qual è il processo che porta alla creazione/registrazione dei pezzi?
TJO: Prima scrivo una semplice canzone sulla chitarra, poi uso altri strumenti per rafforzarne il suono, poi creo l’atmosfera adatta ad essa, e poi ci sono domande che ancora non trovano risposta…allora lascio che questa risposta venga data dalla registrazione e dai musicisti che chiamo a suonare…
SA: Quanta improvvisazione c'è nel tuo ultimo album?
TJO: E’ accaduto che per molte parti suonate si trattasse di sovraincisioni non programmate. E’ ciò che ho fatto suonando la chitarra. Il batterista, i chitarristi e il pianista non conoscevano molto bene i miei pezzi, così le hanno suonate e io le ho registrate. Potrei chiamarla ‘improvvisazione’, ma è qualcosa di più vicino a un ‘feel’ spontaneo suonato da musicisti molto fluidi e versatili. Poi ci sono stati un paio di pezzi scritti mentre cazzeggiavo, tipo in 10 minuti...E così ci sono state pure piccole sorprese inaspettate, rivelazioni e incertezze pianificate…
SA: Quali sono le tue principali influenze per i dischi solisti? Se ti dicessi i Gastr del Sol? e i Low?
TJO: Non ascolto molto né i Gastr del Sol né i Low, anche se sono amici, e conosco bene la loro musica. Penso di riprendere qualcosa qua e là dalla musica attuale, ma a dire il vero non ne ascolto tanta. La più grande influenza per tutta la mia musica è Joni Mitchell. Ho anche ascoltato un sacco di musica brasiliana dei 60’s, vecchia folk music americana, Brian Eno, Tim Buckley, certo Jazz. Ci sono un sacco di stili che ascolto, ma le mie influenze maggiori derivano da grandi arrangiatori e dai musicisti più espressivi.
SA: Riguardo ai Rodan, quanto sono stati “originali” come band post-core, e quanto hanno ripreso dagli Slint? Che cosa ricordi di quando suonavi con Jason Noble e Jeff Mueller, e chi era il musicista più carismatico e creativo in quella band?
TJO: Ai tempi pensavo che fossimo molto più originali di quanto lo eravamo veramente. Non ascoltavo troppo gli Slint o le bands di quel periodo mentre scrivevamo le canzoni. Cosa che non è realmente accaduta fino a quando non abbiamo iniziato ad andare in tour. Non potrei comunque dire quanto di quelle bands Jeff e Jason hanno portato nella nostra musica. Penso abbastanza poco. Ricordo che suonavamo moltissimo. Non c’era davvero nient’altro da fare. Abbiamo passato un sacco di tempo studiandoci le canzoni ed era qualcosa di davvero grande, era la prima volta che collaboravo con qualcuno. Avevo appena compiuto 19 anni quando iniziammo a suonare. Sono sicura che eravamo una specie di cellula dal carisma giovane e irrispettoso. Ora sono di sicuro la più creativa di tutti loro, sì, definitavemente. È certo, a qualsiasi costo.
SA: Che ne pensi del web e della possibilità di vendere musica via internet?
TJO: Penso che le major saranno probabilmente danneggiate dal commercio di musica online, e dalla masterizzazione dei CD a casa. E’ grande. Entro la mia piccola sfera di competenze mi sembra che le persone che conoscono il mondo musicale provino a supportare tutto questo, così non sento alcuna minaccia reale da tutto ciò se fatto in modo buono. E’ tutto così nuovo e le restrizioni sono soltanto state imposte allo stesso modo in cui si doveva stabilire una certa ‘etica’. Penso che dovresti fare la stessa domanda alla mia amica Jenny Toomey (Tsunami, Simple Machine Records). Ha dato vita a questo progetto chiamato ‘The Future of Music Coalition’. Sta lavorando per far sì che si abbia la sicurezza di non venire truffati e derubati dal cyber world…
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