Sono nella mia cucina alle 2.30 del mattino in compagnia di Rachel Grimes, pianista e pilastro portante del progetto Rachel's, da poco reduci da un lungo tour europeo. La band, questa volta in trio, ha presentato per la prima volta per intero, lo splendido secondo lavoro "Music for Egon Schiele". Scambiamo quattro chiacchiere!
S: Ciao Rachel!
R: Ciao!
S: Qualche domanda su "Music for Egon Schiele": prima cosa, com'è nato il progetto? So che ha qualcosa a che fare con il teatro, ma se vuoi spiegarci meglio...
R: Una compagnia di teatro che lavorava a Chicago da diversi anni e con la quale io avevo collaborato in diverse produzioni mi chiese di partecipare a questo progetto chiamato appunto "Egon Schiele" basato sulla vita del noto pittore viennese, eseguendo delle musiche che fossero contemporanee del periodo dell'artista, come Satie, Debussy, Schoemberg o Ravel; la prima produzione fu però cancellata e così automaticamente ci fu più tempo per lavorarci su ed io stessa parlai al produttore della possibilità di scrivere di sana pianta della musica, sempre sull'impronta contemporanea di Sciele. La produzione fu entusiasta dell'idea e, a lavoro compiuto, la performance fu eseguita per due settimane a Chicago e furono in molti a vederla, compresa molta gente che lavorava o aveva a che fare al tempo con la Touch and Go. Jason Noble (Rodan, Shipping news, Rachel's) fu particolarmente entusiasta della musica e mi chiese di lavorare insieme con lui…da qui il secondo atto Rachel's!
S: Il rapporto che intercorre tra i brani di m.f.E.S ed i dipinti è molto forte e suggestivo: in che modo hai concepito la musica?
R: Ci sono diverse cose che mi hanno influenzato nello sviluppo della musica: ovviamente i dipinti sono stati fondamentali, ma anche la coreografia dello spettacolo mi ha aiutato a decifrare al meglio le atmosfere delle "songs"; fondamentalmente ci sono cinque momenti chiave che riassumono quelli fondamentali della vita di Schiele, diversi tra loro ma connessi da un unico filo conduttore, quello cronologico, che determina poi l'identificazione della musica con la vita del pittore.
S: Un'altra domanda sul tuo modo di scrivere la musica, é qualcosa che mi ha sempre particolarmente interessato: quando componi quanto la tua musica è influenzata dai tuoi sentimenti del momento?
R: Dipende totalmente! (ride) … tutti i giorni, quando mi siedo al piano e suono, magari improvvisando, ciò che produco è assoluto frutto delle mie sensazioni, di ciò che sento in quel momento, e cerco di esplorare quanto più possibile queste sensazioni, al fine di trarre il massimo da quella particolare situazione "sensitiva"; quando invece ho un'idea precisa, qualcosa su cui voglio lavorare, su cui ho già gettato una base, cerco di svuotarmi totalmente e concentrarmi esclusivamente sulla mia idea...quindi dipende!
S: In ogni caso credo che la cosa più importante nell'atto della composizione sia la genuinità della musica che ne viene fuori, l'esatto tramite tra sensazione ed espressione, ciò che rende una musica "pulita", senza essere, insomma, troppo "post-prodotta"!
R: Certo!sono d'accordo, non ti nascondo però che dopo essermi aperta del tutto,ricerco anche la pura qualità della melodia,sondando le soluzioni che mi convincono di più,che mi sembrano più belle!
S: Mi sembra giusto! Dopo m.f.E.S. hai iniziato a lavorare sul progetto Rachel's con diversi altri musicisti tra cui il già citato Jason Noble e Christian Frederickson (viola in tutti i lavori di Rachel's e arrangiatore della sezione archi in "Standard lp" dei For Carnation). Mi sembra che ogni vostro lavoro sia in qualche modo diverso dagli altri, un viaggio a parte, pur conservando attitudini simili; credo però che con "Selenography"abbiate chiarito la vostra direzione, che abbiate raggiunto l'esatta fusione tra correnti sonore differenti tra culture differenti, un equilibrio quasi perfetto!Sono convinto che questa sia la chiave di lettura per decifrare l'esatta espressione della musica nel ventunesimo secolo!
R: Vedi, questo è quello che, credo, accada nel mondo, e sicuramente accade nel mio paese: tu ricevi influenze da ogni parte del globo, da ogni cultura, e il miglior modo per sfruttare questo flusso d’informazioni non è certo quello di rifiutarle tutte o incanalarsi in una soltanto, convincendosi che sia quella corretta ed assoluta!Bisogna farle tue e rileggerle a modo proprio, senza appunto prediligerne una anziché un'altra. Credo quindi sia importante comprendere dove il mondo si trovi adesso; ad esempio: se la tecnologia (un tipo di cultura moderna) ha ormai da tempo preso la parola, perché metterla a tacere? E' anch'essa espressione d’oggi...è importante! In questo modo risulta anche meno problematico scambiarsi informazioni tra culture differenti, e la nostra musica penso rifletta quest’esigenza di "fusione"culturale al dispetto della disgregazione che la società produce.
S: Ed in che modo avviene tutto questo all'interno della band?
R: E' assolutamente un procedimento spontaneo! (SORRIDE) …ognuno dà qualcosa, ognuno riceve qualcosa! E'questo il nostro modo di lavorare: dieci persone esprimono un concetto, diverso l'uno dall'altro, e l'idea globale si forma proprio dall'insieme delle singole diversità, peculiarità tipiche d’ogni individuo, frutto di un'intenzione comune, ma scaturita da approcci ad essa diversi!
S: In merito alla nuova avventura di Rachel's con gli amici Matmos, è uscito quest'anno in singolo che presenta un brano, Full on Night, tratto dal vostro primo lavoro in studio "handwriting", in duplice versione: riarrangiato da voi in una e rivisitata dai Matmos in un'altra; com'è nata questa strana collaborazione?
R: Beh, Jason è molto amico di Drew Daniel (Matmos appunto) fin dai tempi del liceo; durante il nostro primo tour americano Drew diede una cassetta con i primi lavori a nome Matmos che a noi piacquero moltissimo! L'incoraggiammo a mettere fuori quel lavoro e dopo un pò di tempo si presentò l'occasione di lavorare insieme: pensammo di accostare ad alla versione di full on night riarrangiata da noi un’altra versione riletta in "chiave Matmos"; il risultato fu ovviamente molto diverso dall'originale, ma presentava gli stessi elementi della versione originale! E' come se avessero preso gli stessi ingredienti della torta e ne avessero fatta una diversa!
S: Onestamente che cosa hai pensato la prima volta che hai ascoltato il brano?
R: Beh, sinceramente che era...diverso! (ride) …all'inizio ero un pò disorientata, pensai in un primo momento che le due cose non potevano in nessun modo andare insieme. Poi pensai all'In e allo Yang: due parti che pur essendo diametralmente opposte si completano a vicenda, ed, in effetti, sembrava che per essere più efficace l'una avesse bisogno dell'altra!
S: Bene quali progetti per il futuro?
R: Oh, non chiedermelo! (ride) …Sinceramente non so, credo che la cosa davvero importante sia il presente, ed allo stato attuale il nostro obiettivo sia quello di continuare a scrivere musica e collaborare con molte altre persone cercando così di
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