Da quando abbiamo saputo della data bolognese dei Fall siamo stati combattuti tra la voglia di intervistare il loro storico leader, ed il timore di avere una brutta esperienza con il medesimo, essendo a conoscenza del suo pessimo carattere e delle storie che lo hanno visto protagonista di violenti scontri con i giornalisti. Per fortuna è stata la nostra curiosità, mista alla faccia tosta, a prevalere. Sperando di beccarlo durante il soundcheck siamo andati nel pomeriggio ma lo abbiamo perso di un soffio, era rimasto nella sala solo per cinque minuti, giusto il tempo di controllare che il microfono funzionasse e andar via. Ci siamo però messi d’accordo con il loro manager per un’intervista dopo il concerto.
Lo show è stato esaltante. Gli attuali membri della band sono più giovani di quanto ci saremmo aspettati, tutti intorno ai trent’anni. Iniziano a suonare nel classico stile del gruppo: rozzo, violento e ripetitivo, mentre una figura bassa e bruttina, vestita con una giacca di pelle, si fa avanti tra il pubblico per salire sul palco e cominciare a cantare, o meglio, a biascicare un fiume di parole di difficile comprensione, con strepitosa disinvoltura da musicista ormai navigato. Inutile negarlo, Mark E. Smith ha circa cinquant’anni, e se non fosse per il modo di vestire li dimostrerebbe tutti, ma questo sulla musica non ha nessun effetto. Forse anche grazie al contributo degli altri musicisti, i Fall suonano sorprendentemente moderni, la timbrica degli strumenti è sporca e dal notevole impatto, simile a quella di tante indie bands odierne (molte delle quali, d’altronde, sono state parecchio influenzate dal gruppo di Manchester), i pezzi però mantengono quelle caratteristiche (semplicità delle strutture, ossessiva reiterazione di melodie sghembe, peculiare uso della voce) che hanno reso unici i dischi dei Fall. Il repertorio proposto comprende per lo più i pezzi dell’ultimo album, ma non mancano alcune chicche del passato, tra cui “I am Damo Suzuki” e la strepitosa “Mr Pharmacist”. L’impatto e l’energia del gruppo avrebbe molto da insegnare ancora oggi, dopo più di venti anni da quando tutto cominciò.
Finalmente arriviamo nel backstage, ancora eccitati per il concerto, dove troviamo un Mark Smith incredibilmente cordiale, il quale ci fa accomodare accanto a lui. La prima cosa che realizziamo è che le voci sulla sua indisponenza sono quantomeno esagerate. Lui è visibilmente alterato e siede in modo veramente bizzarro sulla sedia, a questo punto, fatte le presentazioni, e mostratagli la fanza, che sembra apprezzare, iniziamo con le domande...
SA: Recentemente abbiamo riletto una vecchia intervista ai Birthday Party, realizzata nella metà degli anni 80, nella quale N. Cave affermava che i Fall erano l’unica band interessante nell’Inghilterra di quel periodo. Cosa ricordi di quei tempi?
M: Quasi nulla in verità. Non mi piaceva la musica di quel periodo, è per questo che i Fall iniziarono a suonare.
SA: C’è invece qualche band della scena attuale che ti piace?
M: Fanno tutte schifo, a voi piace qualcuna?
SA: Sì, i Mogwai. In particolare i loro primi due album: non sono male.
M: E’ vero, loro sono scozzesi. C’è qualcosa d’interessante da quelle parti. Quando i Mogwai hanno iniziato li ho visti suonare a Manchester e mi piacquero molto, ma ora mi sembra prestino troppa attenzione alla produzione.
SA: Siamo d’accordo allora. Stasera avete suonato un pezzo intitolato “I am Damo Suzuki” tratto dall’album “This Nation’s Saving Grace”. Che influenza hanno avuto i CAN, ed il Krautrock in genere, sul tuo modo di fare musica?
M: Hanno avuto abbastanza peso, quando avevo la tua età, nel ’75 circa, era l’unica buona musica in circolazione. Per il resto non credo di essere stato influenzato da altro.
SA: Sarebbe corretto dire che, in un certo senso, l’idea di “ripetizione” tipica del suono dei Can sia stata ripresa dai Fall?
M: Sì, è esatto.
SA: Bene…molti dicono che i Fall sono Mark E. Smith, probabilmente perché sei sempre stato il leader della band e l’unico membro costante di svariate formazioni. Cosa diresti in proposito?
M: Non sono d’accordo, i Fall sono un complesso insieme di parti. Molti pensano che io sia una specie di tiranno, ma non è così. Tutto sta nel dare a ciascuno il proprio spazio
SA: Hai qualche opinione sull’attuale situazione politica europea? Sei a conoscenza dell’attuale governo di destra italiano?
M: Destra? Pensavo ci fosse aria di sinistra in Italia, credevo ci fossero i comunisti! Comunque questo non mi sorprende, è la solita vecchia storia, una generazione vota a sinistra e quella dopo a destra.
SA: La situazione è mutata con le elezioni della scorsa primavera, non ti sorprende che il nostro primo ministro ed il vostro, Tony Blair, che è un laburista, vadano d’accordo?
M: Blair è uno sfigato idiota! Va in India, in Pakistan e in Afghanistan mentre il Regno Unito collassa. Gli ospedali sono lasciati a loro stessi e stanno cadendo a pezzi, questo solo per dirti una cosa.
SA: Crediamo che in questi anni ci sia stata una quasi totale assenza di movimenti controculturali, non c’è alcun senso critico, soprattutto tra i giovani. Solo recentemente si sta muovendo qualcosa in questo senso. Qual è il ruolo degli artisti in questi casi? Dovrebbero mandare dei messaggi atti a smuovere le coscienze delle persone?
M: Questa è una cosa interessante cui pensare…si potrebbe lanciar loro dei messaggi o prenderli a calci in culo! Molto spesso la gente non desidera pensare, non sono intelligenti e non vogliono esserlo. In realtà, rispetto al passato, la situazione non è cambiata poi molto. Quando ero più giovane la gran parte della gente si faceva comunque lobotomizzare dalla TV e dalla stampa più scadente.
SA: Hai delle opinioni sul movimento No Global?
M: Sì, sono una massa di fottuti drogati che non combinerà mai un cazzo ed è convinta che gente come Bono o Paul McCartney possa farlo. Sono degli illusi.
Old Admin control not available waiting new website
in the next days...
Please be patience.
It will be available as soon as possibile, thanks.
De Dieux /\ SuccoAcido