Genova è un porto di mare, si sa. In tutti i sensi. Materie che si intersecano, o meglio che si scontrano producendo Fragorosi Dissensi…Ultra mediatizzata, i Fatti di Genova, il Sangue di Genova, flash back e flash forward di una vacuità psichica senza precedenti nel Totem Catodico. Quasi un Omphalos…E non tutto avviene per caso. O meglio, è un concorso d’intensità a presiedere, nella particolare contingenza, alla produzione non solo di Martirio e Sangue, così come ad ognuno conviene auspicare entro un’ottica contro la decadenza. Il nostro modesto consorzio ha assistito in questi strani giorni a ben altro Fragore Creativo. Dal marasma informe del panorama italico in fatto di culture/musiche va delineandosi-anzi è già qui!-la sagoma di una stella danzante. Casi, si diceva. E’ un caso che il mondo crolli sotto il peso delle sue certezze? E’ un caso che Rosso chiami Rosso, quasi un implicito invito dell’empatia? Fortuito o meno, -chiedendo venia per le irriverenti analogie volute!- sarebbe inopportuno anche il solo prefigurare che in Italia un’etichetta produca, nello stesso atto del suo nascere, quattro dischi assolutamente notevoli, non solo per qualità intrinseche nel discorso musicale, ma anche e soprattutto per l’alto grado di permeabilità mercantile. Ma questo avviene…Questa è l’italica Loretta Records alla quale ci va di tributare il nostro assenso per gli sforzi conseguiti e per le scelte editoriali perseguite. Semplicemente loro ci hanno invitati a questa Festa del Creato ex nihilo, noi abbiamo accettato gioendo come si conviene al buon convitato!
J: Lorettini, che ne dite se facciamo un po’ di protostoria?
La Loretta Records nasce nel 1998. Lo scopo era quello di riunire sotto lo stesso tetto virtuale di un sito internet, gli mp3 di alcune band che suonassero una tipologia di musica più o meno lo-fi e categoricamente in lingua inglese. L'idea era nell'aria da tempo ma fu effettivamente realizzata nel '98 quando Gian ed Angela, dopo aver ascoltato un demo tape di una one man band denominata Smou, decidono di realizzare questo sito. L'idea del nome dell'etichetta venne proprio da quel demo che ci fu inviato, difatti lo stesso Smou scrisse sul cd il nome "Loretta Records" per dare una sorta di ufficialità al cd-r. La denominazione di questa label del tutto inesistente ci sembrò azzeccatissima e proponemmo a Smou di poter tenere quel nome per far nascere il sito. I gruppi che popolavano questo sito erano pochi ma buoni, questo ovviamente a nostro modesto parere: Age, Smou, Narcoletticow, Paolo Sala, e più tardi Salinas, Senpai, Prague e chiunque piacesse alle nostre orecchie. Sul sito si vendevano anche i cd-r o addirittura i demo tape dei suddetti gruppi ma, alla fine, la cosa che più ci colpì, fu la marea di gente che iniziò a scriverci dopo aver visitato il sito. Ci faceva piacere ricevere e-mail da persone che abitavano nei luoghi più lontani le quali si dimostravano realmente interessate a quello che stavamo facendo.Pian piano, dopo un po' di rodaggio con i cd-r decidemmo di passare alle produzioni ufficiali. Ci sembrò quasi doveroso farlo, soprattutto per poter condividere con un maggior numero di persone la passione per quel certo tipo di musica nella quale credevamo ed anche per poter alternare alla "virtualità" di Internet, la concretezza del cd vero e proprio. Le prime uscite sono state quattro: Age, Salinas, Prague e Senpai. Il sito è stato indubbiamente migliorato ed adeguato alle nuove esigenze man mano che la Loretta Rec cambiava forma. Al momento grazie a Renzo (tecnico-fonico-esperto), la Loretta ha un bel sito sul quale si può sempre scaricare qualche mp3 oppure ordinare i cd on-line. Smou non ha ovviamente mai smesso di supportare Gian ed Angela e, anzi, dato che lui abita a Londra, si adopera a trovare date in quel della capitale britannica a Loretti ed amici vari. Progetti al momento ce né sono svariati, non ci piace comunque darci delle scadenze o parlare troppo di cose prime che queste siano effettivamente realizzate. Questa è quindi un'esperienza che continuiamo a prendere come per gioco dato che fino ad ora è sempre stato così e non sarà l'uscita di quattro cd a farci cambiare questo tipo di approccio. In fondo, la nostra è una pura e semplice passione per la musica.
J: Beh, i quattro cd che avete prodotto sono davvero notevoli: è pregevole il vostro disincanto, ma vi siete resi realmente conto di avere in nuce grandi potenzialità?
I tuoi complimenti ci fanno davvero piacere ma, rispondendo alla tua domanda, direi che per adesso stiamo solo cercando di darci dentro il più possibile per cercare di far conoscere l’etichetta in giro. Indubbiamente quello che tu dici ci gratifica. Personalmente posso dirti che, durante e dopo le registrazioni dei cd, ci piaceva molto ascoltare i nostri gruppi, cosa che comunque continua nel presente. Questo credo sia indicatore di un totale coinvolgimento e di vero apprezzamento per quello che stiamo facendo però non vorrei fosse scambiato per presunzione. La verità è che a noi i nostri cd piacciono e se piacciono anche ad altri non possiamo far altro che ringraziare e prendere questo come uno stimolo a fare ancora meglio. Speriamo di riuscire nei nostri intenti, ovviamente.
J: Due concetti chiave, quasi due direttive per l’etichetta, duo e lo-fi.
Per quanto riguarda la prevalenza di formazioni “duo” è stato uno strano caso. A proposito del lo-fi, invece, potrei dire che è stata una conseguenza delle nostre preferenze musicali generiche. L’aspetto che caratterizza le nostre produzioni (forse ancor più della bassa fedeltà) è racchiuso in due aggettivi: “domestico” ed “artigianale”. Sicuramente il lo-fi è molto duttile e riesce a tenere sotto la sua classificazione dei generi differenti. Questo probabilmente favorisce un certa impronta lo-fi della Loretta Records.
J: Le vostre produzioni denotano un forte carattere, suppongo che il vostro futuro confermerà precise linee editoriali…
Non sento di poter dire che siamo aperti a tutto. Nel senso che, innanzi tutto, il tipo di musica, qualsiasi esso sia, deve piacerci. Non ci interessano i gruppi con il cantato in lingua italiana. Il genere che sia lo-fi, che sia noise, che sia post rock, che sia punk, che sia pop ci piacerebbe avesse un fondo melodico perché la melodia è una parte della musica alla quale diamo molta importanza. I nostri gusti musicali sono svariati, sarebbe un problema fare, per esempio, l’elenco di tutti i gruppi che ci piacciono però, proprio per questo, non precluderei a priori un genere piuttosto che un altro...pur sempre restando nell’ambito dei generi sopra citati.
J: Niente lingua italiana nei cd Loretta. Una casualità?
Non è affatto una casualità anzi, una scelta ben precisa. Perché questo “pallino” per la lingua inglese? Credo stia nelle roots bloody roots della Loretta Records. La musica italiana non ci piace e non ci interessa. Non ne facciamo una questione di “esportabilità” della musica cantata in lingua inglese quanto di vera e propria tradizione all’inverso. Comporre i testi in lingua inglese per noi è un’esigenza naturale. Parlo anche per me dato che quando capita mi diletto col basso nel componimento di pezzi con relative lyrics. Questo avviene in modo spontaneo e nessuno di noi ha mai cercato di compiacere tutta quella parte di gente che ha la mania dei testi in lingua italiana. Il fatto che i gruppi della Loretta cantino in inglese non è affatto casuale e nasconde più o meno velatamente le influenze che derivano da tutta quella musica che fa parte del nostro background quale il dark per esempio.
AGE
J: Gli Age fanno un noise elettronico sposando felicemente un’attitudine al R’n’R ye ye con i manierismi anni 80. Una sorta di Brainiac incontra Kraftwerk. Cos’è questa passione per gli 80? Revisionismo (visto che sti 80 hanno beccato quasi sempre vagonate di merda dalla critica), oppure semplice espletamento fisiologico di un organismo nutrito a suon di Eighties?
Innanzitutto vorrei confermare quello che tu dici a proposito di suoni alla Brainiac e Kraftwerk dato che questo era esattamente il tipo di sonorità che intendevamo ottenere. L’unica cosa che ci lega agli anni 80 direi che è l’inconscio background melodico dovuto a ripetuti ascolti di gruppi dark e new romantic (su tutti The Smiths e The Cure). Gli Age sono nati nel 1988 e a quell’epoca eravamo molto legati alle prime influenze grunge e soniche che stavano prendendo piede in America, quindi anche quelle sono le nostre radici. Gli anni 80 sono stati il primo “ricordo” musicale ma non possiamo dimenticarci della nostra passione per gruppi come Sonic Youth, Pavement, Dinosaur Jr, Quicksand, ecc ecc...
J: Bellissima la copertina di Ralph Macchio 2001: un pesce dentato, un occhio pancione. E che altro?
Questa copertina l’ha disegnata un ragazzo che conosciamo. Direi che, con la sua ambientazione volutamente surreale, rispecchia bene l’atmosfera un po’ “space” del cd. Nel retro c’è l’occhione che noi abbiamo soprannominato “l’euggio”, il quale osserva le facce di quelli che hanno il cd e riferisce telepaticamente agli Age i commenti brutti. Quelli belli li trattiene il pesce dentato nelle sue fauci.
J: So che avete supportato bands del calibro di Blonde Redhead, Trans Am e Torococorot. Esperienze importanti immagino…
Si sono state importantissime.Con i Blonde Redhead, un po’ di anni fa, è stata importante per averci aiutato a trovare una vera identità musicale. Noi eravamo piuttosto giovani, facevamo un genere post grunge e incontrarli e suonare con loro, ci ha in qualche modo fatto capire che eravamo ancora lontani da una mentalità musicale matura. Quando invece abbiamo suonato in tempi recenti con Trans Am e Torococorot, avevamo già trovato questo sound quindi ci ha fatto solo piacere poter condividere il palco con questi gruppi. Una bella soddisfazione è stata parlando con uno dei Trans Am quando al termine del concerto ci ha fatto i complimenti. Anche i Torococorot sono delle persone molto disponibili che tra l’altro non avevamo mai avuto l’occasione di vederli dal vivo e sono stati anche loro molto bravi. Suonare con i gruppi stranieri ma in particolare americani è completamente diverso dal supportare gruppi italiani. Esempio lampante: sono persone che si montano e smontano il palco da soli, prestano volentieri qualsiasi parte della strumentazione e soprattutto non se la tirano!!!
PRAGUE
J: Come ci si sente ad essere un gruppo con un bellissimo cd all’attivo e a vivere a Londra? Mi sbaglio o è quasi un’ineluttabilità del fato questa “fuga di cervelli”…
Beh ci sentiamo abbastanza soddisfatti del cd in effetti e speriamo possa andare bene...Ci piacerebbe essere in Italia a promuovere il cd con qualche concerto e lo faremo in futuro sicuramente...intanto proviamo a farlo qui a Londra...sì, soffriamo un po’ di nostalgia lorettiana…
J: Notizie dall’underground londinese?
Ci sono belle cose qui...non solo becero brit pop...c`è un’ottima "scena" indie-emo...dei ragazzi che si sbattano a fare delle cose veramente notevoli..vi segnaliamo ottime band come Econoline, Hirameka Hi-FI, Jet Johnson e Billy Mahonie..e segnatevi questo nome: Querelle..sono dei grandi.
J: Pioggia londinese: fonte di tristezza o di profonde elucubrazioni mentali?
Beh io sono già sempre triste per cui la pioggia non mi dispiace troppo...Mio fratello Giuseppe preferisce non bagnarsi le scarpe...
J: Ci parlate un po’ di quello che influenza la vostra musica? Intendo in generale…"
Direi i gruppi con cui siamo cresciuti più nuove influenze da quello che ascoltiamo adesso..quindi direi Pavement, Sebadoh, Will Oldham, Buffalo Tom per le più vecchie influenze e come nuove direi Pedro The Lion, North Of America, Low, e diverso emo core tipo Mineral…
SENPAI
J: Mi sono sempre piaciuti i duo (dui?); dall’interazione di due personalità si libera una carica che risulta essere di molto superiore alla semplice somma di 1+1. Un’unità di intenti rara nei combo più numerosi: siete fratelli, scommetto che suonate insieme da una vita. Chi di voi due è senpai dell’altro?
Ebbene sì, Renzo ed io suoniamo insieme da una vita. Ricordo ancora le prime registrazioni in presa diretta quando mio fratello era a malapena in grado di parlare e io, in età prescolare, impartivo gli ordini. E se non percuoteva la pentola come gli avevo detto di fare, volavano sberle. Come avrai capito tra i due io sono il senpai e lui è il kohai. Entrambi ci consideriamo (un po’ vanagloriosamente, se vuoi) senpai della maggior parte dei nostri coetanei che hanno per lo più imbracciato chitarre e bassi nel periodo liceale o giù di lì. Mentre noi ci davamo dentro da quel dì! C’è stato anche un lungo periodo in cui abbiamo suonato da soli, in pratica dal 1994 (quando si sono sciolti i Blue Ice, il nostro primo e per ora unico gruppo con membri esterni alla famiglia) fino alla recente “reunion”. In quegli anni mi sono ritrovato a scrivere canzoni in quantità industriale e a registrarle su cassetta. Quel materiale costituisce tuttora il mio serbatoio di scorta quando sono a corto di idee. Dovrebbero esserci all’incirca un centinaio di pezzi su quei nastri! Nel frattempo Renzo si è dedicato alla composizione di pezzi strumentali alla tastiera e al pianoforte e ha imparato a “dialogare” con le macchine. Non pago di tutto ciò, accantonati pianoforte e tastiere, ha comprato una chitarra e si è trasformato in chitarrista. A quel punto ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: o adesso o mai più. E così sono nati i Senpai.
J: Well è il titolo del cd…nel senso di bene o in quello leggermente più inquietante del pozzo disegnato in copertina?
Un po’ in tutti e due i sensi anche se l’immagine del pozzo è quella predominante. Avevamo appena iniziato le registrazioni di well e un po’ di canzoni dovevano ancora essere scritte. In quel periodo Renzo era un vulcano di idee mentre io andavo un po’ a corrente alternata. Così ho fatto una cosa che era tanto di moda negli anni sessanta: ho consultato l’I Ching per sapere come sarebbe andata a finire. L’esagramma dominante dava un responso positivo, mentre quello secondario gettava qualche ombra nefasta sull’operazione. Parlava di un pozzo che si era prosciugato e che era stato abbandonato dalla popolazione. Parlava anche di un misterioso personaggio che per riparare il pozzo ne rivestiva le pareti di mattoni. Inutile dire che per me quella era l’immagine della mia ispirazione altalenante. Non mi rimaneva che ironizzare sulla situazione (scherzando avevo proposto: another brick in the well come titolo dell’album) e darmi da fare con calce e mattoni. Alla fine l’album ci ha soddisfatto per cui è andata bene…well!
J: L’immagine del pozzo ha sicuramente una valenza evocativa molto potente…
L’immagine del pozzo è sicuramente ambivalente. E’ buio, spaventoso, claustrofobico. Ma è anche una riserva d’acqua, e l’acqua, si sa, è la vita. Se non sbaglio, nell’ultimo romanzo di Murakami (che non ho ancora letto) i pozzi sono visti come fonti di saggezza. Se vogliamo intenderlo come il simbolo dell’ispirazione, a volte capita di cascarci dentro in pieno sonnambulismo notturno; altre volte mi trovo nel mezzo del deserto, sotto un sole torrido, e scavo, scavo, scavo, fino a che non trovo la vena.
J: Coniugate magistralmente strutture pop di stampo classico e sublimi venature retrò. Quali sono le vostre influenze? Vi piacciono i Folk Implosion?
Innanzi tutto grazie per i complimenti. Guarda, quanto a cultura musicale sono un ignorante da competizione. Potrei chiederti di farmi un elenco di cinquanta gruppi imprescindibili e dirti che non ne conosco nemmeno uno. Sono troppo pigro per scoprire tutto quello che c’è di buono nel panorama musicale, preferisco gli incontri voluti dal destino, anche se questo significa scoprire una band a dieci anni dallo scioglimento. Renzo è un po’‚ più aperto di me, ma io sono un vero musone. Le nostre influenze “dichiarate” sono Beatles e Xtc. Le venature retrò, a questo punto, si spiegano piuttosto facilmente. Poi, chi altri? Robyn Hitchcock, Pixies, Syd Barrett, Nits, Gruppo Sportivo, Krafterwerk, Joe Jackson, Suzanne Vega, They Might Be Giants, Paolo Conte, Inti-Illimani…sto facendo una serie di nomi a caso, sono tutti musicisti che amiamo, ma non è necessariamente detto che ci ispiriamo a loro, anche se poi alla fine qualcosa rimane sempre impigliato tra le maglie delle nostre canzoni. I Folk Implosion li conosco solo di nome. Non so se Renzo li abbia mai sentiti, ma non credo. A questo punto li ascolterò. Potrebbe essere uno di quegli incontri del destino di cui sopra.
J: I vostri testi si sono portati via la mia donna per un’oretta. Gelosie a parte, di che parlate?
Bella domanda! La tua donna ci ha capito qualcosa? No, eh? Beh‚ essendo io l’autore (Renzo ha delegato a me tutto l’aspetto “letterario” dei Senpai) tocca a me dare spiegazioni. I miei testi sono sogni ad occhi chiusi e ad occhi aperti, pagine di diario personale, nonsense messi lì apposta per confondere le idee (non tanto a chi ascolta, quanto piuttosto a se stessi, quindi non in malafede), immagini, ritagli di giornale, invenzioni gratuite, sfoghi ormonali, formule magiche per sciogliere gropponi che si formano in gola, nostalgie infantili. Insomma, un bel frullato: hai voglia a distinguere tutti gli ingredienti! Una cosa: probabilmente ve ne siete già accorti, ma nella pagina dei testi sono state accidentalmente (ma potremmo anche dire che l’abbiamo fatto apposta) invertite le liriche di Small town roundabout e Cold cold town..
SALINAS
J: Sarebbe troppo banalizzante assimilare i Salinas (Dead Man e El Morisco!) al sound di Calexico, Giant Sand e Pedro De Lion; ancora fin troppo ingenuo chiedergli pareri su Morricone e Tex, quindi gli chiedo: a che età vi siete accorti che i veri cattivi erano i cowboys?
Dead man: beh, e sono sicuro che El Morisco sarà d’accordo con me, la cosa risale certamente alla nostra vita precedente: quando il Grande Spirito ci ha concesso l’onore di rimettere piede in questa valle di lacrime non potevamo certo dimenticare…
El Morisco: …durante la famosa caccia all’oro del 1864, quando mi imbattei in un poco galante wasp che mi imbottì di piombo caldo da capo a piedi, ebbi l’illuminante esperienza di varcare la Grande Soglia proprio assieme allo spirito del defunto Dead Man (il quale, al contrario del sottoscritto, continua a essere defunto). Da allora si instaurò tra di noi un rapporto del tutto particolare: io rinacqui tutto intero, lui rinacque mezzo corpo e mezzo spirito. Per questa solenne ragione comunica a mezzo voce solo con il sottoscritto. E per questa ragione saremo sempre dalla parte dei più deboli (e Dio mi scampi e liberi dal fare demagogia). Detto questo, beh amigo, sarebbe superfluo risponderti su quanto Calexico e Giant Sand e Pedro De Lion e Morricone in persona (nonché il Messico in quanto tale) abbiano influenzato le nostre cadenze musicali.
J: Per ricreare le intimiste atmosfere di Texcalipoca, a cavallo tra Messico e California, quanto è servita l’attitudine del Gringo Solitario?
Dead Man: essere un cavaliere solitario senza macchia e senza la benché minima traccia di paura, che solca le praterie con il suo fido destriero, mai domo e impavido di fronte ai pericoli che gli si parano dinnanzi…più che attitudine, la definirei una missione, amigo. D’altro canto a noi non sono mai piaciuti i cori e coloro che vi fanno parte (e non in senso musicale, ben inteso): sono pronto a scommettere il mio cavallo contro un soldo bucato che se fossi nelle condizioni di poter stare sdraiato sotto un bel sole tropicale, con una bella chica che si prende cura di me, beh, la mia musica sarebbe poco più che uno scontato e vacuo inno alla mia condizione: altra cosa è condividere in solitaria i disagi che solo una natura ostile ti può offrire, lontano dalla tua amata e costretto a dormire nel vecchio sacco con la sola compagnia degli sciacalli: lì sì che l’ispirazione ti gonfia le corde vocali di melodie melanconiche e appassionate.
El Morisco: …ed è proprio quando Dead Man si estrae queste frasi storiche che il mio animo di vaquero si apre e lascia spazio alla sua parte più intimista, commossa e sommessa…
J: A parte chitarre e voci cosa diavolo suonate su Texcalipoca?
El Morisco: hai mai provato a suonare un barattolo di fagioli secchi ? hai mai colto l’espressività armonica di una vecchia botte di buon Ruhm rigorosamente vuota e, conseguentemente, rigorosamente in stato d’ebbrezza? i nostri strumenti, in fondo, sono un po’‚ tutto quello che ci circonda benché non ci sentiamo proprio di disprezzare i bassi, i contrabbassi, i violini, le trombe (solo se suonate da Messicani di pessimo umore) le percussioni cilene, la fisarmonica. Francamente però (e credo di poter parlare anche in nome di Dead Man) detestiamo il controfagotto.
Dead Man: il mio pard dice bene. Aggiungerei che anche una vecchia bottiglia di Jack Daniels scolata a dovere produce un suono percussivo degno di menzione (mi hermano può servire da limpido esempio). E’ stata utilizzata anche una vecchia macchina da cucire Singer ad uso effetto “desolazione” in por todos los diablos e, per finire, non trascurerei l’apporto delle care vecchie valvole ben calde utilizzate a guisa di “filtro emotivo” per tutto il suono che raggiungeva l’impianto di registrazione…
Dead Man e El Morisco: per concludere ti ringraziamo per le domande estremamente stimolanti e chiosiamo nelle sentita affermazione “Salinas non è il nostro gruppo, noi siamo solo i suoi messaggeri musicali”.
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