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Music - Music Labels - Interview | by SuccoAcido in Music - Music Labels on 01/11/2002 - Comments (0)
 
 
 
Freeland records

La Freeland Records è una piccola e coraggiosa indie catanese che nel giro di cinque anni è riuscita fra mille difficoltà a traghettare nel nuovo millennio diverse interessanti realtà del panorama underground italiano e straniero nate dal marasma sonoro post-grunge della seconda metà degli anni novanta. A parlarcene è Maurizio Scuderi, unico e solo deus ex machina della label, noto tanto per le indiscusse qualità di talent scout quanto per una proverbiale e apparentemente congenita tendenza al silenzio…

 
 

SA: So che sei solito definirti una persona poco loquace, quindi cercherò di non esagerare con le domande: per cominciare, perché non provi a raccontarmi gli esordi della Freeland?

MS: Ho fondato la Freeland all’inizio del 1997, con la pubblicazione del mini cd dei Turn, una band catanese che incarnava bene i miei interessi musicali e i miei ascolti di quel periodo…un suono caratterizzato da una marcata matrice noise, influenzato in modo abbastanza evidente da gruppi quali gli Shellac o gli Helmet.

SA: Quali sono i criteri che adotti per selezionare i gruppi che vorrebbero incidere per la tua etichetta?

MS: In realtà non esiste alcun criterio particolare…la scelta è del tutto basata sulla mia impressione personale e sulle mie sensazioni. In altre parole, per poter decidere di pubblicare un gruppo o un’artista, deve esserci qualcosa che mi colpisce, che mi affascina o che semplicemente mi incuriosisce: il suono, il genere, o magari l’originalità…

SA: Chi si occupa di ascoltare tutti i demos che ricevi dalle bands?

MS: Sono io ad ascoltarli personalmente tutti.

SA: Al momento quanti ne ricevi ogni mese?

MS: Direi circa una trentina al mese.

SA: Come regoli i rapporti con gli artisti che incidono per la tua label? Stipuli un contratto con loro?

MS: No…nessun contratto. Come avrai capito, tutto avviene in maniera abbastanza semplice: raccolgo i demos che gli artisti mi inviano, li ascolto e se mi piacciono li ricontatto. Solitamente il gruppo registra il disco a proprie spese e io mi occupo di pubblicarlo e farlo distribuire.

SA: La Freeland è riuscita a conquistarsi nel tempo una buona credibilità. A parte la qualità delle proposte, che mi sembra superiore alla media rispetto a quanto è uscito in Italia negli ultimi anni, saresti in grado di individuare qualche altro punto di forza della tua etichetta?

MS: Le nostre proposte sono di qualità, è vero…ma non posso negare che alcuni titoli siano…un po’ ostici! Credo che la distribuzione da parte della Wide ci abbia consentito di usufruire di una buona diffusione e di conseguenza abbia facilitato la reperibilità delle nostre uscite da parte del pubblico.

SA: Capisco che parlare di vendite è un argomento abbastanza complesso per un’etichetta indipendente, a maggior ragione se operante in un panorama cronicamente asfittico come quello del mercato discografico italiano, ma credo che possa essere utile sia per gli artisti che per gli operatori del settore che ci leggono avere un’idea di quali siano i “best sellers” fra i titoli del catalogo Freeland (pubblicato integralmente in coda all’intervista, n.d.r.).

MS: Ad occhio e croce direi i due CD dei Gorge Trio, e poi Angeli, Colossamite e White Tornado…ma considera che quando si parla di buone vendite in un ambito musicale così ristretto, ci si aggira all’incirca fra le 400 e le 500 copie.

SA: Come vedi la situazione delle indies italiane? Sei in contatto con qualche label della quale condividi le scelte e la politica?

MS: Conosco bene Mirko Spino e apprezzo molto il lavoro che sta facendo con la sua Wallace…poi direi la Beware di John Vignola e la Gammapop.

SA: Non credi che, in mezzo a migliaia di dischi pubblicati ogni anno, un artista corra il rischio di veder scomparire il proprio lavoro in tempi brevissimi? Insomma, ci sono dischi che nessuno avrà mai il tempo o la voglia di ascoltare…

MS: Sono d’accordo con te… ormai non si fa più in tempo ad ascoltare, né tanto meno a conoscere nel dettaglio, neanche la metà di tutti i dischi pubblicati ogni anno…ma è anche vero che il pubblico è sempre più pigro e disattento e assai spesso si limita ad ascoltare solo l’ultimo trend lanciato dalle riviste musicali o dalle radio…

SA: La tua crescita come ascoltatore ed esperto di musica è avvenuta in parallelo all’evoluzione dei tuoi gusti e delle tue scelte come label manager?

MS: Certamente sì. Come ti dicevo, le prime bands che hanno inciso per la mia etichetta…Turn, Angeli e White Tornado… avevano in comune certe sonorità noise alle quali ero molto legato in quel preciso momento storico. Poi ho cominciato a dedicarmi all’ascolto di musica più trasversale e sperimentale ed è stato così che mi sono deciso a pubblicare i dischi di Colossamite e Gorge Trio. I risultati sono stati confortanti. Quest’anno, ad esempio, i Vonneumann hanno esordito su Freeland con un disco che rispecchia perfettamente i miei attuali interessi. E, pur non essendo un disco di facile ascolto, ha già ottenuto riscontri lusinghieri da parte della critica specializzata.

 


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pen: Raffaele Zappalà

 
 
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