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Music - Musicians - Interview | by SuccoAcido in Music - Musicians on 01/03/2003 - Comments (0)
 
 
 
Setola di Maiale... Stefano Giust

Lessi la prima volta di questo "laboratorio di libera coagulazione" nel 1997,esattamente 4 anni dopo la sua fondazione, in un catalogo di una minuscola etichetta mia conterranea. Oggi dopo anni mi ritrovo anch'io accorpato a questo network di musicisti capeggiato da Stefano Giust. Di certo SdM è una realtà che necessariamente doveva esistere in un panorama sonoro così falso come quello esistente tra molte delle tante etichette italiane. Ma Setola va oltre il concetto di etichetta discografica, ed è questo il suo punto di forza, risultando così come una bacheca artistico-sonora rappresentante le relazioni umane, le speranze, le sudate voglie, i concerti e i progetti di tanti che della inusuale musica ne fanno una necessità vitale. In un mercato evidentemente inesistente e mai pronto alla realtà dei fatti l'autoproduzione risulta così essere l'unica forma possibile perchè certa musica possa esserci.

LA MUSICA, INSOMMA, DEVE RAPPRESENTARE IL MONDO CONTEMPORANEO, SFRATTANDO LE ECONOMICHE NECESSITA' CHE STANNO SOTTO LA PROMOZIONE MANAGERIALE DI UN LAVORO ARTISTICO-MUSICALE.

Metto in Random le domande e do inizio agli ech'incentivi...

 
 

SA: Dimmi (o dicci) caro Stefano, come e quali voglie interiori hanno dato L I N F A alla nascita (1993) di Setola di Maiale e perchè tale nomine, se può avere una motivazione spiegabile a parole (grugnisci se necessario, non formalizzarti).

SG: La molla? Allora come oggi c'è la necessità di poter realizzare tutti i lavori che vogliamo senza dipendere da nessuno e tanto meno dalle ristrettezze che i costi delle produzioni tradizionali impongono. Facciamo musica che non vende e del resto nemmeno ci interessa questo aspetto, quindi l'idea di un archivio, come fosse un'etichetta, ma libera e svincolata dalle logiche del fare musica, capace di documentare il nostro lavoro. Non è possibile che per ragioni di soldi un artista non possa realizzare ed evolvere i suoi progetti: ecco a cosa mi ribello! ...In senso più allargato, ai soldi sostituisci il successo e otterrai facilmente lo stesso risultato ...non si dovrebbe dipendere dalla propria musica per vivere, ma questa è solo un'opinione. Odio associare soldi alla musica. In pratica produco i lavori utilizzando la stampa di cd-r (serigrafati in b/n oppure a quattro colori) mentre invece la stampa delle copertine avviene in digitale, su carta patinata bianca, di una certa grammatura. Questo mi permette di fare il numero di copie per ciascuna produzione a seconda delle necessità. Solitamente produco lo stretto necessario per me, da tenere a casa per la promozione e la vendita (che avviene soprattutto per corrispondenza oppure nei concerti) e per il/i musicisti che faranno altrettanto per conto loro. Non guadagno un euro ...se le copie sono poche mi sobbarco la spesa di tutto (se ho denari) altrimenti dividiamo equamente, cioè io pago le copie che trattengo e i musicisti le loro, ovviamente ai costi che fa lo stampatore, in maniera estremamente trasparente (infatti questi prezzi sono visibili a tutti nel listino dello stampatore stesso). Quando c'era Paolo De Piaggi, ci occupavamo anche della sala di registrazione, dove registravamo gratis (!) i gruppi con i mezzi a nostra disposizione, economici ma ben sfruttati! Ora che sono solo a gestire Setola (ormai da 5 anni) non riesco ad occuparmene... Altro aspetto è quello di cercare di mettere insieme un pò di questi musicisti genialoidi sparsi un poco ovunque nel nostro bel paese... alcuni sono già affermati professionisti (come si dice), altri invece, per spirito e/o musica proposta hanno difficoltà a trovare etichette ufficiali disposte a pubblicare un cd che costa qualche migliaio di euro e poi resta negli scaffali... io invece ho degli scaffali comodi ed enormi! Il perchè del nome? Il Dio Bacco ha la sua responsabilità... il maiale và già bene, è abbastanza offensivo apostrofare qualcuno con questa parola... setola suona dolcemente, è una parola più fine; insieme fanno un mucchio di vocali... e poi eheh il pork è un animale chiave per capire il millennio... i mussulmani non lo mangiano e noi occidentali lo usiamo addirittura per sostituire gli organi del nostro stesso corpo! Mah...

SA: Il tuo legame con le percussioni, acustiche o digitali che siano, è onnipresente in ogni tuo atteggiamento musicale, pure quando suoni tutt'altro che la batteria in sensu stricto. Addirittura anche nel tuo primo progetto "OPERA" (risalente al 1983) non mantieni affatto le distanze dal percuotere. Tirando le somme credo ci sia un'esigenza interiore che ti lega a questa espressione strumentale. Fammi/cci luce...

SG: ...Penso che hai ragione... bastano le mani, i denti, un tavolino... Si mi piace il ritmo, è così 'forte'! In tutte le culture antiche, anche lontane geograficamente tra loro, nel percuotere è visto il gesto primordiale mentre il tamburo sarebbe la mamma dell'umanità. Ne ho sempre subito il fascino e non a caso sono anche un batterista... Il ritmo è suono, timbro, silenzio... Puoi creare ordine oppure disordine... aveva ragione Cage quando decine di anni fa immaginava un futuro in cui anche gli occidentali ballano al suono di sole percussioni... questo oggi avviene soprattutto nei circuiti della musica elettronica, vedi anche le storiche Love/Fuck Parade o Reclaim The Street... Trovo bella questa cosa, tutta questa gente nelle strade, pacificamente, così tanta gente che nemmeno i sindacati riescono a farlo purtroppo... Penso che la musica contemporanea non possa non tenerne conto... forse molti bravi musicisti contemporanei d'oggi non sono poi così contemporanei? Xenakis, che è una delle più grandi teste del 900, lo aveva capito quando ha chiesto la collaborazione di DJ Spooky per la composizione Kraanerg. Non solo è possibile far convivere le musiche tra loro, ma anche le generazioni, gli altri saperi dell'uomo, tutto in un'unica opera d'arte...mi piacciono i discorsi avanzati sulla musica. Comunque il mio interesse per la musica elettronica, vista anche come improvvisatore, non è mai stata così prepotente come in questi ultimi 5 anni...il mio ultimo lavoro in solo è del 2001, Linked, apparentemente sembra contenere brani strumentali di nuova elettronica quasi vicina ad Aphex Twin o Thomas Brinkmann, ed è in realtà tutto suonato ed in gran parte improvvisato... Il suono elettronico e le possibilità della tecnologia sono una gran cosa, sono dei grandi mezzi. In Linked non ho però voluto utilizzare nè computer nè campionatore...

SA: Tra i tanti Link relazionali e musicali instaurati nel tempo esistono dei lavori nati con videomakers e registi, quali Renzo Cevro Vuchovich o Giovanni Andreotta... parlami/ci dei più intriganti particolari esecutivo-concettuali.

SG: Bè Giovanni è una carissima persona, per il suo secondo cortometraggio ha voluto utilizzare del materiale che avevo già pubblicato. Con Renzo Cevro Vuchovic invece la collaborazione è stata più stretta: il risultato è un video del '96 dal titolo ConcertoTrasversale, presente nel catalogo setolare e realizzato così: concerto dell'Orbitale Trio, un monitor trasmette le immagini di una telecamera in movimento che riprende i musicisti, su questo stesso monitor il pubblico poteva esprimersi con dei pennarelli colorati e tutto questo è ripreso - sul solo monitor - da Renzo a distanza molto ravvicinata. E' davvero sorprendente come è venuto...sono molto soddisfatto! In generale le installazioni di Renzo sono sempre molto interessanti..

SA: L'occasione di partecipare alla Biennale di Venezia nel 1999 è stata un'importante opzione-vetrina artistica. Grazie a chi e quali sono state le sens'azioni avute da quest'Italia accademica?

SG: Sono stato invitato grazie a Giovani Andreotta, da Andrea Nurcis del gruppo Oreste che è un network di artisti visivi presenti alla biennale su invito di Harald Szeemann. Ho così coinvolto gli altri musicisti setolari e chi ha potuto è così venuto: abbiamo fatto due concerti come Setoladimaiale Unit: ai Tolentini dove eravamo davvero molto concentrati sulla musica che improvvisavamo, e nel Padiglione Italia dove invece abbiamo fatto un vero casino, senza senso apparente... L'esperienza mi è piaciuta, si conoscono persone, si chiacchiera... non ho conosciuto tromboni, quelli di certo non venivano a sentirci!

SA: Qualche anno fa ricevetti, dietro mia entusiasmante richiesta, il CD-R (SM 500) "Cow Bone", giostrato dal vivo in terzetto, ed esattamente da te, Ivan Pilat e un certo Victor L.P.Young; all'Atelier de Mantage nel 2000. Non ti nascondo che a sucitarmi tanta curiosità è stata l'età dell'ultimo citato che di certo non risulta inerente al suo cognome. Ho trovato nell'insieme una musica dall'attitudine giocosa e surreale... oggi col senno di poi abbino molto la fantasia di Young a certe cabarettistiche trovate di Lol Coxhill viste nel film "Frog Dance". Mi stranizza anche la decisione ferrea del sessantacinquenne di creare e mostrarsi dal vivo con strumentazioni molto home-made, rudimentali ed acustiche, pur essendo un ingegnere elettronico. Cosa ti piacerebbe ricordarmi/ci di quell'esperienza? Che fine a fatto l'inglese (un)YOUNG?

SG: Victor!!...non lo sento da allora, è spesso a Londra...è un signore incredibile...costruisce anche apparecchietti elettrici ed elettronici che non ha però utilizzato in quelle registrazioni, giocose e surreali come giustamente dici. La sua radicalità sta nell'ideazione e nella pratica esecutiva dei suoi strumenti, utilizza queste cose (pompa di bicicletta, sega con archetto, tubi...) per risuonare il più delle volte musica convenzionale, classica o popolare. E' comunque un bravissimo polistrumentista... Ci siamo conosciuti nello studio del buon Willy Gibson (l'Atelier de Montage) e lì abbiamo deciso che dovevamo suonare inseme.

SA: Qual'è il progetto che oggi ti impegna e ti affascina maggiormente? Sia in solo che in collaborazione con qualche altro Setoloso membro? Quali sono appunto le linee concettuali che ne fungono da carburante psicomotorio?

SG: Il progetto che attualmente mi stimola molto è il duo con Daniele Pagliero, con cui ho suonato a due rassegne di arte contemporanea (la friulana Hic Et Nunc e la Biennale Internazionale Arte Giovane (B.I.G.) di Torino, e in centri sociali. Presto uscirà un cd dal titolo Ipersensity. All'incirca lavoriamo così: Daniele mi invia con le sue macchine, tramite collegamento midi, suoni 'vivi' a otto pads elettronici che io utilizzo con le bacchette. In questo modo le scelte operate da un musicista si riflettono peculiarmente sul lavoro dell'altro. In pratica il suono (altezza, timbro, volume, attacco, etc.) di ciascun pad può cambiare in qualsiasi momento e, analogamente, anche il lavoro di percussione, secondo la sensibilità/necessità tipica in un duo di improvvisazione libera. C'è uno strettissimo rapporto tra sviluppo sonoro e movimento ritmico: solitamente dipendono da un singolo esecutore, ma in questa circostanza sottostanno a due esecutori. Daniele è quindi responsabile dei suoni mentre io non ho alcun controllo su di essi: viceversa io eseguo la musica componendola in base al materiale organizzato che via via ho a disposizione. Questa metodologia ha per certi versi una logica vicina al lavoro di composizione fatto nel '65 da Stockhausen con Microphonie I - fatte naturalmente le dovute distinzioni. Dal vivo le registrazioni contenute in Ipersensity (che è tutto elettronico, salvo l'ultimo brano che è un estratto live con in più la batteria) sono servite come materiale 'vivo' da organizzare e sul quale io improvviso con la batteria, oltre che con i pads. A marzo di quest'anno incideremo qualcosa con il musicista Massimo De Mattia, eccezionale flautista e titolare di numerose incisioni per la Splac(H) Records, membro fondatore dell'orchestra Phophonix con Giovanni Maier, U.D.Gandi, etc.

SA: Quale tra i musicisti presenti nel "catalogo" ti ha reso, diciamo, +fiero e/o interessato maggiormente? Esistono musicisti concettualmente affini ma che concretamente non si sono mai visti, sentiti o "toccati"?

SG: Stimo ed amo tutti i musicisti con cui ho collaborato, sia come musicista sia come...ehm...produttore?... e non faccio distinzioni tra musicisti già affermati e sconosciuti, bisogna 'sentire' le persone... Sergio Fedele, Roy Paci, Fred Casadei... gli Anatrofobia, Massimo De Mattia, Dominik Gawara, Daniele Pagliero... Marcello Magliocchi, Sergio Cacherano Staropoli, Michele Brieda... Ivan Pilat, tu stesso... e tutti gli altri amici... in tutti questi anni ho coinvolto su Setola circa 70 musicisti... Non c'è un prediletto, nè deve esserci, ogn'uno ha la sua peculiarità... inevitabilmente ho conosciuto anche bravi giornalisti come Francesco Vignotto, Flavio Massarutto, Marco Pandin... mi piace ricordarli. Quello che invece non sopporto sono l'arroganza, l'arrivismo. Si può fare musica per se stessi e per gli altri anche senza ambire a chissà quale riconoscimento, se non succede nulla si è passata la vita facendo qualcosa che per se stessi è importante... bene no? Finchè respirerò picchignerò qualcosa per emettere qualche suono... la storia è già piena di fallimenti no? quindi c'è eventualmente di che consolarsi eheh... Mi fa incazzare saperli immersi quasi tutti in mille difficoltà per suonare o promuovere dignitosamente certa musica... sono un poco idealista in queste cose... vorrei che muovendo la manopola della radio si passasse da una musica all'altra, da un genere all'altro, da una etnia all'altra, vorrei apprendere, sentire nuove musiche, magari antichissime!! Invece tutti sanno cosa succede quando si tocca quella manopola... Non ho niente contro San Remo, non mi interessa...vorrei solo che il sistema non fosse così obsoleto e fascista. Mi piace che esistano musicisti timidi, che non urlano, che non spingono...come lo fu Giacinto Scelsi, Ives, Satie...come lo è Sergio Fedele, De Mattia, Gawara...

SA: La tua professione di graphic-design di certo avrà influito nel dare sempre di più a SdM una sua personale veste; per certi versi se ne può azzardare una simbiosi operativa?

SG: Sì sì. La grafica è l'altra mia grande passione, provo la stessa tensione creativa, ho sempre voglia di nuovo, di contemporaneità. Per Setola ho definito un' immagine coordinata essenziale e piuttosto minimale (non amo molto lavorare con il colore, piuttosto mi interessa la forma, il carattere tipografico, il segno...); pensa che per tenere fede alla radicalità di Setola non ho mai voluto realizzare nemmeno il logotipo... che è istituzionalizzante... ma ora, dopo 10 anni avrei voglia di farlo uffà... Anche per la grafica vale il discorso sull'improvvisazione, così come avviene per la musica è possibile improvvisare su una qualsiasi comunicazione... per me è importante praticare la sperimentazione. Penso che tutto ciò che è creativo può prestarsi all'improvvisazione... per esempio in Cucina, se si è cuochi può riuscire benissimo... Quello che serve alla radice è una identità estetica, un punto comunque di arrivo, in maniera che ci siano degli argini e delle linee guida nel percorso che uno fa... cerco di essere un uomo del mio tempo, non troppo allo sbaraglio, anche se oggi lo siamo tutti nostro malgrado... Lavoravo come collaboratore e art director in un'agenzia di comunicazione mentre oggi sono un freelance. Mi sento affine al lavoro della newyorkese Attic, The Designers Republic, David Carson, dello scomparso A G Fronzoni, della grafica svizzera... ci sono molte direzioni contemporanee ed un denominatore comune...

SA: Che correlazione c'è tra te e la Old Europa Cafè A.V.S.? Questa etichetta come anche il gruppo art-core "Le Bambine", stanno alla base delle tue ora mature dottrine musicali; fino a che punto hanno contribuito alla tua formazione ed in quale maniera?

SG: La Old Europa Cafè è di Rodolfo Protti...ovvero mio cognato. A metà degli anni ottanta collaboravo con lui, per il vecchio catalogo della Old Europa, quando cioè produceva ancora cose piuttosto eterogenee, ho pubblicato tre lavori di Opera ed Urban Hard Beat Energy dell'89, che è un'altro pseudonimo che ho usato per un progetto elettronico/sperimentale che mi ha portato qualche anno dopo a realizzare il cd Margini di Riciclo... Le Bambine... come batterista devo molto a questo gruppo, mi ci sono fatto le ossa...prima con Opera ero solo (avevo 14 anni quando ho iniziato nell'83) suonavo tanti strumenti e producevo musica sperimentale...ma a quell'epoca mi piaceva anche la musica rock...suonavo con i Redglass Hearts ('86-'87) che è stato il mio primo gruppo: rock violentissimo e veramente noise, l'unica cover che ho suonato in vita mia era una versione di 10 minuti di I wanna be your dog degli Stooges...un vero delirio...poi sono venute Le Bambine, che abbiamo formato nell'87. Abbiamo inciso tre dischi (il primo era un minilp, dell'89, il secondo è uscito postumo due anni fa pubblicato dall'Aua Records mentre il terzo è un lp del '92, in trio con Paolo De Piaggi, subentrato a Teho Teardo alla chitarra elettrica oltre a Marco Cossetti al basso elettrico. Non ho mai fatto tanti concerti come con quel gruppo...abbiamo suonato da supporter nelle prime date italiane di Fugazi, Primus e tanti altri...anche oggi mi piace molto suonare dal vivo, ma non è una condizione necessaria per me. Comunque non rinnego nulla di quel periodo...eravamo troppo in anticipo rispetto ai tempi, da gruppo rock con testi in italiano ci siamo evoluti fino all'ultimo periodo ('94/95): suonavamo brani di 10-15 minuti, ricchi di cambi e sapori diversi, jazz, hard core, avanguardia...abbiamo avuto vari cambi di formazione negli anni, soprattutto chitarristi...comunque prima o poi stamperò un cd con questi ultimi pezzi registrati dal vivo. Invece non abbiamo registrazioni decenti dei brani che eseguivamo dal vivo in trio con l'aggiunta di Furio Rupnik al computer (intorno al '91): producevamo 'basi techno' con le quali componevamo la musica, suonandoci sopra poi con i nostri strumenti. Oggi è una prassi scontata ma all'epoca non lo era molto...ricordo un gruppo inglese (Silverfish) che rimase flashato, noi gli suonavamo come spalla al Mithos di Treviso e loro volevano che andassimo in inghilterra...divertente...forse è da queste cose che ho l'ossessione di documentare, registrare la musica che si produce...

SA: Sono passati 10 anni da quando tu e Paolo de Piaggi fondaste Setola di Maiale-Musiche Non Convenzionali. Che cos'hai in programma per Setola quest'anno? novità, eventi, altro?

SG: In programma c'è un festival sui 10 anni di musiche setolari...forse saranno due giorni...ho ricevuto aiuto e stimolo per questo dal critico jazz Flavio Massarutto, che mi affiancherà attivamente nell'organizzarlo...la cosa si farà certamente in un centro chiamato Spazio Cultura onlus di cui siamo entrambi attivi collaboratori/sostenitori...è uno spazio occupato alla fine del secolo scorso per denunciare la mancanza di spazi culturali in città e periferie (la molla iniziale la si deve al musicista Massimo De Mattia)...a questa pacifica protesta ha partecipato tutta la città, diciamo così, sensibile. Nelle intenzioni, e in accordo con l'amministrazione municipale della città, Spazio Cultura dovrà diventare un centro di musica, arte, teatro; una finestra sulle altre culture del mondo (a Pordenone sono tanti gli extracomunitari), luogo di incontro e di scambio, anche di formazione professionale, ci saranno delle sale prove per i gruppi, etc. Spazio Cultura è il risultato di una battaglia che anche altre città stanno intraprendendo, come sta avvenendo a Messina per esempio...la politica delle destre e le leggi dell'economia ci stanno fottendo di brutto...dobbiamo fare qualcosa per salvarci... In programma per quest'anno ho già molti cd, posso anticiparteli...un doppio di Marcello Magliocchi...il Mato Quartet con Actis Dato, Magliocchi, Keisuke Ota e Yashuito Tachibana...The Cromathic Spy con Vittorino Curci, Roberto Ottaviano e molti altri...poi ancora il doppio con Chet Martino e Francesco Calandrino...un cd di Massimo De Mattia...il progetto con Daniele Pagliero...il Babelis Project, il cd del dj Davide Modolo...

SA: La mia prima occhiata su SdM parte dall'Orbitale trio. Qual'è il suo stato di salute? Mi/ci faresti uno schizzo dei più significativi ricordi o eventi?

SG: Oggi l'Orbitale Trio è in letargo (Paolo De Piaggi vive in Vietnam). Questo trio è stata una bella esperienza, liberatoria dopo aver suonato per tanti anni con Le Bambine brani iperstrutturati. Mi piace la musica che improvvisavammo, abbiamo realizzato 5 cd, ed anche dei concerti ho un buon ricordo...come quando abbiamo suonato al primo mini-festival setolare nel '97 in provincia di Venezia...il pubblico era spaesato...non tutti erano abituati alla libera improvvisazione, c'erano moltissimi ragazzini che hanno assistito al concerto con grande curiosità, viste anche le numerose domande che abbiamo ricevuto poi...bello...un'altro ricordo piacevole è quando abbiamo suonato con il duo Roy Paci/Fred Casadei per il cd Orbitale Trio meets Hajjaj...abbiamo inciso il disco senza discuterlo minimamente, abbiamo improvvisato e registrato come se ci conoscessimo da sempre...amo questa soluzione per improvvisare...

 


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Bibliography, links, notes:

pen: Francesco Calandrino

links:

http://www.setoladimaiale.net/
http://www.myspace.com/setoladimaiale
http://www.myspace.com/stefanogiust

 
 
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