Il ritorno è dovuto all’istinto naturale del musicista, alla consapevolezza e all’urgenza delle cose da dire e all’aver trovato le persone finalmente giuste.
E’ appena uscito un nuovo ep del Santo Niente e noi di SuccoAcido abbiamo deciso di salutare con un’intervista questa inattesa resurrezione artistica: un Umberto Palazzo estremamente gentile e maledettamente autentico ha risposto alle nostre domande.
SA: “Sei na ru mo’no wa na ‘i”, 1997; “Occhiali scuri al mattino ep”, 2004. In mezzo il silenzio: quali le cause di una pausa così lunga? E quali le motivazioni che ti hanno spinto a tornare sulle scene?
UP: Disgusto e disperazione le cause della ritirata, e troppa gente falsa e squallidi approfittatori. Il ritorno è dovuto all’istinto naturale del musicista, alla consapevolezza e all’urgenza delle cose da dire e all’aver trovato le persone finalmente giuste.
SA: Nel frattempo i Massimo Volume si sono sciolti, gli ex CSI scimmiottano se stessi con la sigla PRG, tante piccole valide etichette discografiche fanno i salti mortali per sopravvivere e in testa alle classifiche di vendita di questa settimana c’è Biagio Antonacci….. Che scena indipendente italiana è quella che ritrovi a distanza di sette anni? Riesci a vedere le cose con occhio meno pessimista del mio?
UP: Non male, la scena, secondo me. Molti hanno già dato quello che potevano, è vero, però magari proponevano anche formule di presa immediata ma facili all’usura. I giovani sono agguerriti, sono più facilitati nel registrare e produrre. Vengono su più liberi e delle cariatidi giustamente non gliene frega niente, come non gliene frega niente di Antonacci e dell’establishment. C’è tanto buon rock’n’roll, e tanti suoni, manca un po’ il songwriting, il che è grave perché senza di esso alla lunga non rimane un gran che, ma del resto non è che la critica specializzata abbia fatto una grande pubblicità al songwriting in sé, negli ultimi cinque anni. Anzi, tutta la faccenda del post rock ne è stata la mortificazione assoluta. Comunque le major loro sì che dovranno fare dei salti mortali quintupli per non estinguersi.
SA: Ho letto che hai trascorso il tuo periodo di riposo sabbatico dilettandoti come dj: ci compili una bella scaletta di dieci pezzi per darci un’idea dei tuoi gusti e delle tue passioni musicali?
UP: Fare il dj mi dà da vivere e sono pronto a uccidere per difendere la validità di quello che faccio, ma il compito del dj non è quello del musicista e, per quanto lo si voglia far credere il dj non è esattamente un’artista. Il dj è uno che deve far ballare e divertire la gente. Stop. All’interno di questo limite non è che uno possa fare tanto lo splendido, se non fai ballare ti licenziano. Se ti puoi permettere di non lavorare, puoi fare il figo. Io non posso. Non che metta su la commerciale maranza, suono pur sempre rock e affini, ma certe ripetizioni me le risparmierei volentieri. Comunque a casa non ascolto quello che giro come dj. Ho un blog di recensioni: www.umbertopalazzo.splinder.it e una playlist la faccio di quattro album dai quali non mi separerei mai
1_The Stooges – Funhouse
2_Television – Marquee Moon
3_Neil Young – After the gold rush
4_The Who – Who’s next
SA: L’organico della tua band è completamente cambiato: presentaci i tuoi nuovi compagni di avventura. Il rapporto con i vecchi componenti del Santo Niente era irrecuperabile o semplicemente hai preferito cercare altri stimoli accanto a persone diverse?
UP: Raffaello Zappalorto, basso. Alessio D’Onofrio, Chitarra. Gino Russo (no relations), batteria. Musicisti validissimi tecnicamente, aperti e musicalmente assai colti. La band ideale e il miglior Santo Niente di sempre, anche se ancora in pochi ci credono, vedere dal vivo per credere. Con i vecchi compari non ci si capiva più e forse, anzi quasi sicuramente, non avevano voglia di fare un terzo disco del Santo Niente.
SA: Per quanto riguarda il lavoro di produzione di “Occhiali scuri al mattino” hai fatto invece una scelta consolidata, affidandoti all’esperienza di Marco L. Lega…
UP: Marco è un patrimonio della musica italiana. Uno come lui può essere incredibilmente decisivo nella realizzazione di un disco. Ma non ci sono altri come lui.
SA: Le tue liriche sono sempre state cariche di una profonda rabbia esistenziale: quali sono, diciamo così, le tue fonti di ispirazione? Insomma, cos’è che ha la facoltà di farti veramente incazzare?
UP: Oggi come oggi Bush e Berlusconi ci riescono quotidianamente e più volte al dì. Da un punto di vista esistenziale diciamo che sono un ingenuo e che spesso rimango deluso dalla meschinità del mondo.
SA: Sempre a proposito dei tuoi testi, com’è nato quello della title track del nuovo ep? Cosa rappresentano per te i nomi che citi nella canzone (Friedrich Nietzsche, Karl Marx, Theodor Adorno, Emile Cioran, John Cage, Edgar Varese, Shoemberg, Webern, Alban Berg…)?
UP: Per me sono letture ascolti e studi. Ho avuto un sacco di tempo libero dopo la fine del primo Santo Niente e l’ho usato per studiare filosofia, letteratura e armonia musicale. Per tanti altri sono solo materiale per riempire la bocca al momento della fonazione. Non vorrei diventare troppo specifico, ma spero che qualche nerd rockettaro si interessi davvero alla cultura del novecento europeo. Per quanto riguarda la canzone, quei nomi sono solo un pretesto letterario, che mi serve a introdurre e descrivere un certo tipo di persona falsa e invidiosa, che io ovviamente detesto e che mi sembra di incontrare in continuazione: la mia nemesi. Comunque il mio preferito è Edgar Varese.
SA: Le quattro tracce inedite dell’ep presentano atmosfere piuttosto diverse tra loro… che direzione prenderà il disco vero e proprio che stai preparando?
UP: Prenderà tutte queste direzioni più altre, magari nel disco successivo si tornerà a convergere in una sola direzione, ma ora no.
SA: SuccoAcido: cinque anni di storia alle spalle e un futuro quanto mai incerto. Hai suggerimenti da darci o critiche costruttive da muoverci che ci possano invogliare a portare avanti il nostro progetto editoriale?
UP: Che posso fare oltre ad abbonarmi (fateci sapere come) e suggerire agli altri musicisti di fare lo stesso?
SA: Un’ultima curiosità: gli occhiali scuri al mattino ti servono per coprire le occhiaia da dopo-sbronza?
UP: Vedo che la mia fama mi ha preceduto! ? scherzo.. affrontare una forte luce dopo una relativa oscurità è traumatico, quindi in realtà questi occhiali scuri proteggono (dal trauma della rivelazione), più che nascondere. E io non mi vergogno di essere quello che sono.
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