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Music - Musicians - Interview | by SuccoAcido in Music - Musicians on 01/11/2002 - Comments (0)
 
 
 
Red Worms' Farm

Io credo che nel circuito underground, ci siano alcune verità che non vengano sempre dette se non nei retrobottega delle singole realtà coinvolte. Succoacido non è gratis, eppure ha garantito visibilità diretta attraverso le sponsorizzazioni ed indiretta attraverso le recensioni di dischi ed eventi di gruppi, etichette e locali indipendenti di cui la redazione, i collaboratori ed i lettori del Succo fanno parte integrante, come musicisti, organizzatori di spettacoli, protogiornalisti musicali, teatranti o solo maniaci appassionati ed un po’ sentimentali...Nell’ottica della rete, del network, o si è tutti consumatori inconsapevoli che volontariamente si connettono alla catena distributrice e chiedono di consumare e consumare ancora ciò che è stato suggerito loro, oppure ci si accorge che una maglia sfilacciata pur non compromettendo le capacità di movimento generale, diminuisce comunque le possibilità di pesca per tutti. Credo che esistano molti soggetti che dell’underground abbiano fatto un loro personale business, “cosa altra” rispetto al bisogno primario di finanziare le proprie attività e magari realizzare il sogno che la passione diventi professione, “cosa altra”, periferia del mercato e non dal mercato indipendente. Riflessioni che vengono parlando con addetti ai lavori, come Matteo Di Lucca dei bravi padovani Red Worms’Farm.

«Tutta la vita delle società in cui regnano le moderne condizioni di produzione si presenta come un’immensa ac-cumulazione di spettacoli. Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione. (…) Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra persone, mediato da immagini.» (Guy E. Debord - La Società dello Spettacolo)

 
 

SA: Mi sembra che suoniate con due chitarre sole più batteria...

MDL: Siamo semplicemente tre persone che si sono (non per caso!!!) incontrate e che cercano, attraverso le vibrazioni delle corde e delle pelli, di esprimersi e di esprimere . Grazie alla possibilità di usufruire di una piccola porzione di casa a schiere ("Il COvo") in zona Tronco Morto nella periferia ovest di Padova, circa 4-5 anni fa abbiamo incominciato a comporre pezzi nostri e a suonare in alcuni locali facendo da spalla anche a gruppi come Karate e UNwound. All'inizio nella formazione c'era anche un bassista: ma poi abbiamo deciso di continuare con due chitarre e una batteria..una scelta determinata dal fatto che la presenza del basso non ci sembrava più essenziale visto che anche con la formazione a tre i pezzi risultavano comunque potenti e con un suono "pieno".

SA: Venite dal nord-est, a lungo considerato il modello economico esemplare in Italia. Si vive altrettanto bene?

MDL: Penso che "tutto il mondo è paese": anche nel vivere qui ci sono i pro e i contro.

SA: E' vero che tutto il mondo è paese, ma converrai con me che c'è una bella differenza ad essere nati o vissuti in una regione piuttosto che un altra;che tipo di realtà è quella Padovana?

MDL: Mah, alla fine è tutta questione di volontà e di interessi e non di possibilità...entrando nella questione musicale ti posso dire che a Padova in città si produce musica pessima mentre in provincia c'è un serbatoio di gruppi musicali con buone e valide idee.Sembra strano ma è così e, ti dirò, che girando un po’ per l'Italia ho notato che questa è una realtà abbastanza comune.

SA: Nella recensione al vostro cd (Halley Nation) non ho voluto fare dei paragoni con dei gruppi più famosi, ma per associazione libera mi sono venuti in mente i Fugazi e i God Machine..

MDL: Sicuramente i Fugazi sono una delle nostre band di riferimento non solo a livello musicale, ma anche per il modo con cui portano avanti da anni i loro progetti..ad ogni recensione ci paragonano a gruppi differenti che, a volte, noi non conosciamo nemmeno..bene così!!!!! vuol dire che siamo difficilmente etichettabili.

SA: State portando avanti un "discorso" simile alla Dischord?

MDL: Ci piacerebbe molto, anche se sappiamo che la realtà musicale italiana è decisamente diversa da quella americana dove c'è forse una maggiore apertura mentale ad un certo genere di musica. Portando avanti un discorso come quello "Dischord" in Italia rischi di tagliarti le gambe! Noi nonostante tutto restiamo ancora in piedi e senza avere una distribuzione, un'etichetta conosciuta e portando avanti le cose con le nostre forze ( e quelle di nostri amici) siamo riusciti a vendere 500 copie in solo 6 mesi e a suonare in quasi tutta Italia; evidentemente in alcuni casi quello che conta è ancora il prodotto musicale e non i canali preferenziali che si stanno creando ultimamente nella scena indipendente italiana.

SA: Secondo te è possibile parlare in Italia di una scena indipendente?E su quale criterio si dovrebbe definire?

MDL: Bisognerebbe discutere sul significato da attribuire ad "indipendente" che è comunque sempre legato a ciò che è "major". In Italia si può sicuramente parlare di scena indipendente,che in questi ultimi anni sta anche crescendo. Ma ci sono, come ho detto prima, dei canali preferenziali che assomigliano molto a quelli del main-stream; allora forse la vera scena indipendente è fatta di quei gruppetti sconosciuti che comunque fanno buona musica, ma non sono conosciuti perché estranei a quei canali (?).. ma non lo so, so solo che noi siamo più vicini a quest'ultima realtà fatta di piccole etichette che portano avanti con quattro soldi i loro progetti e di gruppi che vanno a suonare ancora per il gusto di farlo e senza fine di lucro.

SA: Come raccontereste della musica che suonate?

MDL: Red worms'farm da Padova,halley nation, tronco morto...

 


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Bibliography, links, notes:

pen: Andrea Pintus

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http://www.myspace.com/halleynation

 
 
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