All'indomani di un suo concerto al giardino inglese, incontro il cantautore palermitano in un’atmosfera dimessa e cordiale... Si trascendono ruoli, discutiamo di ciò che è corollario ad una scelta senza concessioni... Rigidità di persone che vogliono una reale autonomia, che la ricercano a tal punto da inventarsi una vita altrove, un'identità che esplode - come il doveroso topos di un noir '40 - e che si riconnette, pura, ad una strada interiore... e poi viene la musica, così, trasversale... E poi, a registratore spento, si rivela una persona ancora più profonda e lucida, legato alla sua terra, ma terribilmente indignato. That's all folks!...
SA: Facciamo un po' di cronistoria, ti va?... Prime difficoltà, incontri importanti, svolte...
P: Tieni conto che ho quarant' anni, e che quindi di acqua sotto i ponti ne è passata tanta... Primo incontro decisivo: il mio insegnante di chitarra classica, indubbiamente, un uomo che ha saputo trasmettermi la passione per l'armonia, che mi ha fatto apprezzare l'importanza della polifonia, un maestro che mi ha insegnato che bisogna usare la tecnica al servizio della fantasia e dell'estro... poi i miei primi compagni di viaggio, gli Agricantus, siamo nel lontano 1979... avevo sedici anni... eravamo amici di quartiere, avevamo poche possibilità logistiche - la stanzetta di uno di noi, a turno -, poi, ma solo più tardi, la sala prove, primi concerti e così via...
SA: Il tuo è un cantautorato quasi mai sopra le righe, direi quasi off e retrò... il background italiano è un punto di partenza poi attraversato da venature di esistenzialismo... Penso alla cultura francese, o al "vitalismo" tedesco... Da un lato... poi, ascoltando i tuoi brani si avverte la forte presenza iconografica di temi politici referenziali. Contestazione, resistenza... a volte datati, nel senso di eventi circoscrivibili, ma stranamente attuali...
P: Si, appunto... all'inizio musica latino-americana, la cultura delle Ande, la Canzone Cilena... Una dimensione che qui in Italia venne importata da gruppi come gli Intillimani, piena comunque di contenuti sociali e politici... e questo fu soltanto l'incipit... quasi fisiologico, simmetrico fu trovare corrispondenza nella cultura popolare del sud Italia, un passaggio obbligato, sull'onda della produzione legata alla Compagnia di Canto Popolare, Eugenio Bennato, Musica Nova... Tutto quel ricco retaggio musicale della fine degli anni settanta, che se poi ci pensi era un riflesso di ciò che accadeva globalmente... noi, giovanissimi, eravamo le ultime propaggini, e raccoglievamo questo patrimonio quando in realtà questa tendenza in Italia stava già spegnendosi... anacronismo puro!
SA: -Dimmi qualcosa sul tuo modo di fare musica... Sento fortissima la forma/canzone di matrice mitteleuropea...
P: Io nasco come musicista di stampo classico, conservatorio... e poi appunto l'intersezione tra i due campi, ortodosso e popolare, questo pregnante momento di incontro tra sacro e profano... essendo anche un appassionato di letteratura, in un secondo momento, mi accorgo che nella canzone d'autore si ravvisa una forma interessante in cui il connubio tra testo e musica assume una dimensione alta, sopratutto nell'espressione di una cerchia di musicisti, di letterati, di poeti, di cantanti... Tutto ciò avvenne nel mondo dalla metà dei '60 agli inizi degli '80, e mi interessò molto.
SA: Un sostrato decisamente Pop, in senso lato naturalmente...
P: Si, Pop nell'accezione più ampia, oltre la categoria... nel senso, appunto, di popolare, terragno. Il fenomeno intero... se cantassero in portoghese o brasiliano, o si trattasse di Leonard Cohen, piuttosto che Bob Dylan, poco importava... Erano le idee che vi scorrevano sotto, come un flusso profondo, ciò che rendeva il movimento prezioso. Mi interessava di capire i punti di contatto di culture a confronto, che poi generavano questa forma alta d'espressione... appunto una tipica forma d'espressione di un certo periodo storico, del secolo scorso, che andò via via avvizzendo per poi scomparire... Con la scomparsa di alcuni Vati della canzone d'autore questa dimensione si sta estinguendo... I tempi sono cambiati e i giovani hanno altri interessi. La parola ha assunto un altro significato, la poesia stessa è appannaggio di pochissimi, ormai... ciò nonostante, sopravvive, cambia forma, sotterraneamente, se ci pensi il Rap è in qualche modo una trasfigurazione, è poesia che nasce dal basso... Cambia la veste ma i contenuti sono sempre quelli...
SA: Gli stereotipi sono lì, come materia da deturnare...
P: Già... prendiamo per esempio Peter Gabriel, usa tecnologia a iosa, si colora di World's, non fa altro che attualizzare forme arcaicissime... Il problema sai qual'è?... Noi abbiamo bisogno di definire, ci atterrisce l'indefinibile...
SA: La Società dello Spettacolo, no?...
P: Certo... per me Peter Gabriel, o Sting, non sono altro che cantautori, vuoi o non vuoi, scrivono canzoni e se le cantano... che poi il mercato richieda novità nel veicolare il prodotto, ciò sta altrove rispetto ad un discorso di musica...
SA: Che tipo di ragazzo politico sei stato?...
P: Guarda, senza vanto... avrei preferito essere diverso. Sono stato uno onesto... avendo capito che restare qua significava scontrarsi con una congerie di elementi culturali stagnanti, pericolosi per me e per le persone che mi circondavano ho preferito andare via, e se non l'avessi fatto, credimi, non immagino proprio cosa starei facendo, ora... Non volendo fare compromessi con certe cose, mettitelo in testa, qua non ci puoi stare... Barriere locali di tutti i tipi...
SA: So che ora stai in svizzera...
P: Preferisco dire che non vivo più in Italia da diciotto anni... Sono sempre felice quando ritorno, e sempre felice quando me ne vado...
SA: Pensi che il Folk, in senso lato, debba ancora trarre spunto da argomentazioni politico-sociali?... A volte penso che ci sia del masochistico...
P: Le problematiche sociali sono cambiate... Le etichette invece no. Un tempo la Sicilia aveva l'immagine dei Fasci Siciliani, contadini che lottavano per la terra, la sopravvivenza, il riscatto sociale... Oggi il problema è un proletariato spurio, acefalo, che lotta per altri status...
SA: Una forma del Potere, che si esprime in modo più subdolo, meno visibile...
P: In qualche modo è così... Persone spesso inconsapevoli, perché incolte, frutto di scelte sociali e politiche troppo in alto... è quello il Folk!
SA: Io parlavo, in realtà, di un revival di tematiche folk settantine... gente come Jim O'Rourke, Lambchop, Tindrsticks, che ha fatto del vintage una "professione adatta"...
P: Si, a questo livello è rintracciabile una linea di sangue, una continuità, ancora una volta immutata sostanzialmente, ma ad una seconda lettura, adatta ad un mercato in espansione... Forme labili, le etichette sono sempre pronte ad esplodere...
SA: Palermo... Questa è una domanda a 360
P: Pressapochismo, presunzione, inciviltà, l'odio del bene comune...
SA: La scomparsa di una forte identità culturale per l'omologazione e l'imbastardimento (sta diventando un coro a due!...ndr), personalmente penso che i siciliani siano le peggiori vittime della globalizzazione... le vecchie doti di solidarietà, corporativismo, generosità, virtù dei popoli del sud, generati dalla terra e impoveriti dal sistema, mi sembra che vadano stemperandosi per scomparire nel marasma dell'indistinto...tutti uguali, insomma, figli di mediaset...
P: Noi ci siamo tenuti le parti peggiori delle influenze culturali che ci hanno forgiato, mandando affanculo quello che di buono l'isola aveva... Il siciliano vuole essere schiavo, un po' se ne sente sollevato, in termini di responsabilità, qualcuno che penserà a noi lo troveremo sempre...
SA: E l'abbiamo trovato, eccome...
P: Non siamo mai stati un soggetto forte politicamente...
SA: Esiste, per quello che hai potuto vedere, una qualche avvisaglia di una reale rinascita della cultura siciliana, che non sia comunque necessariamente legata alle radici... quello è solo un modo campanilistico e becero di sprofondare, sazi.
P: Agli inizi dei '90 ho vissuto con grande entusiasmo quello che sembrava essere uno spiraglio politico veramente inedito... Dopo le grandi stragi di mafia, ho avuto l'impressione che ci fosse una nuova generazione politica che sull'onda di questo sdegno civile difendesse una tradizione nobile della Sicilia, fatta di solidarietà, rispetto... trasferendo sul piano della quotidianità tutta una serie di comportamenti costruttivi... ma è stato un momento, a quanto pare. Trovo, ritornando, tutto peggiorato...
SA: Segui la scena Indie italiana, ti interessi delle istanze culturali italiane...
P: Non molto, a dirti la verità... ho poco tempo. Quando non sono in tour, leggo, sto con i bambini, e poi viaggio... Le giornate sono troppo corte! Quando hai figli la tua funzione su questa terra cambia radicalmente, pensi in modo diverso...
SA: Fai musica in modo diverso...
P: Verissimo... una rivalutazione dello spazio interiore.
SA: Ivano Fossati; Bob Dylan... una linea di tangenza
P: Un mondo di valori spirituali di contenuto, che pur essendo io di una generazione più giovane, ho ereditato... Sono stati dei grandi padri, e i loro dischi continuo a comprarli a scatola chiusa..
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