Prima sera d’Agosto. Io ed Orgone del collettivo milanese Otolab, ci troviamo per una cenetta estiva a base di bruschette al pomodoro e spaghetti integrali alle melanzane. Vino bianco fresco portoghese per aperitivo. Rosso toscano pasteggiando. Birre tedesche a seguire. La serata si conclude in spiaggia dove un gruppetto di personaggi mima in incontaminate penombre marine titoli di film. Un ringraziamento va a chi ci ha concesso la cucina.
SA: Allora vuoi dirci il tuo vero nome o mantieni lo pseudonimo da battaglia?
OR: Puoi indicarmi come Orgone. E’ il mio nome all’interno del collettivo e quello che compare come titolare del mio progetto personale sul nostro sito. Io naturalmente in questo momento parlo per 1/15 di Otolab, visto che tale è il numero di coloro che al momento fanno parte del progetto madre. Ci tengo a sottolinearlo per iniziare.
SA: Cosa è e quando nasce Otolab?
OR: Otolab esiste fin dall’89. I fondatori utilizzavano sinth e campionatori. Man mano altri si aggiungevano direttamente durante le serate. Mentos ad esempio ha cominciato a farne parte nel 93. E’ stato lui a portare la techno hardcore, che al tempo era una cosa che aveva la freschezza della novità e non quella tristezza che è oggi. Che oggi troviamo in tanti Rave! Così lui cominciò ad aprire e chiudere le serate. Adesso diciamo che Otolab è come un grande progetto madre a struttura rizomatica dinamica ed aperta che riflette un gruppo di persone amiche o legate da intenti comuni, gente che si ritrova al caffè letterario a Milano.
SA: Alcuni progetti paralleli e quindi interni ad Otolab?
OR: Bitch Boyz: si occupano di decostruire ed inacidire techno e house per trasformarla in qualcosa di molto poco house. Sono in due e lavorano costruendo un pastiche sapiente di furti ed autoproduzioni.
Quartetto.swf: quattro file eseguibili.swf sono lanciati su 4 laptop. Ogni file contiene una diversa serie di mappe di suoni e di grafiche vettoriali scelte dalla tastiera. I suoni e le immagini sono generate dal trascinamento invisibile del mouse che i 4 vj fanno scorrere, attivando pulsanti invisibili e tessendo la narrazione audiovisuale per 20 minuti di live set. Si generano così complesse interrelazioni tra oggetti visivi e sonori secondo una dinamica distribuzione dei ruoli tra i singoli esecutori (come in un quartetto per archi classico), i quali concorrono alla realizzazione di un evento unitario e complesso. Le immagini prodotte sono così proiettate su 2 o 4 differenti schermi. Musica ed immagini completamente prodotte da Otolab.
Tantratetha: Orgone + Kcid= installazione per la vasca di deprivazione sensoriale (! Ndi) del Cosmic egg di San Donato (www.cosmicegg.com).
Dub: Orgone + Reezla = rimasticatura del dub in chiave otolabica. Fruzza ai rumori e Orgone alle luci. Approfondimento dell’idea di viaggio. Anche.
Poi ci sono combinazioni esclusivamente audio tipo David Eno+sn o David Eno+Reezla o le stereoscopie di W e xoOO che sono progetti video su ambienti vari.
Comunque è difficile elencare perché ne nascono e ne muoiono in continuazione. Ce ne sono a josa e dimentico sicuramente.
SA: Essere aperti comporta però anche dei risvolti negativi? Qual è il limite dell’apertura? Parlami di questa struttura rizomatica, qual è l’autonomia del progetto parallelo rispetto al progetto originario? (A questo punto viene una voce da un commensale: "Ma la finite con queste fregnaccie da filosofi")
OR: Tutto si stabilisce esclusivamente sulla base del rapporto umano. Comunque facendo così tanto audio e video tendi a produrre così tanto che spesso si migliora e si migliora il materiale nel riusarlo. Mayco ad esempio ha fatto un filmato che per una sua cosa personale non andava benissimo ma è stato riusato alla perfezione dal progetto Otolab.
SA: Come vi distribuite? Qual è la vostra formazione, la vostra estrazione?
OR: Dunque: tre sono architetti e due sono grafici. Poi abbiamo un compositore atipico: un professore di conservatorio che ha lavorato alle tastiere con Stockausen. Poi c’è un dj veramente scapestrato. Uno è un ingegnere: un tecnico elettronico. Il capo tecnico di multimedia, nostro tecnico di fiducia. Lui sì che fa lavori riusciti. Uno è un pittore croato che ha iniziato coi pennelli ed adesso fa il videoartista ed insegna. Poi ci sono un paio di ragazzi, diciamo d’estrazione new wave. Inoltre un paio di jazzisti. Poi in qualche maniera partecipano anche le fidanzate o elementi occasionali ma dal punto di vista organizzativo e decisionale l’azione decisiva è prettamente quella maschile.
SA: Sono emarginate in qualche modo le donne?
OR: Direi che è un fenomeno di genere sociale. Le donne tendono essere intimidite dalla tecnologia. (Orgone accenna adesso ad una certa Maya con la quale deve aver già discusso animatamente di questa tematica scontrandosi con essa).
SA: Cosa significa Oto?
OR: Oto è il nome di un ideogramma cinese che sta per suono: sia quello musicale sia quello rumoroso, non essendoci in quella cultura una netta divisione fra i due campi come invece nella nostra.
SA: Cosa avete realizzato finora?
OR: Una quindicina di serate, tutte in Italia. Le date e i flyer si possono trovare sul sito.
SA: Come vedi l’underground italiano?
OR: Stereotipato, spesso incagliato in vedute provinciali, il peggio del provinciale. C’è un sacco di gente che pensa solo ai soldi. Che fa tutto per soldi e ha paura di rischiare. Ma ci sono anche degli ambienti come ad esempio il Baraonda di Segrate . Un posto poco conosciuto anche a Milano. Dove c’è gente tranquilla. In media venticinquenni. Ragazze e ragazzi che dopocena o prima di suonare si mettono a giocare col pallone. All’interno del progetto Otolab ci sarebbero progetti per approdare al televisivo. C’è chi sente forte questa necessità. Per adesso siamo in parola con uno di Classica, un canale satellitare, per un documentario sul quartetto. Tra breve lavorerò alle riprese per questo.
SA: Sulla necessità di approdare al televisivo la penso così anch’io…Tu ti occupi della parte visuale, mi diresti quali sono gli strumenti e le apparecchiature che usi?
OR: Personalmente lavoro sia in analogico che in digitale. A casa uso un pc con su premiere e flash, poi alla fine di quest’estate ho comprato una telecamera (l’intervista è stata aggiornata all’inizio di novembre tramite e-mail, ndi). Comunque dal vivo è determinante il mixer video, gli altri che lavorano con il video usano anche dei computer portatili ai quali mi appoggio.
SA: Cosa è questa maglietta che indossi?
OR: E’ una T-shirt di Critical mass. E’ multitrasversale. C’è a Roma come a Napoli e Torino. A Milano è legata all’Anarcociclismo. Aspettiamo che si diffonda sempre più.
SA: Hai contatti con qualche hacher?
OR: Mi interessano più che altro i canali di informazione indipendenti che si stanno formando. Indymedia, Inventati, Artistici, Anarcociclismo e Dadaciclo.
SA: Sei stato a Barcellona per il Sonar, cosa ci racconti.
OR: Otolab è andato compatto al Sonar. Io ed un altro siamo arrivati a Barcellona via mare. Con la telecamera ho ripreso molte immagini che useremo per gli spettacoli. Sulla nave c’erano un sacco di specchi deformanti in angoli ricreativi per i bambini. Il Sonar è impressionante per tutte le realtà che puoi riconoscervi e soprattutto per quella realtà dove tutto ciò che riconosci si mischia ad un livello che diventa irriconoscibile. Puoi vedervi le frange più colte come quelle più pop e da club fino ai punk dei rave e ai perfetti estranei ad ogni ambiente. Naturalmente la cosa più interessante è il mischione che naturalmente darà origine alla elettronica a venire.
SA: "Naturalmente" mi pare la parola giusta. Cosa ci segnali di entusiasmante dal vivo?
OR: Radio boy che è un progetto di Herbert e che ci ha divertito tantissimo. Poi Goem che credo sia del giro Stalplaat. Ellen Alien meravigliosa e segnalerei anche Goran Levin (segnaliamo un disco appena uscito di Goran Levin dove protagonista assoluta è una orchestra di telefoni cellulari che suona le proprie suonerie, ndi).Per il visuale non posso dimenticare il Sound Of Science degli Yo La Tengo, basato su filmati presi da documentari su molluschi e crostacei fatti da un amico di Bonuel.
SA: Raccontami di una cosa su cui avete litigato con grande discussione.
OR: Questa è una domanda bastarda! Spesso si alza la voce ma non c’è mai stato nulla di serio. Anzi sono sempre stupito da come riusciamo in molti a gestire processi decisionali anche complessi. E le cose che non sono accolte dalla maggioranza possono svilupparsi liberamente in progetti secondari che nascono all’interno del progetto madre. A volte finendo che refluiscono nel progetto madre, non importa se stravolte o come scarti. Tanto verranno rifunzionalizzate da una visione e da una volontà collettiva. Il vantaggio della struttura rizomatica della quale parlavamo. Un vero e proprio metodo.
SA: Tre cose che piacciono e tre cose che non piacciono a tutti i membri di Otolab.
OR: La cassa, il cassone e la grancassa. Berlusconi, Albertini, Formigoni. Ma non è mai stata fatta una statistica attendibile e seria su questo.
SA: Se vuoi puoi farti un’autodomanda.
OR: Dove ti piacerebbe lavorare? Al Sonar di Barcellona.
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