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Music - Musicians - Interview | by SuccoAcido in Music - Musicians on 01/06/2002 - Comments (0)
 
 
 
Pierpaolo Leo

Ho incontrato Pierpaolo spesso ultimamente per vari incastri musicali che non vi sto a riassumere. Ho conosciuto prima l'uomo della musica e mi sta molto simpatico (siamo anche coetanei, io di una settimana più vecchio). In occasione dell'uscita del suo nuovo album solista e del nuovo de l'Enfance Rouge, creato in strettissima collaborazione con lui, disponibili entrambi esclusivamente gratis sul sito internet di Audioglobe, ho deciso di fargli un po' di domande per scavare in profondità nel suo approccio alla materia sonora che vi assicuro è notevolissima. "Before Breakin'" è un album di musica elettronica manipolata come argilla, denso e affilato, pronto a scivolare in ogni spazio libero del vostro corpo, permeando i tessuti rimanenti come un bagno nel mercurio liquido. Andate a scaricarvi questa meraviglia e ascoltatelo mentre leggete questa intervista.

 
 

SA: Il tuo lavoro "Before Breakin'" è mixato come un unico flusso. Come l'hai composto e perché hai scelto questa forma?

PL: Before Breakin' è un lavoro molto istintivo, l'idea del missaggio in un unico flusso e' nata dall'intenzione di dare maggiormente risalto a questa caratteristica, e poi credo che i 37 minuti continui di quell'impasto sonoro siano un ottimo "massaggio cerebrale"...

SA: Che ne pensi della cosiddetta "body music"? Nessuno ne parla più (non che mi manchi, anzi) però credo che questo tuo commento sul massaggio cerebrale si rifaccia a quell'estetica....

PL: E' vero in parte: mi piacciono molto i D.A.F. che sono stati un po' gli inventori della body-music, come altra musica che dà in genere un senso di fisicità accentuata. Mi riferisco però ad una impressione di riascolto di alcune parti che, a livello emozionale, possono essere accostate a quell'estetica. Alla base del disco c'è una ricerca sulla timbrica, e la costruzione di un percorso accidentato da far esplorare a chi lo ascolta, credo che sia un approccio diverso.

SA: Senza dubbio e per questo lo apprezzo molto. Che rapporto c'è tra la composizione e l'improvvisazione nella musica "puramente" elettronica come la tua?

PL: E' un paradosso, ma alla base dell'improvvisazione elettronica ho bisogno di sapere le caratteristiche di tutte le reazioni che avranno i suoni durante la performance; ad esempio su c-modulator ho dovuto dapprima programmare tutti i parametri del sintetizzatore per poi improvvisarci sopra suonando e modificando timbrica e filtri in tempo reale. Lo stesso, ma con altri strumenti, per ciò che riguarda "Shang Kou". Altro materiale presente nel disco è studiato totalmente al computer; "Fanshe" è in qualche modo improvvisato perché è il frutto di errori di elaborazione di una vecchia scheda sonora soundblaster che ha trasformato un flanger, dai parametri un po' bizzarri, in una strana ma affascinante sgranatura del suono. Un tipo di improvvisazione di questo genere cioè basata su errore-macchina, è difficilissimo da ottenere con i processori recenti...troppo perfetti.

SA: E se tornassimo all'analogico? Manopolone, nastri, saturazione....

PL: In effetti è necessario avere qualcosa di palpabile... Ho adottato un buon sistema per emulare l'analogico con una serie di manopole comandabili via midi ....niente che abbia a che fare con la risposta che hanno i manopoloni dei vecchi synth, ma è senz'altro meglio di un mouse. Se si parla di analogico come "sound" sono totalmente d'accordo, anche perché lo stesso ascolto fatto su supporto CD spesso lascia a desiderare, soprattutto quando si parla di ri-master di vecchi dischi totalmente concepiti in analogico. Il problema in fondo è anche questo: puoi lavorare su musica che esclude totalmente il digitale, ma nel momento in cui si procede alla diffusione il supporto è sempre quello...e ascolti sempre in digitale alla solita frequenza di campionamento; il famoso 44100 khz - 16 bit, e la catena si chiude sempre lì, a meno che non si ritorni alle vecchie cassette...

SA: Una caratteristica di questo album è la mancanza di beats, ma anche sostanzialmente di loops.

PL: In realtà il lavoro è basato essenzialmente su processi di accumulazione, crescita e saturazione del suono, nella quasi totalità del disco, senza l'uso di strutture seriali. In questo modo l'elemento temporale assume una dimensione diversa rispetto a quella che si ottiene utilizzando loops. Nel senso che tendono a far apparire il tempo più dilatato e non era la sensazione che intendevo dare.

SA: E qual era allora? A me piace questo concetto della perdita del tempo, ho fatto degli esperimenti a modo mio nel nuovo dj Faccia di Merda (vedi "Temps brisés" appunto) ma realizzati secondo altri principi.

PL: Se intendi perdita di tempo come totale "assenza" è proprio quello che volevo ottenere. Nei loop il tempo è più dilatato ma comunque si avverte, come anche la distribuzione dell' "energia" lungo un percorso seriale è diversa da quella che si ottiene usando la tecnica che ti ho appena accennato. Non voglio dire che non mi piace la musica seriale, anzi, ...ho ascoltato il tuo primo lavoro come "dj Faccia di Merda" e mi piace molto, ...adoro soprattutto certi suoni tipo modem che sembrano assoli di Jazz...è molto strano WOW!

SA: Usi voci perlopiù in inglese: è una scelta stilistica (per essere "distribuibile" nei paesi occidentali), accidentale ("ho trovato queste") o altro?

PL: E' un caso che ci sia predominanza di voci in inglese, su "cuintentos AM" le trovi in tutte le lingue. Farsi un giro ogni tanto con le frequenze AM della radio è molto interessante, ci sono disturbi, voci vocoderizzate e quant'altro; in fin dei conti sembra essere in un flusso continuo di musica concreta, un disco senza fine dove sei tu a deciderne il corso. La maggior parte della voce viene da lì.

SA: Anche a me piacciono molto le musiche / voci sulle onde corte. Scorrazzando ci ho trovato un sacco di cose che non conoscevo, o di paesi lontani e fascinosi. Tu cosa ci hai scoperto?

PL: C'è dell’ironia in "cuintentos AM", basta accorgersi che in alcuni momenti ci sono le cronache dei risultati calcistici...ultimamente però sono affascinato dalle ritmiche che scopro casualmente smanettando tra le onde corte, mi piace molto il disco "live" di Gert Jan Prins totalmente registrato appunto dal vivo, con l'uso di onde medio-corte. Ha un approccio ritmico davvero interessante anzi è consigliabile a tutti i radio-amatori...

SA: Una cosa che mi affascina dei moderni metodi di registrazione digitale / elettronica è la presenza del suono. Il tuo sound è veramente denso e tagliente, ti entra dentro il corpo attraverso le orecchie e non si sposta.

PL: In fase di composizione ho registrato molte versioni di ogni parte del lavoro, sovrapponendole e creando dei fade-in e fade-out tra le varie tracce nei punti più interessanti, spesso lasciandole andare tutte assieme quando il risultato era particolarmente coinvolgente. Ho cercato di evocare alcuni stati d'animo che nel periodo antecedente il disco mi avevano segnato, attraverso un'imitazione più o meno astratta dei suoni reali che avevo attorno: "railcycle" ne è un esempio

SA: Una cosa interessante visto il tuo lavoro con l'Enfance Rouge su "Rostock - Namur" è la compresenza di porzioni di questo disco nel loro, ma che assumono significati molto diversi. Il fatto che la tua musica stia in piedi da sola e anche con quella di altri mi sembra una caratteristica rara.

PL: Non è la prima volta che nei loro dischi l'Enfance Rouge interviene con parti concrete, e in Rostock-Namur trovo che il collante sia stato dovuto in qualche modo alla uguale intensità emotiva del suono in entrambi i lavori. E' stato molto bello collaborare al loro disco, sai bene, hanno una capacità compositiva incredibile.

SA: Io sogno da tempo di poter fare musica che ieri non poteva esistere. Penso che per certi versi tu ci sia vicino. Ma quali potrebbero essere delle strade percorribili, strade che portino altrove e non facciano fare dei giri in tondo come succede nel 90% dei casi?

PL: E' una domanda difficile...Noto che la maggior parte dei musicisti elettronici utilizzano sempre gli stessi riferimenti stilistici con risultati a volte noiosi. Non ci si può fossilizzare nel solito approccio del ritmo in 4/4 o in pads "ambientali" sentiti e risentiti. Forse è un vena in fase di stasi, non lo so, potrebbe significare una mancanza di idee e questo mi angoscia. Alcuni sostengono che il futuro dell'elettronica sia nella ricerca sulla voce. Io personalmente credo che si debba ancora sperimentare in maniera significatica su alcune tecniche di composizione ritmica in "verticale" e fondamentalmente partire dai risultati della classica contemporanea.

SA: Spiegaci meglio.

PL: Intendiamoci, non mi riferisco soltanto ai processi sottrattivi del suono tanto usati, o di altro in materia di timbrica-elettronica, ma alle basi strutturali, e soprattutto ad una ricerca che si basa sull' "incastro" di tracce ritmiche a diverso tempo, non necessariamente di batteria. Ad esempio un bell' 11/4 insieme ad un 7/4 insieme ad un 5/4 e così via. Di sicuro sfruttato, ma non tantissimo in ambito elettronico. Se poi a questo ci accostiamo degli ottimi esempi di ricerca timbrica come quelli di Salvatore Sciarrino...forse troveremmo un’ottima strada ma non è altro che il mio umile parere!

 


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Reg. Court of Palermo (Italy) n°21, 19.10.2001
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Bibliography, links, notes:

pen: Jacopo Andreini

links:

www.pierpaololeo.it
http://www.myspace.com/pierpaololeo

 
 
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