Avete mai avuto la cinematografica sensazione che la realtà sia più di come appaia? Siete mai stati fatalmente attratti da tutto ciò che normalmente sta alla periferia del vostro campo visivo? La perdita dei rassicuranti assi che Cartesio ci ha fornito, disarma, confonde, rende liberi di muoversi in uno spazio senza troppe coordinate... Max Viale (chitarre acustiche, tastiere, voci), Gianluca Della Torca (basso, chitarra e tastiere) e Fabio Perugia (chitarre elettriche, acustiche, programmazioni, tastiere) sono il Gatto Ciliegia, uniti per la seconda volta contro il Grande Freddo, e c’è ragione per stare tranquilli...
SA: Gatto Ciliegia nasce per gioco?
Max: Il nome nasce senza dubbio come gioco, dopo che per qualche mese (nel '99) ci eravamo trovati diverse volte in casa con l'intento di "ripulirci" da anni di esperienze musicali, attraverso una ricerca di suoni e un approccio agli strumenti più naturale e libero da schemi dentro i quali non ci ritrovavamo più. Io ad esempio ero stato per diversi anni un cantante, Gatto Ciliegia mi ha stimolato a concentrare una maggiore attenzione verso le chitarre acustiche, la tastiera e i suoni sintetici. Anche Luca ha accantonato la sua esperienza di cantante-chitarrista e in questo progetto suona il basso. Fabio, dopo esperienze rock e punk, si è riavvicinato alle sue radici di chitarrista classico e sta studiando a fondo la programmazione elettronica del suono.
SA: Contro il grande freddo #2 si compone di 12 tracce strumentali che si dilatano nell'ambiente come se appartenessero ad ogni luogo; qual‚è il mondo del Gatto?
Max: E' un mondo astratto, un mondo di sogni, immagini monocromatiche, dejà-vu malinconici e poche certezze. Questo mondo credo appartenga a qualsiasi essere umano, senza distinzione di luogo in effetti. Il primo album credo fosse più istintivo rispetto al racconto musicale del mondo del Gatto, #2 invece è il secondo atto che ci ha dato la possibilità di descrivere in modo più introspettivo, delicato e intimo le nostre emozioni, le nostre paure e le nostre radici italiane che per natura portano al tentativo di comporre melodie.
SA: Ascoltando più volte il vostro nuovo cd, ho avuto come l'impressione che ci fosse un’idea di base che permeasse tutti i pezzi e che le singole canzoni ne fossero le sfaccettature...
Max: La tua impressione si avvicina molto al nostro approccio compositivo. L'idea di base era quella di esprimere le nostre inquietudini velate da un senso malinconico di abbandono. L'abbandonarsi non assume solo un senso triste ma è anche il lasciarsi abbandonare alle passioni.Ci piace concepire un disco come se fosse un libro carico di immagini, nella sua completezza e non come singoli brani, tant'è che per dare i titoli alle tracce abbiamo utilizzato, per la gran parte dei brani, un testo unico che viene sussurrato interamente in "tutto è fuori posto"... (questo sarà anche il titolo di uno spettacolo teatrale studiato sul nostro live dalla compagnia "Servi di Scena" che sarà incentrato proprio su tentativi di volo paradossali che spesso sfioreranno cadute dai tragici esiti...)
SA: Quanti strumenti avete suonato (nel disco)?
Max: Abbiamo suonato chitarre acustiche ed elettriche, il basso e una tastiera di mediocre qualità sonora. Tatè Nsongan (Mau Mau - Kinkoba) ha scaldato alcune tracce del disco con le sue percussioni. Elena Diana (Pertubazione) ha suonato il violoncello. Tutto il resto è stato elaborato con un PC. La produzione, il missaggio e l'editing del disco sono stati seguiti da Gatto Ciliegia e Marco Milanesio che attualmente ci segue anche dal vivo.
SA: Siete di Torino... quali sono stati i gruppi storici della città e quali gruppi la movimentano oggi..?..
Max: Tra i gruppi storici torinesi ricordo i Franti di cui Giaccone e Lalli sono ancora attivi con progetti cantautoriali che sono usciti anche per la nostra etichetta (Beware! Records), poi i Negazione, Panico, Kina, C.O.V. per l'hcc e la scena molto forte nata subito dopo: Mau Mau, Africa Unite... ci infilo anche Angeli, Perturbazione (uscirà un nuovo disco loro tra poco)...molto fertile è stata la provincia (Marlene Kuntz, Yo Yo Mundi). Gruppi che movimentano ora? Bè ci sono moltissimi dj set, ma Torino è nota soprattutto per Subsonica e... come non citare gli Eiffel 65!?!!!!
SA: Volete raccontarci un po' di più sull'esperienza con questa compagnia teatrale e come tale collaborazione completa e stimola il vostro lavoro?
Max: I Servi di Scena sono di Avigliana, città vicina a Torino e la nostra seconda città per via della casa di Fabio (lui è di Avigliana appunto) che utilizziamo come studio per le prove e le registrazioni. E' una compagnia teatrale che lavora da diversi anni, una realtà ben inserita sul territorio. Noi conoscevamo loro di nome e loro conoscevano la nostra musica. Era da diverso tempo (dal nostro primo disco) che ci si incrociava e si pensava di fare qualcosa insieme. Gli stimoli si smorzavano nel momento in cui abbandonavamo l'entusiamo e parlavamo di problemi concreti: loro volevano accompagnare i nostri live con uno spettacolo che facesse da contorno alle musiche. Bello ma dispendioso per tempo e forse, costoso per i locali che ospitano i concerti. Sapete bene, voi che vi occupate anche di teatro, che uno spettacolo di questo genere prevede diverse persone che si muovono, una scenografia, spazi adatti... Tre di loro in realtà non hanno mai mollato l'idea e proprio prima dell'estate scorsa, Vanessa, Ada e Cristina sono riuscite a presentare il progetto insieme ad altri progetti di due compagnie teatrali (Assemblea Teatro e Teatro delle Forme) alla Provincia di Torino, all'interno di una rassegna dal titolo Incroci. L'accettazione del progetto ha attivato un piccolo finanziamento che ci ha permesso di realizzare l'idea iniziale e portarlo in giro (2 spettacoli) senza grosse "perdite". Abbiamo incominciato a lavorare da settembre del 2001. E' un'esperienza molto importante, un confronto con persone che ci hanno stupito per la capacità di rendere vive immagini attraverso una storia tra delirio/ossessione/ironia e la professionalità di mettere in luce fasi musicali del Gatto che solo con l'immaginazione, durante un live, puoi scoprire.
SA: Il teatro di ricerca e le etichette indipendenti in Italia...secondo voi come possono incontrarsi più spesso?
Max: Vedi è un po' la storia che ho raccontato sopra... potrebbero incontrarsi creando una sinergia straordinaria se non fosse per gli spazi. Credo proprio sia un problema di ambienti e di fatica per provare, trovarsi e realizzare l'evento. Spesso anche il pubblico è differente (la bellezza sta proprio qua: l'unione di punti di osservazione e critica differenti).Teatro e musica indipendente hanno spazi che raramente sono comuni. Ci sono da sempre grossi Centri Sociali o Teatri occupati che hanno la possibilità di accogliere e promuovere iniziative di questo tipo.. ma sono pochi. Nel nostro caso abbiamo notato che è più semplice presentare un concerto/spettacolo nel circuito teatrale, sono più preparati anche a certi "cachet" che inevitabilmente sono sostanziosi (non sto parlando di "milionate" sia inteso! è che nell'Italia indipendente già si fa fatica a chiedere più di 800 mila per un live, figurati certe cifre)...l'evento assumerebbe una forma culturale maggiore e la fatica artistica sarebbe moralmente ripagata se i locali che ospitano solo gruppi musicali provassero ad aprirsi a questo genere di performance allargate. Diverse volte ho visto nascere bellissimi progetti di incontro tra teatro e musica che si sono consumati brevemente, non riescono a girare per più di due o tre spettacoli...
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