Tutto andrà meglio niente andrà bene / Inbilicoteatro
In Rome, somewhere in between the Verano cemetery and San Lorenzo square, a recently opened theatre ("Teatro allo Scalo") presents a never-heard-of young company from Naples.The performance they're presenting assembles a number of stories about the fall of the Berlin Wall; stories that, rather than converging into a single narrative core, coagulate in a series of emotionally charged "flashes".
The beginning is drenched in a nostalgic atmosphere and a sense of impending change.
Change for good or for worse? Change into which direction? That's a story waiting to be told; not just by the INBILICOTEATRO actors, but by the interpretation of historians and by the daily lives and struggles of people.
The Wall, before the fall, like any other border or frontier was a hurdle; the musical choice - burlesque and "circus-sy" - underlines very effectively the constant hopping and hurdling struggle of the performers: between desperate races, escapes, sweat and spit, jumps and acrobatics that evoke images of war and trenches, explosions, urban guerrilla and mitteleuropean darkness, the actors never seem to have a moment of rest.
The unfolding of action and images is not always seamless or clear, but the urgency of the performance doesn't seem to be oriented towards a linear narrative or manneristic acting.
Ramona Tripodi's directing style displays a certain amount of consistency but, at times, it feels like its ultimate purpose struggles to come through.
All things considered, however, this performance should deserve a trip to Berlin.
File under: Another Brick. In the wall.
Tutto andrà meglio niente andrà bene / Inbilicoteatro
A Roma tra il Verano e piazza San Lorenzo un teatro da poco avviato: il Teatro allo Scalo che, se non ho capito male, è gestito da un'associazione intitolata alla DUSE ( scrivo così perchè esaltato dalla recente lettura del saggio dedicatole da Attisani) , presenta una mai sentita prima compagnia emergente, costruita intorno ad uno zoccolo duro napoletano. Portano in scena un lavoro costruito da storie nate intorno al crollo del muro di Berlino. Avvenimento epocale che segna un'era, ma dal quale non viene tratto un unico nucleo drammatico, piuttosto una serie di flash che puntano sul forte impatto emotivo.
Fa un po' di tristezza passeggiare per San Lorenzo sapendo che non ci sarà la solita capatina presso Disfunzioni. Un po' di nostalgia viene perchè dalla piazza , come sempre variegatamente affollata, mancavo dalla semifinale dei mondiali con la germania di tre anni fa. Le vie coi nomi degli antichi popoli italici sono piuttosto deserte domenica sette giugno verso le 18. Puntuale trovo questo nuovo piccolo promettente teatro romano. Iniziano. Poca gente sparsa su sette file di panche a gradoni.
Si comincia con un atmosfera profuga con valigioni , grande nostalgia e senso imminente di cambiamento. Cambiamento in bene o in meglio, cambiamento in quale direzione, solo la storia potrà dirlo. Non la storia che non ci stanno raccontando i ragazzi di INBILICOTEATRO, ma la storia quella che in mezzo a mille problemi di interpretazione ci daranno gli studiosi dei documenti e quella che nella morsa della vita delle generazioni ci dà la vita quotidiana dei popoli.
Così il muro, quello che era prima di cadere e di crollare , era visto come mille altri confini e frontiere: un ostacolo da scavalcare. La musica ciarlatancircense (da muto fancese?) sottolinea bene questo gioco di salto e di scavalco dei perfomer in scena . Niente di meglio per pensare ad uomini costretti ad essere ammaestrati. Un episodio interessante e suggestivo è quello del tizio che colpito in cima al muro, versa acqua sia di qua che di là dal confine. I 4 performer non si fermano un attimo e tra corse disperate, fughe, salti, salti a terra che evocano guerre e trincee, esplosioni e sparatorie, guerriglie urbane e nero mitteleuropeo, sputano fuori parole veementi. E sudano di un sudore che schizza fuori come la saliva.
Lo svolgimento e lalternarsi dei quadri però non è sempre chiaro, ma la loro urgenza non sembra essere quella di una parola che sovranamente dica tutto , di una storia che racconti un'azione unitaria o di una recitazione di maniera. Ramona Tripodi firma la regia che una sua coerenza ce l'ha, però non capisco bene cosa faccia o rappresenti durante lo spettacolo, azzardo qualcosa come: una specie di corpo e di voce di regista in scena, la ricerca comunque nonostante tutto di una qualche speranza? Una lotta caparbia nonostante tutto, per la vita? Per vivere al di là dell'esistere?
Vari effetti di luce e di teatro, girandole di luce verdina, coriandoli colorati, l'alleluja di Cohen, colorano un buon finale che regala ancora qualche emozione.
Fosse per me questo spettacolo a Berlino comunque ci dovrebbe andare. Se lo merita, A Berlino, a Berlino!
File under : Another brick. In the wall.
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