Regia di Fabrizio Trisciani. Con Altero Borghi. Si conclude l'edizione 2008 di Teatrinscatola organizzata da Straligut. Giovane, in tutti i sensi, rassegna ragionata di teatro a Siena.
Siena. Teatrinscatola festival. Sala del teatro Lia Lapini. 01/11/2008.
Sobborghi Onlus. L’ulimo nastro di Krapp.
Regia di Fabrizio Trisciani. Con Altero Borghi.
Già da un po’ sta girando questo spettacolo diretto dal giovane Trisciani, Senese come l’attore che impersona il mitico Krapp Beckettiano. Quest’anno la loro lettura di una delle più famose e pregnanti opere dell’avanguardista Irlandese, chiude l’interessante rassegna Teatrinscatola
che ci auguriamo diventi un appuntamento fisso e di primo rilievo nell’immaginario cartellone teatrale della Toscana Meridionale. Borghi smette i panni folleggianti da folletto che altre volte gli abbiamo visto addosso in scena e nella realtà, per indossare quelli di un Krapp abietto, facile allo scatto nervoso, quasi isterico, definitivamente solo, rifugiato nella sua tana abitata come se fosse un personaggio della letteratura minimalista. Il minimalismo letterario di cui parlo non ha niente a che fare con l’arte figurativa o col minimalismo musicale classico contemporaneo. Il minimalismo letterario non c’entra nulla col minimalismo di cui si parla certe volte anche nell’arte scenica. E’ un minimalismo di orizzonte: quotidiano, degradato, consunto, domestico, scialbo, sporco, pieno di solitudine e di bassezze dell’esistenza. Tutto questo è reso molto bene dalla regia di Trisciani.
Il Krapp che abbiamo visto in scena non è fedelissimo al Krapp di Beckett. Partiamo da brevi e non esaustivi cenni sul costume. Vestagliaccappatoio scurissima, zoccoli di legno, pantaloni grigi del pigiama. Non sono i panni di Krapp. Sono precisi segni che contribuiscono alla creazione di un’atmosfera minimalista. Krapp appare come un recluso nel proprio rifugio che alza un’ ulteriore barriera tra sé e il mondo. Tra sé che cerca il ricordo e il mondo esterno presente ormai dimenticato, allontanato fino all’alienazione che è specchio dell’alienazione del personaggio. Krapp vive un crescendo di rabbia che sembra quietarsi forse solo in certi momenti del raggiungimento del ricordo e non certo nella ricerca dello stesso. Che ricordiamo viene fatta tramite la riproduzione sonora di nastri incisi dallo stesso Krapp che ad essi ha affidato la sua memoria. (Tra parentesi una delle cose più belle è proprio il registratore a bobina (e come Borghi ci interagisce) che è un oggetto scenico davvero azzeccato, come la grande scrivania dai tanti cassetti, anche se l’originale ne prevedeva due). Approposito della scena e del tempo dell’ambientazione; Beckett, sempre molto preciso, meticoloso all’eccesso perfezionista nelle indicazioni di regia e nelle didascalie, dice che la scena è ambientata nel futuro. Ecco, se c’è una pecca nelle scelte di questo Krapp è la poca futuribilità della scena. Momenti riuscitissimi ce ne sono, ad esempio il monologo lirico romantico che ricorda un amore schiettamente passionale, dove anche la musica e la luce sono davvero azzeccate e completano un momento di grande teatro. Poi non c’è il pezzo dello spumante anche se su un tavolo una bottiglia di spumante mi pare di averla vista. Strano perché poteva essere un bel momento e poteva riempire meglio, più degnamente, il tempo di altri momenti in cui sembra che si sia allungato il brodo. Una voce nel pubbico dice , dopo la terza serie di applausi, quando si riaccendono le luci di sala, “non ho mai visto nessuno recitare in un modo particolare, così strano”. Borghi è un personaggio (si esibisce in un pezzo genuinamente istrionico prima dello spettacolo reagendo ad un ragazzo dell’organizzazione che gli offre da mangiare un pezzo di pizza prima di entrare in scena : “Tu sei matto!” Un artista sta per andare in scena e tu credi che possa mangiare, non esiste in teatro, figuriamoci, il sangue poi mi va tutto nello stomaco!”. Esce. Poi rientra e beve due bicchieri di gassosa dicendo che va bene anche se gli farà fare i ruttini. Impagabilmente caratteristico. Borghi è un personaggio ed il suo modo di recitare è davvero personale, in questo caso aiutato sì da un testo capolavoro e da una regia efficace.
Archiviamo una edizione di Teatrinscatola cresciuta di molto rispetto all’anno scorso, soprattutto arricchita da momenti di teatrodanza tenendo d’occhio gli sviluppi di questa realtà legata alla Sala Lia Lapini.
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