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Theatre - Theatre Reviews - Article | by Giovanni Vernucci in Theatre - Theatre Reviews on 03/10/2008 - Comments (0)
 
 
 
La gabbia 3. Versione dei fatti / Stefano Massini

capitolo conclusivo con Barbara Valmorin per la trilogia di Stefano Massini Calenzano (FI). 23 09 08 Festival streghe e madonne Teatro delle donne, centro nazionale di drammaturgia. La gabbia 3- Versione dei fatti. Di Stefano Massini. Con Barbara Valmorin e Luisa Cattaneo.

 
 

Mentre aspetto fuori dal Manzoni di Calenzano, dove risiede il teatro delle donne nonchè il “Centro nazionale di drammaturgia” e relativo “Archivio nazionale di drammaturgia femminile” inaugurato proprio quest’anno, ammiro sognante, per l’ennesima volta, la villa liberty appartenuta ( come del resto lo stesso teatro) a Perla Peragallo. Hanno affisso una bella foto di Leo, appena scomparso, con sotto un suo scritto, sulla porta del teatro. E qui ci vuole un infinito minuto di silenzio. Riposi in pace lui e su di noi splenda la sua luce perpetua.
Mentre aspetto fuori dal teatro, mi capita in mano un programma di sala. Non leggo la presentazione scritta che già rimbalza da giorni nei comunicati stampa. Mi fisso sulla qualità delle foto fotocopiate sul foglio bianco che pare ciclostilato. Ma la grana di quelle foto ha una risoluzione particolare. Come un tocco pittorico. Sono lì incredulo ma contento che Massini possa aver significativamente decorato un suo programma di sala con tanta attenzione grafica. Cerco di capire che relazione ciò possa avere con lo spettacolo che sto per vedere , ma appunto devo dare tempo al tempo. Le foto sono di un bianco e nero che sintetizza nel modo migliore possibile la convergenza stilistica tra il popolarfumettistico (tipico di una certa parte importante della tradizione italiana) e il documentaristico urbano quasi street art. Purtroppo non ho visto le altre due puntate della serie “La gabbia”, ma credo che presto vedremo una bella trilogia (che adesso vanno tanto di moda e spesso viene fatto pagare un biglietto separato per ogni terzo), tutta di filata. Anche perché una volta montata la scenografia credo che essa debba essere usata il più possibile. Voglio dire. Sarebbe un peccato montare tutta la gabbia che sta a livello inferiore rispetto al pubblico (caricandosi di funzioni emozional claustrofobiche ed ansiogene anco, ricreando in maniera naturalistica l’ambiente e trasfigurandolo anche, senza contare l’effetto “fossa dei leoni “ e i molteplici punti di vista in cui il quadro si va a scomporre alla vista del pubblico che circonda a ferro di cavallo squadrato la scena e non utilizzarla per tutti e tre gli episodi. Torniamo alla grafica del programma di sala. Vi campeggiano stratificati edifici abitativi, un edicolante, un bambino che indossa occhiali dalle infrante lenti, palazzine condominiali, aggeggi, donne rampanti (forse) e una strana macchina. Misteriosa. Speriamo che tutto ciò mi abbia dato il senso della ricerca che Massini va percorrendo nella direzione di un realismo dal nitore puramente platinico in quest’epoca postdrammatica che va marcendo. Marciando.
Questa è la mia versione dei fatti. Rispetto al precedente Massini visto (L’odore assordante del bianco) stavolta non solo la scenografia e gli attori principali, ma tutto è all’altezza del testo. Perfino la regia. Certo sono due tipi di opere diverse per mille motivi. Però le due critiche che avevo fatto alla messa in scena del testo vincitore del Tondelli stavolta non hanno motivo di essere.
La Valmorin è una di quelle figure anziane che tutti, a partire dai più giovani, dovrebbero andare a vedersi, a studiare, a godersi. Il modo in cui sta in scena e interpreta la sua parte vale non solo il prezzo del biglietto, ma anche quello del viaggio. E’ la dimostrazione vivente di quel segreto dell’essere attore per cui proprio in vecchiaia, proprio nella vecchiaia del corpo, proprio quando ormai con la corruzione del corpo si comincia a convivere, della motilità che va svanendo nella paralisi fatale, delle ossa logore, della pelle che si accartoccia in rughe , dei sensi che abbandonano; proprio in vecchiaia , dovendo amministrare economicamente le ultime forze si raggiungono dei risultati miracolosi. Solo per come nel prendere gli applausi finali, in molti casi davvero commossi, sembri comunicare non so quale portato di erlebnis. Questa è la mia versione dei fatti.
La Cattaneo nel suo ruolo comprimario svolge il suo compito senza sbavatura alcuna. Per trovare quella posizione accavallata le ci saranno voluti training strenuanti. Forse poteva rendere di più, diciamo poteva forse giovare un velo di straniamento (in senso Brechtiano) in più, ma sono questioni oziose. E’ proprio nell’osservare questa attrice nel fiore della giovinezza che si capisce quanto è solida la macchina scenica Massinica, quanto sono strettamente tirati tutti gli incardinamenti, quanto meticolosamente strette tutte le giunture. Una corazza si sta costruendo intorno Massini. L’armatura rimanda la luce originale. Una roccaforte d’avorio. Se si dovesse fare un paragone musicale si potrebbe far tornare alla mente “l’impermeabilità” di Collepiccoliana memoria. Altra cosa su cui mi soffermo, visto che ormai siamo scesi nel musicale, il ritmo tutto particolare, personale, originale, in opposizione con i ritmi correnti, degli scambi di battute.
Comunque questa è solo la mia versione dei fatti. Non vi dico niente sulla storia, ma solo sulla sua struttura che ancora una volta non svela il momento topico se non al culmine di un triplice tentativo. Climax di suspence. O almeno mi sembra. Non vi dico niente sulla storia perché non voglio rovinarvi lo spettacolo. Perché andrete a vederlo questo spettacolo. Adesso di Massini aspettiamo il Candido ancora con la Piccolo e il Frankenstein in allestimento.

 


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Reg. Court of Palermo (Italy) n°21, 19.10.2001
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Bibliography, links, notes:

@Festival Streghe e Madonne, Calenzano (FI)

Pen: Giovanni Vernucci

http://www.donne.toscana.it/centri/teatrodonne/html/streghe_2008.htm

 
 
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