IO di Antonio Rezza - Flavia Mastrella. Voci di fonte Festival. Siena. 24 giugno ’08.

IO compie dieci anni. Rezza porta in scena per l’ennesima volta quello che è il suo spettacolo più di movimento. Quello dove trotta e scalpita e galoppa di più il suo corpo cavallino e la sua faccia maschera carnacea d’attore post commediarte. Dopo lo spettacolo Rezza, senza la Flavia, purtroppo, la Flavia non va mai e poi mai dimenticata, si intrattiene a veglia col pubblico, telecamera con la spia rossa puntata, e una tizia intelligente se ne accorge e gli porge la domanda a tema. La straordinaria ambientazione aggiunge quel tocco di lirica pratica tosco senese esponendo, non tanto la mostra fotografica, quanto una vasca dalle proporzioni auree in un teatro naturale dove il naturale e l’urbanistico sono come una creta grezza preesistente perennemente da sempre. Sia sempre per sempre lode agli architetti urbanisti geometri muratori manovali (e a chi cavava per loro le pietre e i materiali) senesi e al loro buongoverno mitico affrescato. Sia sempre su di loro l’onta per la politica che hanno riservato alle colonie maremmane, i loro paschi. Questa è una questione ambientale e subito l’abbozzo, certo ha la sua importanza come sanno li teatranti. Però come passare senza nota la location in questione?! Una meraviglia e pure fresca se si pensa all’afa. Un teatro naturale e adesso basta, ho detto tutto.
Rezza di per certo lo stimiamo massimamente da anni non sospetti e soprattutto per i suoi corti e per il suo lavoro cinematografico, sia quello più, che quello meno, underground. Escoriandoli rimane nella memoria. I corti cinecritici lo stesso. Delle interviste pe’ spinacelo col microfono indicante al dito se ne ricordano pure i più estranei a questi fatti. L’apparizione a Kitchen col pollo a mollo nella broda davanti a quel gallopollo di Pezzi è un chiodo fisso. Fratello Krauss è nostro fratello. E pure io mi darei ‘na coltellata. Pure io. Spesso. Mi darei ‘na coltellata. Ma Rezza che è un burino esagera quando prende le parole. Perché la deve smette di fare il Bene. Faccia fino in fondo il nichilismo e il nichilista dei suoi libri che lo mettono al livello del Bergonzoni quanto a inventiva e al Luttazzi quanto a intelligenza. E mi creda quando dico che il russo che gli assomigliano durante la chiacchierata è ben più peso di lui stesso.
Comunque questo è quello che dovevo dire. Poi i costumiquadri non si discutono, non si discute la assolutezza totale di lui attore che ci si infila e ci si trasforma personaggiando, la sua attorialità , il suo corpo cavallino pazzo equino, la sua criniera libera, l’ improvvisazione, la voce, in scena , il rapporto col pubblico, non si criticano manco da lontano. E’ pura classe e lavoro sodo. Antonio è bono e gli vogliamo bene. Però di fare gli sproloqui tipo Bene la deve smette perché Bene non è. Faccia il nichilista fino in fondo invece di rispondere picche a chi gli chiede dei progetti.
IO che abbiamo visto a Siena è uno spettacolo comico eccelso. C’era gente che non smetteva di ridere. Anche io in ritardo ridevo spesso. E per il suo battere i piedi, come fanno i bimbi, come a punteggiare maestrie estremorientali, come a calpestare, a pestare il piedistallo che vorrebbe costruirsi ma non tornerebbe la correttezza dei conti, darei 4 ore di teatro di parola poetica contemporaneo decente visivo drammaturgico tecnologico registico con tanto di attori lavoratori. Come batteva i piedi quella suora sorella colla pistola della comunità contro. Arriverà macellaio, arriverà carrozziere, l’ultimo dei genuini. Fa che non rimanga solo la fotocopia funzionale, manco lontanamente deve rischiarlo. Rischialo.
Insomma Rezza ha sempre dimostrato di meritarsi la stima che gli dobbiamo; è un comico anarchico capace come pochi in Italia negli anni zero e per questo nel cappello che ci leviamo ci piscia tutto il sudore che vuole; IO, che ad analizzarlo seriamente ci vorrebbe un opuscolo panflè monografico ma pure può interessare quello che sta scritto a proposito nel sito suo ufficiale, è uno spettacolo giustamente longevo. E tutti sappiamo bene cosa vuol dire far campare 10 anni uno spettacolo autonato autofinanziato autoconquistatosi stima grande. Meritocazzia. Rezza si vanta di non prendere soldi pubblici. E io brindo al compleanno di IO e alla sua salute. Proprio perchè l’egopatia che si respira nel mondo teatrale dà le nausee. L’egopatia di questo mondo puzza di nausea. In vacanza vado da Nausicaa tutto l’anno.
Va bene l’annunzio di non fare film per anni e poi presentarli tutti insieme in un giorno in una megamultisala per 300 ore di spettacolo impossibile da seguire. Va benissimo. Ci saremo. Ci speriamo. Però non fare il Bene. Sei Rezza. Va bene . Benissimo così. Tienici aggiornati, fai sapere qua sul sito dove sei che sai ti seguiremo.
PS
Rezza dice di non volere dire niente e che i suoi contenuti , lo ripete nella schiaccherata a veglia dove prende blandamente per il culo anche il critico de Lo Straniero (veramente paludato lui che cerca di essere preciso, di fare conferenza seriaccademica), stanno tutti nello sputazzo irriverente che fa continuamente sulla prima e non solo, fila. Rezza si formalizza proprio nell’aborrire la forma a forza.
Però Antonio con la Mastrella ha pure discusso su una cosa. E la Mastrella s’è tirata indietro perché, dice, le sarebbe parsa troppa concessione religiosa. E l’ha pure detto. Confessato. Antonio. E ci ha già rifatto nel punto forte d’una grafica locandinesca.. Rezza che raggiunge il picco più picco emozionale, nello spettacolo della sera senese, parlando di Gesù, negando la resurrezione della carne, Rezza necessita di fare il Cristo. Rezza lo dice che è il figlio di Dio. Rezza dovete andarlo a vedere. Conoscete la sua opera. Prima che invece che alla Madonna appaia bene a Carmelo. Rezza molla tutto, nel prevideo introduttivo (drammaturgicamente un prologo a lui e non allo spettacolo), per rincorrere le suore con la paresi espressiva, i crucci, e i fraticelli anziani con la barba. Furboni che non vogliono farsi fregare ma dentro loro già lo sanno che hanno perso e manco Gesù gli darà perdono.