The set design created by Serge Perret is an old-style white kitchen, with white and black tiles. Inside of it there are five dancers, three women and two men: they are like students in a common flat or sons of a large family; two lovers that want each other or parents quarreling…
This pièce performed at the Teatro Libero, in Palermo, from November 28th until December 1st 2007 is a brilliant contemporary interpretation of the symbol of the kitchen given by Katarzyna Gdaniec and Marco Cantalupo, two choreographers that have been working together since 1992 in Lausanne. The kitchen is described as the place of daily contradictions, of tensions and family and couple strives, apparently a neutral space. It’s the most common space in a house, in which everybody expresses himself easily, it’s a place to give vent to passions, either violent or hysterical, sensual or sexual. Rivalries, violence, neurosis thus. To the foreground there is the woman, traditionally “queen of the kitchen”: woman, mother, wife, she lunges to the floor and cleans it in an obsessive way; someone has spilled some water… He stands in the background, man, father, who beats her up and knocks her down on the floor. Finally, someone watching: the children, who suffer in silence, aside.
It’s a plot of symbols, then, plot of tastes, colors, sounds of the kitchen, household appliances: the fridge, for example, that knows the faces of all those who orbit in the kitchen, if it could speak…it would tell about food going off, about the shelter it would offer the mother, about the blows, the abundant meals, that can ruin feelings or bring them up, sometimes in the kitchen, when it’s “calm”. Children and food are listening in the shadow. Television suddenly interrupts the game of conflicts. Spaghetti become percussions and noises of the kitchen, music and sounds, that we know by heart, change and become something else, become game, racket, danger. The quarrel is quiet, again she suffers violence, the mother, the wife that is delighted on the table, that suffers or dies, and cleans, doors slam, dishes, confusion…he threatens her with a knife. Children’s anger against the father and vice versa. The woman, sometimes victim of this place, wants to hide, maybe in the fridge, she writhes: the woman is the one who cares about everything, she fears, she loves dancing in the kitchen; duty entraps her, she is so trapped that can’t get to regain her freedom. The mother cooks to show her love, she even loses her identity and becomes one with peeled tomatoes, salad, flour: she is flour. Every meal is an act of love, every dance is a gift: the duet between Nicolas Hubert and Kana Ote is a duet of love, very artistic, also the essence of the story: pain is appeased. He loves her, touches and kneads her and something is not clear anymore. Who’s cooking what? Who’s the chef? What is he cooking? …Everything gets normal: food on the table, chats and laughs…a toast. But something stupid makes them quarrel, a futile reason makes them angry and again they start with threats, screams, crisis…for the hundredth time! The kitchen is a social show that tells about love and hatred inside domestic walls, its rhythm is frenzied, its style is tragicomical. Dance is varied and intense and also the interaction with scene objects is very rich. The contact on the stage is true, interesting and full of energy. It’s a performance that surprises and hushes the traditionalist and analytic palermitan audience and invite them to think about a sensitive issue, maybe a taboo: the complicated dynamics inside the family. The kitchen is now an emblematic place that can contain traumas and fears, full of glances and attitudes that are much more eloquent than words.

Il set scenografico ideato da Serge Perret è una cucina vecchio stile bianca come bianche e nere sono le mattonelle. Al suo interno 5 danzatori tre donne e due uomini: studenti in una casa universitaria o dei figli di una famiglia numerosa; due amanti che si vogliono o due genitori che litigano … La pièce in scena la Teatro Libero di Palermo tra il 28 novembre e l’1 dicembre 2007 è una geniale lettura contemporanea della simbologia della cucina fornita da Katarzyna Gdaniec e Marco Cantalupo, i due coreografi che lavorano in coppia dal 1992 a Losanna. La cucina è rappresentata come luogo delle contraddizioni quotidiane, luogo di tensioni e scontri familiari e di coppia, ambiente apparentemente neutro. Il luogo più comune della casa, insomma, in cui facilmente esprimiamo noi stessi, le nostre emozioni, luogo di sfogo di passioni, dalle violente alle isteriche, dalle sensuali alle sessuali. Rivalità, violenze, nevrosi, dunque . In primo piano la figura della donna tradizionalmente “regina della cucina” : la femmina, la madre, la moglie che si tuffa sul pavimento e pulisce in modo ossessivo, qualcuno ha rovesciato dell’acqua per terra … in secondo luogo lui, l’uomo, il padre, che la prende a botte e la scaraventa sul pavimento, ed infine, qualcuno che osserva: i figli che soffrono in silenzio, in disparte . Intreccio di simbologie, intreccio di sapori, colori, suoni della cucina, elettrodomestici: il frigo, ad esempio, che conosce i volti di tutti coloro che orbitano in cucina, se potesse parlare … direbbe del cibo che va a male, del rifugio che vorrebbe offrire alla madre, delle botte, delle mangiate durante le quali i sentimenti si consumano o a volte crescono nella cucina, quando è calma. I figli e i cibi ascoltano in ombra. La tv interrompe d’improvviso il gioco di conflitti. Gli spaghetti diventano percussioni e i rumori della cucina , musiche e suoni che conosciamo a memoria, si trasformano, diventano altro, diventano gioco, frastuono, pericolo. La lite fa silenzio, ancora una volta violenza su di lei, la madre, la moglie che gode sul tavolo, che soffre o che muore , e pulisce, sportelli che sbattono, piatti, confusione … la minaccia col coltello. L’ira dei figli contro il padre e viceversa. La donna a volte vittima di questo luogo, vuole nascondersi, nel frigo magari, si contorce: la donna è colei che si occupa di tutto, lei che ha paura e che ama; il senso di dovere la intrappola, imprigionata a tal punto che non riesce a recuperare la sua libertà. La madre che cucina per dimostrare il suo amore, lei che perfino perde la sua identità diventa tutt’uno con i una pelati, l’insalata , con la farina: lei è la farina. Ogni pasto un atto d’amore, ogni danza un dono: il duo tra Nicolas Hubert e Kana Ote è un duetto d’amore, nonché sintesi della storia: l’appagamento del dolore. Lui la ama, la impasta non è più chiaro, in cucina, chi sta cucinando che cosa, chi è lo chef , cosa sia il pasto … E tutto torna normale: cibo sulla tavola, chiacchiere e risate … un brindisi. Ma una sciocchezza fa litigare, un motivo futile fa infuriare e da capo si scaldano gli animi e si ricomincia: minacce, urla, crisi … per l’ennesima volta! La kitchen è uno spettacolo a carattere sociale che narra di amore e odio all’interno di mura domestiche, dal ritmo frenetico e il carattere tragicomico. La danza è varia e intensa ed altrettanto ricca l’interazione con gli oggetti scenici. Il contact sulla scena è vero, interessante ed energico. Una performance che sorprende e ammutolisce il tradizionalista e analitico pubblico palermitano e che lo invita a riflettere su una tematica delicata e quasi tabù: le contorte dinamiche interne alla famiglia. La cucina appare ora un posto emblematico in grado di ospitare traumi e paure, riempito da sguardi e atteggiamenti molto più eloquenti delle parole. Pen: Silvia Giuffre