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Theatre - Theatre Companies - Interview | by SuccoAcido in Theatre - Theatre Companies on 01/01/2003 - Comments (0)
 
 
 
Teatro Cargo

Il teatro Cargo è un nuovo spazio per l’arte teatrale a Genova gestito da un piccolo gruppo di operatori del Teatro. Uno spazio nuovo realmente aperto anche alle novità ma soprattutto al teatro dei giovani in una città già strapiena di teatri ma, almeno ultimamente, dove da questo punto di vista non è quasi mai accaduto nulla di significativo. Il Cargo, attraverso la promozione di uno spettacolo come "Invisibilia", con i movimenti di scena e l’elaborazione drammaturgica del Gruppo Araikè, si propone di aiutare fornendo i necessari spazi e mezzi, nell’asfittico panorama teatrale della Città "Capitale Europea della Cultura 2004", giovani gruppi di attori, danzatori e artisti cittadini e non. Queste prossime righe sono il resoconto di una conversazione con Laura Sicignano, responsabile del cartellone e della gestione del Teatro.

 
 

SA: Il Teatro Cargo si propone come un nuovo luogo per la cultura decentrato non solo fisicamente dal centro città. Mi pare di capire, dalle vostre "dichiarazioni di intenti", che il Cargo voglia diversificarsi anche come proposte di cartellone, per la freschezza e l'originalità delle proposte. Questo significa - a tuo parere - che il teatro "cittadino" genovese è stato per molto tempo immobile? Che quindi c'è bisogno del Nuovo?

LS: Il teatro a Genova presenta un mosaico complesso e ricco di proposte. A mio parere manca uno spazio dedicato alle novità internazionali grandi e piccole che siano - e non è nelle nostre forze economiche offrire questo spazio - e mancava fino ad oggi uno spazio che offrisse sistematica ospitalità alle nuove proposte. Il nostro intento è questo. Porte aperte alle nuove generazioni del teatro e non solo del teatro. Infatti, questo spazio di Voltri è architettonicamente molto interessante: si trattava di un capannone industriale all'interno del quale, oltre ad una sala teatrale vera e propria, c'è un grande salone e spazi adatti per esposizioni. Il salone è usato da noi sia per spettacoli che non necessitano di palco sia per eventi dopo teatro di incontro con gli artisti in una cornice conviviale e informale: con un buon bicchiere si parla meglio dello spettacolo cui si è assistito e si incontrano gli artisti in modo meno freddo di un dibattito. Quindi sarebbe nostra intenzione per il futuro aprire anche alla musica e ancor di più alla danza e alle mostre. Questo dovrebbe essere nelle nostre intenzioni uno spazio polifunzionale, per proposte nuove di realtà professionali ma non amiamo la sperimentazione autoreferenziale e intellettualistica: ci piace un teatro che sappia parlare al pubblico di argomenti e con linguaggi forti e chiari. Un teatro a più livelli, se vogliamo, dedicato ad un pubblico curioso, ma non necessariamente abituato al teatro. Perché il teatro è considerato qualcosa di noioso, anacronistico e costoso? Forse spesso è così, ma vogliamo cercare di ribaltare questo assunto così diffuso.

SA: Ho letto, in una tua intervista per il sito internet di "Mente Locale", che il Teatro Cargo ha intenzione di "far venire a Genova il nuovo teatro, e non intendo gruppi di sperimentazione estrema". Che cosa intendevi per "sperimentazione estrema"?

LS: In parte ti ho risposto sopra. Sperimentazione estrema per me è un prodotto compiaciuto da e per addetti ai lavori che si parlano addosso e non cercano una comunicazione con il contemporaneo e con il pubblico, ma si beano del proprio linguaggio criptico. Il teatro deve "arrivare" in qualsiasi modo e a qualsiasi pubblico. Il problema è come portare il pubblico a vedere il teatro, pubblico spesso "scottato" da esperienze di spettacoli soporiferi o scioccamente mimetici di stilemi televisivi o ancora incomprensibili. Esiste un buon teatro, esistono buoni, ottimi giovani attori, registi, autori. Speriamo che il pubblico voglia "osare" un biglietto di teatro anche per qualcosa che non è la "solita" cosa. E' buffo: ma spesso il pubblico si lamenta che a teatro ci sono sempre le stesse cose, ma poi va a vedere sempre le stesse cose... Questo meccanismo è un po' misterioso per me. Stiamo cercando di capire perché succede questo e come scardinare questo cortocircuito, in modo che si crei un pubblico curioso e attento. La nostra massima aspirazione sarebbe che il pubblico venisse qui sulla fiducia: ovvero credesse che le proposte del CARGO sono comunque capaci di emozionare o entusiasmare o interessare, anche se non si conoscono le compagnie. Molto molto difficile. Ma le sfide sono la nostra passione. Altrimenti avremmo fatto un altro mestiere.

SA: Siccome ho curato, insieme ai Viclarsen e grazie all'invito del Gruppo Araikè, le sonorizzazioni per lo spettacolo "Invisibilia", ho capito che ultimamente i migliori eventi teatrali sono stati realizzati quando negli spettacoli il tasso di interdisciplinarietà (teatro inframmisto a cinema, danza, musica, arti visive, etc) era molto alto. Ed è in effetti la prima cosa che ho imparato lavorando nel teatro, e cioè che è l'unica forma d'arte che può "incorporare" tutte le altre. Voglio dire, quando a Genova c'è stato il grande evento di Fluxus Constellation [NdI: uno dei più importanti eventi Fluxus mai realizzati] correvano a braccetto performance, musica, arte, teatro. E benché i Fluxus siano considerati "quelli che fanno colare il latte nei pianoforti", la partecipazione e il divertimento del pubblico genovese sono stati incredibili. Io credo che sia necessario per "emozionare" nel teatro fare della ricerca, che è ben diverso dal "fare sperimentazione". "Invisibilia" per molti aspetti è anche questo. E' uno spettacolo creato con pochi mezzi, ma frutto (cosa già di per sé atipica nel teatro) di un lavoro di gruppo, di diverse teste pensanti... E' l'esempio di come si possa lavorare insieme e far risultare le proprie esperienze. Senza presunzione. Non è che si è persa la voglia di fare teatro e in generale arte semplicemente con il cuore? Con le emozioni?

LS: Il tuo discorso è molto ampio e complesso. Non credo che si sia persa questa voglia né tanto meno la capacità di fare un teatro emozionante. Forse quello che manca è la curiosità da parte del pubblico di andare a vedere cose nuove. Il vecchio teatro è generalmente stantio e nuseificato. ll nuovo, a volte, non sempre, è autentico e di impatto. <> chiediamo ai media "forti"; <> suggeriamo al pubblico addormentato sulle poltroncine dei soliti teatroni. Per quanto riguarda INVISIBILIA e analoghi esperimenti, come vedi, ci interessa aprire le porte a cose di questo tipo, anche se nuovissime, anche se non abbiamo potuto valutarne le qualità se non dall'entusiasmo con cui ci sono state proposte.

 


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pen: Luca Pagani

 
 
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