Rialtosantambrogio - Mekanè:rassegna di visioni sceniche e macchine teatrali SINEGLOSSA presenta "PLEURA" Interprete: Simona Sala Immagini luminose: Luca Poncetta Immagini sonore e musiche: Silvio Marino Scenotecnica: Emiliano Austeri, Luca Poncetta, Simona Sala Drammaturgia e regia: Federico Bomba una produzione DEMETRA con il contributo di Comune di Bologna - Settore Cultura Iceberg Giovani Artisti 2007 e della Provincia di Ancona - Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili
Abbiamo scelto di partire da Salomè, perché la sua storia è nota e quindi potevamo fare a meno di raccontarla, potevamo usarla a nostro piacimento, rispettando solo quello che ci conveniva. Di suo, in realtà, nel lavoro è rimasto ben poco. D'altronde Salomè, quella del Vangelo, nel Vangelo non viene mai nominata (Marco 6,14-29). Salomè è un soggetto inesistente, un fantasma che si muove in un passo della Bibbia. Un modello, più che altro; non è una persona, non può essere un personaggio. Non sbaglia, non ama, non ha niente a tutto tondo. E ognuno la riempie, da sempre, dei significati che vuole. La nostra Salomè sceglie di non essere vista. Di lei tutto si può immaginare. Finchè qualcosa si inghippa, la sottile crosta che la rende sicura s'incrina. Gli incubi che scuotono tutti gli esseri umani, d'altro canto, appartengono anche a lei: e arriva il momento in cui bisogna farci i conti, sporcarsi le mani. Partiamo da un fantasma racchiuso tra le righe di un passo del Vangelo e arriviamo ad una donna in carne ed ossa.
Tutto (o quasi) quello che si vede accade su una superficie, che è allo stesso tempo schermo da proiezione e schermo di protezione. Da una parte è il supporto semitrasparente su cui si materializzano evanescenti immagini luminose, quasi tridimensionali, che durano non più del tempo necessario ad impressionare la retina: il montaggio di un incubo. D'altra parte i pannelli diventano ostruzione della vista, lasciando a chi guarda solo la possibilità di immaginare il mondo ‘al di là'. Un mondo fatto di suoni, di ombre, e poi ancora di suoni mancanti, di superficie illuminata ma vuota; frammenti di un discorso (molto più che amoroso) che chi vuole, se vuole, può ricomporre.
Il Beckett dei romanzi. Stasi, in cui un essere umano vorrebbe restare per sempre in ginocchio, sono rotte da accenni di vita in cui i peli si rizzano. Il ghiaccio emotivo che lo imprigiona quasi si spacca. Ma non ce la fa, la mancanza di senso è più forte.
Pleura non accetta questa sconfitta.
Vuole porre l'accento sul fare, più che sul non fare, sulla possibilità di un movimento, anche effimero, ma che sia, piuttosto che non sia, pienamente consapevole della sua precarietà. A questo ‘fare fragile' vogliamo appigliarci (anche se non è la felicità) per continuare a muoverci. Non solo i bianchi e neri che invadono i romanzi di Beckett, ma anche il resto; il rosso, per esempio. Non solo un appena evidente rizzarsi dei capelli, ma anche un'esplosione, uno spaccamento della crosta terrestre da cui esce lava che poi, lentamente, si secca; ma il paesaggio è cambiato.
RIALTO dal 27 al 29 marzo ORARI ECCEZIONALI!
VENERDì 27 ore 20.30 SABATO 28 ore 20.30 DOMENICA 29 ore 18.00
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