Non si fa il clown lo si è! Accettarlo significa prendersi la libertà di essere "se stessi" e senza pudore farne ridere gli altri mostrandosi per quello che realmente siamo: impreparati esseri umani. Lavorare sul clown equivale a compiere un viaggio alla ricerca di quel personalissimo "modo", che ognuno di noi ha, di essere comico, poetico, sensibilmente virtuoso.
"Non si fa il clown, lo si è!", J. Lecoq
Oltre agli aspetti tecnici (il training, l'acrobatica, il mimo) il laboratorio porrà particolare attenzione all'interpretazione e all'improvvisazione.
I clown fanno ridere, ma come?
Sia che essi suonino o ballino, sia che agiscano o restino immobili, sia che parlino o borbottino, essi ci fanno ridere, ci emozionano, ci "toccano". In loro ci riconosciamo, vi riconosciamo l'umanità tutta.
Il clown è colui che cade! Senza rete.
Là dove i giocolieri dissimulano la caduta della clava, gli acrobati lo sforzo, gli attori la papera, i cantanti la stecca, il clown si manifesta. Non riuscendo a dominare la scena ne è travolto, gli eventi sono più grandi di lui ed egli precipita tragicamente, palesandosi al pubblico, gli leggiamo dentro, impudico involontario, ogni sua emozione ci è rivelata. Esso non ci mostra, si mostra. Un fiasco colossale insomma, così tragico da risultare ovviamente comico.
Altri argomenti di studio di carattere tecnico e creativo relativi al clown saranno: Il costume Le entrate clownesche e relative uscite Le gerarchie La pulizia del gesto I crescendo Il trattamento drammatico degli oggetti Il gioco rapporto con il pubblico Il ritmo interno e quello dell'entrata
Calendario lezioni:
Dal 16 al 26 Giugno, ore 15.30 -21.30
Il laboratorio è aperto a tutti, non sono necessarie precedenti esperienze.
|