EXODUS con Sara Basta, Elena Bellantoni, Laura Cionci, Mariana Ferratto, Dunia Mauro
a cura di Emanuela Termine
Sala 1centro internazionale d'arte contemporanea Piazza di Porta S. Giovanni, 10 Roma
inaugurazione martedì 12 marzo 2013 ore 18.30
fino al 13 aprile 2013 dal martedì al sabato dalle 16.30 alle 19.30
Dal 12 marzo al 13 aprile 2013 Sala 1 ospita la mostra collettiva Exodus, con Sara Basta, Elena Bellantoni, Laura Cionci, Mariana Ferratto, Dunia Mauro, a cura di Emanuela Termine. La condizione moderna dell’esistenza è sempre più profondamente legata a esperienze che hanno a che fare con i concetti di esodo, nomadismo, esilio, diaspora. In Italia questi fenomeni riguardano soprattutto le ultime generazioni, spinte dalla disoccupazione e dalla crisi economica e culturale a cercare di realizzare il proprio futuro all’estero. L’artista partecipa di questa condizione. Storicamente legato a una condizione di vita nomade, che lo porta di volta in volta a seguire le rotte delle commissioni, del mercato o del sistema espositivo internazionale, vive e lavora con l’universo della cultura che per sua natura è soggetto a migrazioni e contaminazioni. Oggi si moltiplicano le occasioni di esperienze all’estero, con borse di studio e programmi di residenza sempre più diffusi. Tuttavia, a causa della difficoltà a trovare accoglienza presso le istituzioni culturali, molto spesso gli artisti italiani emigrano facendo affidamento solo sulle proprie forze. Tra desiderio di confronto ed esigenza di andare via, il nomadismo culturale assume così diversi connotati e sfumature, dal viaggio di formazione all’emigrazione, alla fuga e talvolta all’esilio, cui corrisponde una condizione che può assomigliare a quella dell’asilo politico.
Nate fra il 1975 e il 1980, le cinque artiste sono accomunate dal fatto di aver vissuto e lavorato all’estero per lunghi periodi. Invitate a riflettere sul tema, raccontando il proprio punto di vista e la propria esperienza personale, hanno posto l’accento su alcuni aspetti:
La condizione di nomadismo è di per sé necessaria al lavoro di ogni artista, indispensabile per completare la propria formazione e definire la propria ricerca a confronto con stimoli e orizzonti più ampi. Ciascuna esperienza di vita all’estero passa attraverso un lento processo di metabolizzazione di una cultura altra, cui si accompagna una condizione di spaesamento culturale e linguistico, ma anche di spaesamento ambientale e spaziale (le relazioni e i confini con l’altro-da-sé vengono continuamente rinegoziati e ridefiniti). Qualsiasi forma di esodo include prima o poi il trauma del ritorno a una condizione che non corrisponde mai a quella di partenza. Come un moderno Ulisse, l’artista segue l’istinto per il viaggio e per ciò che è lontano finché il desiderio e il bisogno di tornare non lo portano a fare i conti con la propria condizione originaria e con le disparità culturali, sociali, economiche.
Ognuna delle artiste ha scelto un lavoro che interpreta il tema dell’esodo in chiave di confronto, identità, viaggio, famiglia.
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