En Attendant…bondyé Dal 7 al 14 Febbraio 2010 Vernissage e performance, domenica 7 febbraio, ore 17.30 Galleria291Est.Roma viale dello scalo san lorenzo 45
Un evento organizzato da un gruppo di artisti provenienti della Scuola dell’Arte della Medaglia con il fine di raccogliere fondi da devolvere a Medici Senza Frontiere. Il vernissage, che si svolgerà il giorno 7 Febbraio a partire dalle 17.00 vedrà gli artisti “esporre se stessi” lavorando direttamente in galleria, produrranno alcune opere sotto gli occhi degli spettatori, il tutto in contemporanea ad una performance musicale. L’ esposizione, che rimarrà visitabile fino al 14 Febbraio, offrira opere che spaziano dalle arti grafiche all’illustrazione, dalla scultura alla fotografia. Si ricorda che tutte le opere esposte sono in vendita e che il ricavato verrà interamente devoluto a Medici Senza Frontiere per l’Emergenza Haiti.
Gli artisti: Virginia Colonnella, Sara Graziosi, Sevak Grigoryan, Lionello Recchia, Gionatan Salzano
Curatore e installazione: Davide Del Prete Performance musicale: Emad Haddad Concept: Luigi Miranda Grafica: Vania Caruso per Galleria 291 Est Ufficio stampa Galleria 291 Est
Se l'approssimarsi dell'equatore non avesse fatto di quel giorno un tempo uguale nel "vano" alternarsi delle stagioni tropicali, l'ispirazione per la cronaca visionaria del Carpentier de El reino de este mundo,- conclusa (con luogo e data in calce) a Caracas, il 16 marzo 1948- avrebbe potuto condurla Mercurio sulle ali di un vento già foriero di fragranze primaverili, o forse la stessa Flora, scalza e in atto di offrire essenze e cromìe inebrianti. Ma l'ausilio di un genio bizzarro non va comunque escluso. O l'incursione del cubano Carpentier nell'epopea di Haiti -dalla rivolta degli schiavi del 1791 all'indipendenza dalla Francia del 1803, vissute attraverso gli occhi e i pensieri dello schiavo Ti Noel- non avrebbe potuto toccare la temeraria cima della profezia. Così, ispirata e solenne nella sua realtà magico-religiosa e Dio solo sa che altro, la cronaca si svolge lungo il cammino parallelo della Storia e delle storie, e la parabola esistenziale di Ti Noel, protagonista suo malgrado, si tinge continuamente di toni apocalittici. E infatti, attraverso una mistica insondabile, possono ritrovarsi documentati "veleni" che si trascinano nelle pianure a decimare tori e cavalli al pascolo, sino a scoprire, con terrore, che "el veneno habìa entrado en las casas"; ovvero le gesta del "gran viento verde, surgido del Ocèano" che "con bramido inmenso" si infila nelle valli e si arrampica sulle alture, che frastorna e riduce in rovina "la antigua hacienda" con i suoi "tomos de la enciclopedia" e la "caja de mùsica", che sradica gli alberi "sacando las raìces de la tierra", e che spinge per tutta la notte un mare, divenuto pioggia, sino "en los flancos de las montañas". Più vera -nel suo essere dichiaratamente fantasia- del vero che ci si "oppone" oggi, e quotidianamente, la distruzione dell'isola sotto il cielo (sempre azzurro per noi) dei Caraibi, "operata" dal bizzarro genio ispiratore del "profeta-autore", consuma la nostra pietà nella triste fine dello schiavo, carico di una stanchezza cosmica, sparito nella tempesta del viento verde e forse finito in pasto ad un avvolto, in agguato e con le ali spalancate in una cruz de plumas. Il resto è attesa. Che dalle pagine di un vecchio libro ritorni il mandingo Mackandal già giustiziato sul rogo, a fomentare rivolte e a "liberare", previa resurrezione, sempre possibile ad Haiti, dalle sue stesse ceneri (del tipo araba fenice); e che il nostro mendicare sicurezze si illumini finalmente dell'arrivo di un Godot qualsiasi, purché risolutivo. E Godot, che ha la barba bianca, non fa nulla se non lasciarsi attendere. È vero, gli tocca anche l'onere di inviare, ogni sera, un giovane "messaggero" per posticipare, a domani, la sua venuta ma…grazie a lui si eviterà un destino crudele e ciò basta a che l'attesa, nel teatro dell'assurdo, abbia almeno un senso compiuto, per quanto fragile nella sua imprescindibilità. Godot assomiglia a Bondyè, la potenza dello spirito del woodoo haitiano: anche Bondyè è ineffabilmente altrove, nel mundo de los Altos Poderes, forse giungerà nel regno di questo mondo il giorno meno atteso, e può servirsi di un tibonange, un giovane "messaggero". Ma Bondyè ha delegato ai Loas, gli spiriti degli antenati, gran parte delle sue incombenze, nel bene e nel male. Ed è a questi ultimi che il voodoo riserva le cure maggiori. Loas che ormai, abbandonati dalla contigenza del sopravvivere, invadono Haiti nelle loro sembianze più crudeli. E, visti i risultati, senza dubbio alcuno… *** Sospesa tra Godot e Bondyè, di fronte all'orrore della morte in diretta di un intero popolo allo sbando e in balìa di eventi catastrofici, la coscienza in attesa vacilla. E s'interroga. Su quanto destinare della propria umanità alla risoluzione di una contesa che contrappone sostanza e spirito avversi, e sulla forma migliore di compassione. E forse è per questo che ad un gruppo di allievi "Sam" (al secolo Scuola dell'Arte della Medaglia), ognuno con le proprie geografie e individualità, è sembrato conveniente coniugare i termini contrapposti nella pratica profana di offrirsi sul grande palco del mondo in una performance in cui l'artefice, laddove investito da mandato superiore, ex alto, è colto nel momento stesso del suo agire nella realtà. Ciò comporta, per l'artefice d'impegno, un superamento, seppure momentaneo, delle due dimensioni del regno di questo mondo e quello degli Alti Poteri, per farsi testimone, ovvero, considerata la volontarietà dell'offrirsi, martire e dunque visionario: l'atto creativo esibito nel suo divenire fa partecipi della stessa "essenza coniugata" i convenuti al simposio che, da Platone in poi, non può che argomentare d'Amore. L'artefice si consuma nel gesto e "lascia" la sua opera, fagocitato dagli occhi bramosi degli astanti mai sazi. Testimone è colui che è presente all'evento e, senza neppure spiegarselo, ne conosce ogni intimo dettaglio. E testimone è soprattutto colui che si fa carico di raccontarlo quell'evento, così come lo ha visto e percepito, in una lingua che è solo sua e che non ammette traduzione alcuna. L'intesa, se c'è, è per misteriosa e meravigliosa empatia. *** Una visione apocalittica si è detto, quella di Carpentier, vissuta attraverso gli occhi e i pensieri dello schiavo Ti Noel, sempre fiducioso (ma contro ogni tentazione al Candido del cinico Monsieur Voltaire) in un mondo al di là de el reino de este mundo, nonostante gli eventi…, eppure né Ti Noel, né Carpentier sapevano, in quel lontano marzo del '48, quali sventure avrebbero ancora offeso l'anima di una già “sperduta” Haiti, né del successivo e sanguinoso "risvolto" Duvalier, né degli ultimi atroci eventi naturali, ma ne presentivano e ne paventavano l'inevitabile arrivo: "Ti Noel aveva speso la sua eredità e, nonostante fosse giunto all'ultima miseria, lasciava la stessa eredità ricevuta. Era un corpo di carne già trascorsa." Questo impegno-testimonianza allora, è dovuto, prima ancora che alla ragioni della mera partecipazione, alla nostra stessa umanità. Perché si lascino eredità più cospicue dell'ultima miseria. Fosse anche per non sentirci, una tantum, spettatori distratti di tragedie immani, e ineffabili nelle nostre ottiche incorniciate in pollici di schermo. Né per lasciarci cogliere in atto di assistere imperterriti al succedersi d'inusitate effigies, terribili quanto inutili in quel loro moltiplicarsi all'infinito. E vane, come grido che si fa eco e rimbalza da altri mondi, mondi estranei, fuori d'ogni logica, e senza nesso alcuno ormai, con un'origine che pure fu reale. Rassicurati da un fato ostile che anche per oggi, per fortuna, si è rivolto altrove. E ben decisi a mantenerci, in eterno, en attendant…Bondyè. Luigi Miranda
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