“Proporre Pensiero anziché assuefazione. E proporre Pensiero significa che non possiamo accontentarci nel proporre solo Teatro. Significa circumnavigare, attraverso il farsi del teatro, tutte le dimensioni dell’umano. Anche questa edizione di Inequilibrio sarà all’insegna del Teatro che per noi significa essenzialmente Pensiero. Dubbio, metafora, passione, desiderio, curiosità, smarrimento, viaggio e tanto altro ancora. Questa la “nostra” Armunia; quella che vorremmo salvaguardare dai nuovi imbianchini del pensiero unico.” Massimo Paganelli direttore di Armunia. Armunia conferma il suo ruolo di officina per la creazione, assemblando il lavoro degli artisti che durante tutto l’anno si sono alternati in residenze creative nella sua sede, il castello Pasquini di Castiglioncello (LI), e presentando il loro “stato dei lavori” nel festival Inequilibrio.09. Dal 2 al 12 luglio 2009, la tensostruttura e i diversi spazi nel parco del Castello Pasquini ospiteranno 20 compagnie: Canessa-Manenti, Costanzo-Rustioni, Michele Crestacci, Oscar De Summa, Fagarazzi-Zuffelato Mirko Feliziani, Fortebraccio Teatro, Emanuela Guaiana, Maurizio Lupinelli, Claudio Morganti, Francesco Pennacchia, Mario Perrotta, Alfonso Postiglione-Valentina Capone, Vincenzo Schino–Officina Valdoca, Tony Clifton Circus, Ambra Senatore-Antonio Tagliarini, Brockenhaus, Giovanna Velardi, Gaetano Ventriglia, Valentino Zeichen. Arti performative e teatro, autori classici e contemporanei si incontrano sui diversi palcoscenici che animano la dodicesima edizione del festiva Inequilibrio.09, dislocati nella tensostruttura, nel parco e nelle stanze del castello che si affaccia sulla baia di Castiglioncello. Tra gli appuntamenti in calendario, segnaliamo Claudio Morganti che prosegue il suo percorso attorno al Woyzech: un’esperienza consueta e nuova al tempo stesso. Consueto è il modo in cui Morganti reitera per necessità i suoi incontri con i testi, risponde più volte, li riusa appunto. Come già accaduto in passato, un testo diventa l’oggetto di una predilezione che si fa assoluta, di un’attenzione e di uno studio che possono coprire anni, in cui si susseguono tappe singole, autonome e al tempo stesso frammenti di un unico discorso. Nuova e in qualche modo paradossale è però l’esperienza che Morganti compie con questo ultimo lavoro. Dopo diversi studi e riscritture, Morganti torna indietro, alle origini, almeno in apparenza. Torna al testo, e toglie di nuovo tutto, si spoglia degli obblighi del mettere in scena, confina sé i suoi compagni ai quattro angoli di una stanza del Castello Pasquini, una piccola stanza quadrata. Il pubblico siede sulle panche poste lungo ciascuna parete, quattro proiettori illuminano dall’altro gli attori con i loro leggii (lo stesso Morganti, Rita Frongia, Francesco Pennacchia e Gianluca Balducci). Al centro, sospeso ad un filo, un microfono, illuminato anch’esso dall’alto. Il pubblico deve ascoltare, facilitato dalla semioscurità e guidato dalla presenza del microfono, oggetto funzionale ma anche simbolico dell’esperienza uditiva. Unico personaggio in scena, ha il compito di catturare piccoli rumori, respiri, frammenti sonori. I suoni vengono creati con oggetti di varia provenienza, svuotati dalla loro presenza visiva, e trasformati in puro rumore, come a dissolvere la vista in udito. Le parole di Büchner rimbalzano da un lato all’altro, da un attore all’altro. Chi ascolta è travolto da una fitta e intricata rete di suoni: il suono naturale, quello riverberato dalle volte della stanza, quello proveniente dalle casse. È una specie gioco dei quattro cantoni, in cui al microfono tocca di stare sempre al centro. È come trovarsi nella testa rimbombante di pensieri e immagini della cavia Franz Woyzeck, come entrare nel vortice allucinato della sua discesa agli inferi, è come esperire dall’interno la vertigine della sua follia. Ma non è solo il suono, non sono solo le parole, è anche quello che ci sta in mezzo. Sono i silenzi, le pause, i ritmi e gli sguardi che producono azioni di suono, azioni suggerite dal suono. A Claudio Morganti anche il compito di aprire il festival con una maratona letterario-teatrale dal titolo “Le malefatte del governo”, che lo vedrà protagonista con altri artisti e letterati. Fortebraccio Teatro con Roberto Latini e Elena De Carolis propongono “Iago, Desdemonda e Otello”. Due tempi costituiti dal precedente concerto scenico intitolato a IAGO e la rinnovata edizione di Desdemona e Otello Sono Morti che aveva debuttato, in altra forma e formazione, nella primavera scorsa. Due riscritture dell’Otello di Shakespeare sviluppate da differenti punti di vista, due fasi diverse di uno stesso percorso proposte insieme come fossero un unico corpo, una dimensione sola. Oscar De Summa presenta “Amleto a Pranzo e a Cena” da lui diretto e ideato . come accadeva nella Commedia dell'arte, gli attori decidono sul luogo cosa mettere in scena, un semplice escamotage (peraltro suggerito dal testo stesso) che aiuta a svelare come si crea uno spettacolo, cosa c'è dietro quella che sembra pura creatività. I rapporti umani si confrontano con i ruoli degli attori, tutto per svelare quanto verità e finzione siano due facce della stessa medaglia e i piani della realtà e del teatro si mescolino continuamente uno nell'altro. Milena Costanzo e Roberto Rustioni propongono“Underground” un lavoro dedicato al mondo di Haruki Murakami. Una serie di “visioni” che collegate tra loro portano alla interpretazione degli artisti di quello che continuamente torna negli scritti dell’autore giapponese. Immagini di vite contemporanee che intrecciandosi tra loro danno vita ad una particolare tensione. Mirko Feliziani sarà al festival con due appuntamenti: Melo’, del quale è regista e interprete che racconta una storia che si ispira ai temi del melodramma, e “L’ALTRO MAJAKOVSKJ”nel quale è inteprete con il poeta Valentino Zeichen e di cui lo stesso Ziechen firma la drammaturgia. Alfonso Postiglione e Valentina Capone presentano “Le due stanze”, uno spettacolo ispirato a Euripide, Ariel Dorfmann e Fernando Pessoa. “Le due Stanze” è ambientato in una piccola arca di legno senza pareti, illuminata dal basso, che fa pensare alle gabbie usate nel Medioevo per esporre al pubblico ludibrio e mandare al rogo le streghe. Dentro questa gabbia si mette in scena un passo a due, un gioco sottile e crudele, tra una donna, prigioniera di un abito nuziale e del suo passato, sofferente di un dolore ancora fresco, e un uomo in abito scuro. Lui, nonostante l’apparente posizione di forza, si presenta piegato su sé, dolente. L’uomo interroga e mette alla prova la donna, la riporta continuamente all’origine delle sue colpe e dei suoi mali, per redimerla e renderla libera dal passato, pronta per una vita nuova di zecca. Lei, rovistando nella sabbia del tempo e della memoria, rivive e riattualizza le atrocità che sembrano far parte di un destino immutabile, qualcosa che esisteva ancora prima del passato, del presente e della stanza. Una videocamera, che riprende e proietta alternativamente le azioni e le espressioni dei due “prigionieri”, tecnologico ausilio per scacciare il male fuori da sé e farne materia di osservazione, è l’unico tramite del gioco, oltre alle parole. Nella seconda stanza i protagonisti hanno ruoli invertiti: aguzzina lei e vittima lui, nel leggere al microfono le rispettive battute da un copione. Ora è lui a doversi salvare, a doversi purificare. Compito ben arduo, considerato che crede ancora di avere un corpo ed anela a rivivere la stessa vita appena trascorsa. Mario Perrotta porta a Castiglioncello “Il misantropo”di Moliere, dove è regista e attore con Marco Toloni, Lorenzo Ansaloni, Paola Roscioli, Francesca Bracchino, Nicola Bortolotti, Alessandro Mor, Maria Grazia Solano. Il Misantropo è la prima parte della Trilogia sull’individuo sociale. “Individuo sociale” è una contraddizione in termini: un’utopia, una condizione limite a cui tendere-racconta Mario Perrotta-. E’ sufficiente l’incontro/scontro con l’altro per mettere in crisi i confini della nostra individualità - e questo lo sappiamo bene tutti. Ed è questa lacerazione tra le proprie istanze e quelle dell’altro che ci governa continuamente, nel nostro agire quotidiano e nella nostra evoluzione di razza umana. Eppure tutti vorremmo essere animali sociali, tutti vorremmo vedere il trionfo definitivo della giustizia, dell’equità e della solidarietà. Il vero guaio è che ognuno - ogni individuo - ha un concetto tutto suo di giustizia, di equità e di solidarietà. E siamo di nuovo al muro contro muro: individuo contro individuo. La trilogia verterà su tre testi: Il misantropo di Molière, I cavalieri di Aristofane, Bouvard e Pécuchet di Flaubert, tre farse violente - o comiche tragedie - per rispondere ad un interrogativo: siamo per natura individualisti o animali sociali? E’ nello scontro tra Alceste (il misantropo) e Oronte (l’uomo di potere) che ravviso una possibile chiave di lettura del testo.-prosegue Perrotta- E’ lì che esplode il massimo abuso, dando segno di una società talmente malata di potere e di rapporti di interesse, da giustificare, al limite, la misantropia del protagonista, liberandolo dall’etichetta classica di “caso clinico”. Ma non solo Alceste e Oronte: tutti i rapporti tra i personaggi di questa farsa tragica sono schiacciati verso il basso dagli obblighi sociali e da un aleggiante timore della ritorsione (la denuncia, il processo, l’esclusione dalla “corte”), salvo poi deflagrare violentemente nel finale. Alceste diviene così un militante dell’etica, un “resistente” in un mondo talmente lontano dalle sue istanze da condannarlo irrimediabilmente alla sconfitta. Rapporti di potere e col potere: niente di più vicino a noi. Sembra paradossale, ma la società del Re Sole, asfittica e autoreferenziale, riguarda strettamente la nostra società globalizzata. Un’indagine sul potere, sulle sue malattie. Un’indagine sull’amore: amore che diviene impossibile quando assume, anch’esso, la smorfia terribile di un esercizio di potere.” Francesco Pennacchia dirige e interpreta con Angelo Romagnoli e, Luca Stetur“Il custode” di H. Pinter. Nel chiuso di un tugurio pieno di cianfrusaglie, spifferi e infiltrazioni d’acqua piovana, un vecchio barbone trova un riparo grazie a un giovane uomo, psicolabile, che abita lì. Un altro giovane uomo, il proprietario del tugurio, va e viene. Il luogo sembra una zona franca al riparo dalle regole spietate e selvagge della società, ma in questo microcosmo si riproducono quegli stessi rapporti violenti che scandiscono la vita nel mondo esterno. Dopo i due lavori tratti da Antonio Petito, Don Felice Sciosciammocca creduto guaglione ‘e ‘n anno e Petì, Francesco Pennacchia continua a indagare il ‘tugurio’ come il luogo di incubazione della tragedia e della commedia umana. La messinscena di Francesco Pennacchia punta senza riserve, come indicato da Pinter, al gioco tra gli attori, lasciando loro -in uno spazio angusto, schiacciato tra mobili ed oggetti- la responsabilità di attraversare la dinamica degli avvenimenti e di creare la commedia. Ambra Senatore e Antonio Tagliarini, due performer e autori con percorsi autonomi, si incontrano. Si guardano, si studiano, riconoscono punti in comune e differenze. Iniziano ad esplorare una creazione a quattro mani “L’ottavo giorno”(3 e 4 luglio): “Ci è noto, per ora, solo il punto di partenza, fragile, aperto, in bilico: partiamo da qualcosa di banale, di semplice, di obliquo per tentare di spostare continuamente il punto di vista su oggetti e azioni, di modificare un poco le distanze da fatti consueti, di creare una con-fusione tra le possibili interpretazioni della realtà, di ricercare zone di dubbio”. Maurizio Lupinelli con la sua fantastica compagnia di attori disabili mette in scena “l’incontro mancato”quello con il padre, ispirato all’Amleto di Shakespeare. Lupinelli rimette in scena per Inequilibrio.09 Ella di Achternbusch, un lavoro che gli è valso nel 2001 4 nomination al Premio Ubu come "Miglior attore italiano". “PREMIO DOSTOEVSKIJ” è il titolo del nuovo spettacolo di Gaetano Ventriglia, mentre i Tony Clifton Circus presentano il loro Hula Doll In scena due clowns acidi, un musicista e un mucchio di oggetti si abbandonano alle loro fantasie ludiche non meno che al loro istinto nero. Ne viene fuori un disordinato mosaico di libertà e frustrazione, risate viscerali e pugni allo stomaco, poesia tramutata in sangue e stupidità estremizzata fino a divenire pensiero. Lo spettacolo si snoda attraverso provocazioni verbali e azioni apparentemente assurde con lo scopo di creare una situazione progressivamente sempre più disarmante e iper reale, tanto da poter indurre nel pubblico uno stato di coinvolgimento tale da fargli credere che tutto, nel teatro come nella vita, è possibile. IO Lusso è la perfomance di Andrea Fagarazzi e I-Chen Zuffelato. In un'indagine che tende a riconsiderare gli effetti prodotti e l'abbaglio proiettato dal lusso sul corpo, quello dei performers è posto in primis come prodotto stesso. La ricerca sonda una zona antecedente al raggiungimento del lusso, l'incitamento alla produzione di desideri e le dinamiche che esso crea. Stralci di riviste patinate vengono reiterate attraverso il corpo che si fa veicolo e che inverte il senso di marcia del segno pubblicitario. La fascinazione è un concetto fondamentale per cui lo stato fisico dei performers è strettamente legato al meccanismo del Desiderio: un continuo inseguimento dell'oggetto da parte del soggetto. Il fascinato tende a riprodurre gli stati mentali del fascinatore a volte perdendo la sua identità – è senza testa. Lusso – lussare – lussazione. Distorsione, azione che mette di traverso qualcosa dal suo normale corso. Vitalmente. Mortalmente come il lusso. La performance Io Lusso ha ricevuto il terzo premio a EXTRA – segnali dalla nuova scena italiana 07/08“per aver affrontato seduzioni e contraddizioni della società dell’immagine sabotandone i codici attraverso il linguaggio del corpo". Giovanna Velardi danzatrice siciliana che per tanti anni ha lavorato in Francia, presenta Clown(4-5 luglio): Il “Clown” detiene in se' delle caratteristiche di contrasto, con una carica di tristezza, gioia, malinconia, presa in giro,divertissement. La mescolanza di pluralità linguistica e di significati nel tentativo di riuscire a fare emergere un Clown danzante, dando vita ai tratti tipici di una relazione isterica di coppia , lo sforzo di comunicare, la tenerezza, la sua sensualità, i capricci, gli sguardi seducenti, la disattenzione, il desiderio sensuale e sessuale, le loro buffonate , la cattiveria, la gratuità dei gesti rivendicativi, l'impulsività grottesca, la narrazione di uno spaccato di vita familiare. DRUNK variazione #1 di e con Elisa Canessa e Francesco Manenti (10 luglio) “Drunk è un progetto che nasce senza necessità apparente,-raccontano i due autori- "Commissionato" da un concorso per giovani autori di teatro-danza. E' un progetto nutrito con fatica nelle stanche pause e nei brevi spazi possibili. Drunk è un percorso doloroso, che ci ha fatto attorcigliare, sbattere contro le nostre debolezze, le nostre disillusioni e disperazioni. Drunk è un progetto ubriaco…” In questo spettacolo l'ironia tragicomica è àncora di salvezza, dove il reale e il teatrale si perdono. Piccole perversioni che quotidianamente si consumano nel salotto borghese, nel quale i due esseri protagonisti si muovono come due animali in gabbia. Gli abiti sono impeccabili, il deodorante per l’ambiente perfettamente in tinta con la tappezzeria, tutto assolutamente in linea con quello che si aspetterebbe un ipotetico visitatore con le tasche piene di noccioline. Lo spazio, un quadrato di moquette beige 5 x 6, è concepito quasi fosse un set cinematografico per sit-com, ai cui margini potrebbero muoversi liberamente regista e assistenti, microfoni e telecamere. Al suo interno gli attori, in continua migrazione tra la costruzione di evidentissimi stereotipi e la loro decostruzione. L’11 luglio la Compagnia Brokenhaus presenta NON FACCIAMONE UNA TRAGEDIA. In una sala da ballo dimenticata, tra nuvole di polvere, stoffe ammuffite e musiche lontane, appaiono figure stilizzate e grottesche, sono i protagonisti di una tragedia del passato a cui rimane tra le dita la friabile ironia della morte. In questi tre anni di attività insieme ci siamo resi conto che il nostro lavoro vive di vita propria. Vincenzo Schino e Officina Valdoca presentano “Limite.anticamera”che lo stesso Schino racconta: “Ci siamo resi conto che non abbiamo fatto spettacoli, ma abbiamo condiviso con il pubblico sezioni del nostro lavoro. C’è stata la creazione di un altro mondo in cui gli attori vengono posseduti e possiedono delle figure. Non c’è un inizio e una fine. Anche quando sul palco non ci sono più gli attori, questo mondo continua ad esistere. Ogni lavoro abita un luogo diverso e porta all’incontro di figure diverse. È nutrito dalle nostre ricerche, in un atteggiamento archeologico unito all’idea di invenzione. Non vogliamo recuperare niente. Né riciclarlo. Proviamo a scavare in profondità, ciechi come talpe, per uscire dalla storia e attraversarla
IL PROGRAMMA: Giovedì 2 luglio Dalle 19.00 – anfiteatro LEMALEFATTEDELGOVERNO maratona di letture da un’idea di Claudio Morganti
Venerdì 3 luglio Ore 19.00- sala del camino STUDIO N° 5 – MORGANTI – Compagnia Cluadio Morganti
Ore 21.00 – tenso sopra L’INCONTRO MANCATO - Lupinelli
Ore 22.00 – tenso sotto L’OTTAVO GIORNO - Tagliarini/Senatore
Ore 23.00 – anfiteatro L’ALTRO MAJAKOVSKJ - Zeichen/Feliziani
Sabato 4 luglio Ore 19.00 – tenso sopra L’INCONTRO MANCATO - Lupinelli
Ore 21.00 – tenso sotto L’OTTAVO GIORNO - Tagliarini/Senatore
Ore 22.00 – tenso sopra UNDERGROUND – Costanzo/Rustioni
Ore 23.00 – tenso sotto CLOWN - Velardi
Domenica 5 luglio Ore 19.00 – tenso sopra UNDERGROUND – Costanzo/Rustioni
Ore 21.00 – sala del camino MELÒ – AbeleCaino
Ore 22.00 – tenso sotto CLOWN - Velardi
Ore 23.00 – tenso sopra ANTRAGEDIAGONE, gente di strada - compagnia Emanuela Guaiana
Lunedì 6 luglio Ore 19.00 – sala del camino MELÒ – AbeleCaino
Ore 21.00 – tenso sotto IL CUSTODE - laLut/Francesco Pennacchia
Ore 23.00 – tenso sopra ANTRAGEDIAGONE,gente di strage - compagnia Emanuela Guaiana
Martedì 7 luglio Ore 19.00 – tenso sotto MODIGLIANI RITORNA – Michele Crestacci
Ore 21.00 – tenso sotto IL CUSTODE - laLut/Francesco Pennacchia
Ore 22.30 – tenso sopra LIMITE , anticamera – compagnia Vincenzo Schino
Ore 23.00 – sala del camino ELLA - Nerval teatro
Mercoledì 8 luglio Ore 19.00 – sala del camino ELLA – Nerval teatro
Ore 20.00 e ore 21.00 – stanza primo piano STUDIO ACUSTICO W - Morganti
Ore 22.00 – tenso sotto IO LUSSO - Fragarazzi/Zuffellato
Ore 23.00 – tenso sopra LIMITE, anticamera – compagnia Vincenzo Schino
Giovedì 9 luglio Ore 19.00 – tenso sopra AMLETO A PRANZO E A CENA - compagnia Oscar De Summa
Ore 21.00 – sala del camino PREMIO DOSTOEVSKIJ - studio – Malasemenza
Ore 22.00 - tenso sotto IO LUSSO - Fagarazzi/Zuffellato
Ore 23.00 – tenso sopra HULA DOLL – Tony Clifton Circus
Venerdì 10 luglio Ore 19.00 – tenso sopra HULA DOLL – Tony Clifton Circus
Ore 21.00 - sala del camino PREMIO DOSTOEVSKIJ studio– Malasemenza
Ore 22.00 – tenso sotto DRUNK variabile#1– Agatharandagio
Ore 23.00 - tenso sopra AMLETO A PRANZO E A CENA - compagnia Oscar De Summa
Sabato 11 luglio Ore 19.00 – tenso sopra MISANTROPO – Molière -Mario Perrotta
Ore 22.00 – tenso sopra NON FACCIAMONE UNA TRAGEDIA – progetto Brokenhaus
Ore 23.00 – sala IAGO, DESDEMONA e OTELLO - Libero Fortebraccio Teatro
Domenica 12 luglio Ore 19.00 – tenso sotto IAGO, DESDEMONA e OTELLO - Libero Fortebraccio Teatro
Ore 21.00 – tenso sopra MISANTROPO – MOLIÈRE - Mario Perrotta
Ore 23.00 – sala del camino LE2STANZE - VesuvioTeatro/Postiglione&Capone
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