Incontro con la creatrice di electrocomics.com nel suo nuovo viaggio in Sicilia. Due ragazzine punk tedesche e il loro viaggio in Italia in autostop. Un sogno di ribellione e libertà che si trasforma in incubo. Un toccante atto d’accusa contro il machismo e la violenza sessuale. Questo è ciò che leggiamo in quarta di copertina tenendo in mano il volume di Ulli Lust. Un libro pesante, e non solo perché sono più di 460 pagine (che a fumetti sono lo stesso tantissime), ma anche perché queste pagine contengono un racconto grave come un macigno. Così lo ha voluto l’autrice che, senza mediazioni, ha scelto di narrare una storia autobiografica, di trasporre in immagini e strisce la crudezza di un’esperienza vissuta. Ulli Lust è una donna molto intelligente, creativa, sensibile e determinata. Nel dialogo che abbiamo avuto con lei sono emerse tutte le sfumature di una personalità ricca, che ha attraversato le proprie paure, le ha raccontate e sa individuarle costantemente anche nelle dinamiche quotidiane del percorso professionale, nella vita da adulti, e nelle scelte di vita. Ulli è un’artista. Nata a Vienna, vive a Berlino, adora disegnare e reperire dalla strada e dall’esperienza concreta l’ispirazione e i suoi personaggi. Ha pubblicato reportage a fumetti e ha scelto di sviluppare lunghe serie di racconti e di cimentarsi con il graphic novel, un genere che richiede notevoli capacità narrative per controllare una storia che si snoda in immagini, attraversando una linea temporale complessa.
Troppo non è mai abbastanza è infatti un mondo di figure realistiche, riportate alla memoria dopo ventotto anni, in una bicromia che schiaccia duramente i personaggi in scenografie verdi, allucinate anche se riconoscibili. Sì è vero, è un libro su uno stupro, è una denuncia e un giudizio su ciò che realmente è avvenuto in quella Sicilia lontana, ma non è solo questo. Il libro parte da una Berlino Punk introiettata attraverso gli occhi e la percezione di due ragazze disinvolte ma ingenue e termina a casa, in un capitolo dal titolo Risurrezione, in cui Ulli fa ritorno ad una famiglia normale, dove c’è una nonna incazzata, non tanto diversa da quelle siciliane. In mezzo c’è un viaggio tra luoghi e persone, in diverse città italiane, in un mondo in cui la sessualità non è libera, ma vincolata a tabù e stereotipi. Soprattutto, però, è un viaggio che Ulli ha compiuto - e questo è ciò che la spinge oggi a raccontarlo - alla scoperta di se stessa e della propria identità, attraverso la via crucis della violenza, del tradimento, della conquista e della delusione. C’è chi l’ha paragonato al viaggio di Thelma e Louise, ma mentre quello era un percorso senza scampo, questo al contrario è il tragitto che conduce l’autrice a cercare riposte, a portare avanti un’esistenza fondata sull’indipendenza e la creatività. Ulli Lust dirige da anni il portale electrocomics.com della quale ci parla con grande soddisfazione e divertimento, da vera scopritrice di talenti.
SA: Il tuo ritorno a Palermo, quando, perché...
UL: Dopo ventotto anni, sono tornata a Palermo; sono già qui da quattro giorni. Quando sono arrivata c’era un vento davvero fortissimo, sentivo tutto intorno il frastuono delle sirene delle auto e ho pensato, “ok, benvenuta a Palermo!” Così è cominciata. Ho trascorso questo periodo andando in giro per le strade, con l’obiettivo di realizzare ritratti di uomini; l’ho fatto con l’aiuto di Simone, un artista palermitano che chiedeva ai “modelli” di posare per me. Ho avuto tantissimo lavoro, ho incontrato molte persone simpatiche e ho avuto così l’opportunità di “fissare” l’uomo siciliano, proprio come lui aveva fissato me un tempo. Ognuno infatti doveva stare davanti a me, immobile, perché voleva un bel ritratto! Chi desidera vedere questi ritratti, può trovarli nel blog del Goethe Institute di Palermo. Sono tornata qui proprio grazie all’invito del Goethe, benché certo questa non fosse la mia meta ideale per le vacanze. Ma mi sono detta, è proprio una bella città e poi, ora che sono vecchia e brutta, nessuno mi correrà dietro per importunarmi di nuovo! Sarà un soggiorno piacevole, l’unica cosa che dovrò sorvegliare sarà la mia borsetta! E così, sono qui, Ulli Lust in esclusiva … Grazie mille!
SA: Sappiamo che con questo tuo libro hai avuto molto successo a livello professionale. Hai vinto recentemente un premio molto importante in Francia, il Prix révélation del Festival International de la Bande Dessinée d’Angoulême. Cosa pensi di questo; come cambia, se cambia, la considerazione che tu stessa hai del tuo lavoro, anche in seguito ai nuovi riconoscimenti?
UL: Il successo che ho avuto con questo libro è stato un grande incoraggiamento per me, perché prima io non ero così sicura che avrei potuto davvero condurre una vita, un’esistenza al di fuori dalla mia produzione artistica. Era davvero difficile per me entrare in questo mondo letterario, Questi premi e i riconoscimenti mi hanno fatta sentire bene, mi hanno realmente incoraggiata a continuare con il mio lavoro. Prima avevo sempre paura del risultato, mi chiedevo: ma piacerà, sarà interessante ecc... Ora quelle paure sono passate e io mi sento più sicura e motivata.
SA: Si tratta di una conferma dunque. Mi chiedo se la tua autostima personale e la stima del tuo lavoro coincidano o siano due ambiti separati.
UL: Non lo so. Alcune persone si sentono incoraggiate quando devono lottare per qualcosa, quando c’è una competizione. Io sono una donna e sono un po’ diversa: io mi sento incoraggiata se a qualcuno piace il mio lavoro, se lo trova bello. E questo mi porta a fare di più e ancora meglio. Se sono intimorita, al contrario, mi ritiro; la paura non mi aiuta per niente, ad esempio smetto di lavorare. Se invece ho quel feedback positivo, è perfetto perché ho un sacco di progetti, di libri che voglio fare e allora penso: sì, posso farlo! A quel punto si può… non è più inutile.
SA: Pensi che potresti fare altro nella vita, se non l’illustratrice, l’artista?
UL: Bè, mi piacerebbe realizzare libri per il resto della mia vita, ma sfortunatamente, o fortunatamente, ho avuto l’opportunità di insegnare in Germania, presso un’Accademia e non ho potuto rifiutare quest’offerta. Prima di tutto io voglio essere un’artista, voglio stare seduta, da sola, nella mia stanza e disegnare i miei libri, ma sono anche in un’età in cui devo trasmettere la mia conoscenza alla nuova generazione, così devo essere un’insegnante, anche. Spero di riuscire a combinare le due cose nel modo giusto e rimanere comunque creativa per i miei libri, sono un po’ spaventata riguardo a questo, ho paura che il lavoro di insegnante occupi troppo del mio tempo. Ma è anche importante avere un’entrata, dei soldi sai?
SA: Elettrocomics è uno dei tuoi progetti, quanto tempo “prende” e che posto occupa questa ricerca nella tua vita?
UL: Sì c’è un’altra parte del mio lavoro: elettrocomics.com, un sito web dove potrete scaricare fumetti indipendenti e sperimentali. Io lo considero come una collezione di farfalle. Colleziono lavori che ritengo interessanti, li seleziono con cura e li carico on line, da dove tutti possono scaricarli gratuitamente. Il mio contributo al movimento per un open source comune in internet, idea che mi piace molto. Sono contraria al monopolio delle grandi compagnie sul web, mi fa molta paura. Electrocomics è un luogo in cui io posso svolgere un lavoro curatoriale, senza esporre i miei disegni, ma quelli di altri bravi artisti: è come una grande mostra in cui puoi trovare sempre nuovi lavori.
SA: Un archivio
UL: Sì ed è anche molto semplice e veloce. Gli artisti ci mettono un sacco di tempo a realizzare i loro lavori, ma fare l’upload è velocissimo!!
SA: Così adesso hai un bel po’ di amici in tutto il mondo, che condividono con te conoscenze e passione, no?
UL: Sì, sì, naturalmente!
SA: Qual è per te il ruolo del fumetto oggi nella società?
UL: Dunque, io sono molto fortunata a realizzare fumetti oggi, perché negli ultimi vent’anni il contenuto, il soggetto dei fumetti o delle storie illustrate si è molto esteso e oggi il fumetto è un mezzo per raccontare qualsiasi tipo di storia, mentre prima era decisamente più limitato ad un pubblico di teenager. Oggi ci sono molti comics artists interessanti che guardano avanti, che fanno ricerca e il mondo del fumetto è diventato davvero stimolante. Allo stesso modo ci sono grandi case editrici che ora si interessano a questo settore e questo stimola i giovani a impegnarsi in un percorso che non avrebbero intrapreso mai prima, perché non c’era pubblico. Questo è davvero un momento meraviglioso nella storia del fumetto.
SA: E nella tua storia, invece, quanto è stato difficile per te realizzare un libro così autobiografico. La tua vita è nel libro.
UL: Bene, io non ero interessata in realtà a mettere tutti i miei guai in un libro. Ma la mia idea era che l’esperienza da me vissuta ventotto anni fa potesse avere degli aspetti molto interessanti e potesse ispirare altre persone, le ragazze soprattutto a sentirsi libere, a fare esperienze, a seguire i propri desideri nonostante sia pericoloso. Per molto tempo ho pensato di essere troppo folle per questo mondo e che dunque dovevo stare per così dire nascosta, nell’angolo, perché l’altra gente mi considerava strana, ma ora ho realizzato che per un’artista invece questo è davvero un bene! Essere un po’ strana! E la storia… sembra essere interessante anche per le altre persone, sì!
SA: In qualche modo tu hai dato un accesso a chi non capiva, una porta per accedere alla stranezza!
UL: Sì, è vero. Bisogna sempre capire cosa significa strano. La vita non è come la gente comune, normale, pensa che sia: ci sono delle leggi naturali, si deve mangiare, dormire, morire, ma non ci sono delle leggi naturali su come la nostra società debba vivere insieme. Trovo molto interessante fare esperienza di altre modalità, altre regole di convivenza. Ma le regole sono difficili, dolorose. Ad esempio, in Sicilia, ventotto anni fa, le regole sociali non comprendevano minimamente la parte femminile della società. Ma è bello sapere che le cose sono cambiate oggi. Lo sono, no? Ti senti libera come donna in Sicilia?
SA: Dipende sempre dal punto di vista. Per quanto riguarda la mia vita quotidiana posso rispondere sì, certo, non è la Sicilia in cui la donna accudiva la casa e basta: ma se parliamo della vita intellettuale, allora posso anche dire di no, o non ancora del tutto.
UL: In Germania ci sono molte donne nei ruoli intellettuali e come ricercatrici, professoresse o scienziate, ma comunque essere donna comporta una fatica doppia, perché in ogni caso devi essere doppiamente intelligente, doppiamente in gamba per essere ascoltata.
SA: Sai, posso dirti che invece qui vedo molte più donne “intellettuali” che uomini, attualmente, quindi non è questo il punto.
UL: Intendi dire che le donne in Sicilia sono più istruite degli uomini?
SA: Il livello di istruzione dipende anche dal tipo di scuola. Se prendi in considerazione gli istituti classici, i licei e le facoltà umanistiche, sì certo, ci sono più donne. Le giovani ragazze soprattutto, in età scolare, sono quelle maggiormente istruite, rispetto ai loro coetanei. Il problema è che la società è comunque ancora governata e gestita in maggior parte da uomini e si tratta in generale di una società per lo più maschile. Le donne, benché colte, sono vittime, tuttora, dello sguardo maschile sul loro corpo. Anche mentre cerchi di fare un discorso “intellettuale”, spesso l’interlocutore maschile è impegnato a fissare il tuo corpo, o aspetta che ti giri per farlo.
UL: Odio questa cosa!!! Sì l’ho notata anch’io. Questa mattina ad esempio. Stavo prendendo il mio caffè al tavolo della colazione, c’era un uomo in piedi di fronte e non smetteva di guardarmi come se mi stesse spogliando. L’ho realizzato ma ero troppo stanca per guardarlo negli occhi e rimproverarlo, potevo solo abbassare lo sguardo e dire a me stessa, non lo vedo, non ci faccio caso... ecc. Così in effetti ho visto come siamo abituate a questo, abbassiamo lo sguardo, e la persona davanti a noi continua senza alcun pudore, mentre guardiamo giù. Lasciamo fare. Penso che sia un problema psicologico. Ti abitui all’idea che vali di meno, che non devi aver rispetto di te stessa, che devi stare attenta perché vivi in una società in cui si diventa “sporche” molto facilmente, ma se sei sempre spaventata, anche quando cresci diventi una persona piena di paura. Così in questa società ciò che le donne devono imparare è ad amare se stesse e ad amare proprio gli aspetti della femminilità, voglio dire anche il non essere “le più forti nel mondo”, perché le donne hanno un compito sociale molto grande, quello di vedere le cose positive. Per lunghi secoli abbiamo imparato che le attitudini femminili sono negative, non così positive, ora dobbiamo ribaltare questo perché ci sono molte donne che odiano le altre donne, perché sono vittime di questo lavaggio del cervello da duecento o trecento anni...
SA: Sì è giusto che questo cambi. Penso che il tuo libro vada proprio in questa direzione. Ma quante pagine sono?
UL: 460
SA: Ok allora probabilmente in cinque anni riuscirò a leggerlo e saprò dirtelo con più certezza... ma, a parte lo scherzo, stai sicura che il tuo lavoro rappresenta un raro esempio, un’opera creativa che sa parlare anche alle donne indicando loro una direzione, basata sull’esperienza.
UL: Oh... grazie!
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