Senza riconoscere le differenze non ci sono possibilità di apprendere né di cambiare alcunché. Anche questo SuccoAcido sarà diverso da quello che era. C’è la crisi, e i luoghi dove si fa cultura, anche su carta, rischiano di morire prima delle profumerie e dei centri benessere. E intanto tutti ripetono che con la cultura si campa, che attraverso la cultura si può riprendere il sistema, migliorarlo, contribuire a preservarlo. Forse hanno ragione, ma una cultura forte probabilmente dovrebbe pensare anche a come seppellirlo questo sistema, ribaltando priorità e ristabilendo le ragioni di una convivenza civile. In sostanza, meglio una cultura acida che una cultura annacquata dall’utilitarismo dei pochi che si ritrovano sempre nel coro, come i topi nel formaggio.
Stratapunz, c’è la crisi! Un macigno, u balatuni. Il coro dello Zecchino d’Oro forse non possiamo permettercelo più. E allora magari l’anno prossimo sarà d’argento o di bronzo. Ma un coro ci dev’essere. Gli onorevoli buffoni tremano. Temono che il loro vecchio coro sia rimpiazzato da quello dei tecnici, economisti e telegiornalisti che ci sputano la crisi in faccia con la stessa frequenza ossessiva con cui Radio Maria spara il rosario sulle sue frequenze. C’è crisi, bisogna stringere la cinghia. Più cresce il buco, più cresce il numero dei buchi sulla cinghia. Poi quando si arriva a pignorare pure la cinghia, il buco non fa più paura. Con la crisi non si crepa. Con la crisi si arretra. Staremo come stavamo nel 1995 dicono, o nel 1998. È una questione di Pil! E il vostro Pil come stava nel 1999? Non avevate la stessa sensazione di essere circondati da pidocchi e parassiti privi di scrupoli? Però allora non sapevamo cos’era la spending review o lo spread. Bella differenza direte voi! Sì perché di differenze dovremmo occuparci, ma non solo tra titoli di Stato italiani e tedeschi, ma anche di diritti civili, di sperequazioni sociali, di differenze che annullano la dignità. Altro che favole sulle pari opportunità. Dovremmo consacrare un ministero sull’altare dello spread, delle differenze che passano tra chi dorme in macchina e chi ha dieci case e forze dell’ordine a presidiarle in ogni periodo dell’anno, anche se queste case sono disabitate. Senza riconoscere le differenze non ci sono possibilità di apprendere né di cambiare alcunché. Anche questo SuccoAcido sarà diverso da quello che era. C’è la crisi, e i luoghi dove si fa cultura, anche su carta, rischiano di morire prima delle profumerie e dei centri benessere. E intanto tutti ripetono che con la cultura si campa, che attraverso la cultura si può riprendere il sistema, migliorarlo, contribuire a preservarlo. Forse hanno ragione, ma una cultura forte probabilmente dovrebbe pensare anche a come seppellirlo questo sistema, ribaltando priorità e ristabilendo le ragioni di una convivenza civile. In sostanza, meglio una cultura acida che una cultura annacquata dall’utilitarismo dei pochi che si ritrovano sempre nel coro, come i topi nel formaggio. Loro ci stanno bene nel buco, ma forse farebbero meglio a non annacarsi troppo, perché, come diceva Bertolt Brecht: “Che cosa ne è del buco una volta finito il formaggio?”
Old Admin control not available waiting new website
in the next days...
Please be patience.
It will be available as soon as possibile, thanks.
De Dieux /\ SuccoAcido