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Writing - Books Reviews - Review | by SuccoAcido writing in Writing - Books Reviews on 12/09/2011 - Comments (0)
 
 
 
La scuola fascista. Istituzioni, parole d’ordine e luoghi dell’immaginario / AA.VV. / Ombre Corte

Il libro, frutto di un convegno nazionale di aggiornamento per docenti svoltosi a Bologna nel 2005, si presta ad essere utilizzato come valido strumento didattico per gli insegnanti, grazie anche al corredo iconografico ed alla bibliografia, e costituisce allo stesso tempo un’interessante lettura per chiunque voglia approfondire l’argomento, senza contare che l’indagine svolta dagli autori sulla scuola nel ventennio fascista solleva delle problematiche – politicità della riforma scolastica, scuola d’élite, dialettica accentramento amministrativo/decentramento burocratico, privatizzazione, coincidenza del ruolo del docente con quello del funzionario statale, differenza tra autoritarismo e autorevolezza, censura del dissenso - centrali ancora oggi.

 
 

È esistita una scuola propriamente fascista?
Nella dibattuta questione interviene, tentando di dare alcune risposte, il volume La scuola fascista. Istituzioni, parole d’ordine e luoghi dell’immaginario, a cura di Gianluca Gabrielli e Davide Montino, edito da Ombre Corte (2009).
Frutto di un convegno nazionale di aggiornamento per docenti, svoltosi a Bologna nel 2005 e organizzato dal Centro Studi per la Scuola Pubblica in collaborazione con il Laboratorio Nazionale per la Didattica della Storia, il libro vuole essere «un esempio, un primo tentativo di sistemazione di una materia così vasta e complessa come la scuola del regime, a partire da una sensibilità nuova per la storia della scuola intesa come storia culturale e materiale di un processo sociale, qual è l’educazione, nelle varie concrete forme che assume nel tempo».
L’approccio alle fonti materiali - libri, quaderni, pagelle scolastiche, registri di classe, cronache degli insegnanti, cartelloni, poster murali, ma anche spazi fisici, sia interni sia esterni, in cui si svolgeva l’insegnamento – unito all’attenzione verso gli archivi privati, che conservano i documenti delle pratiche pedagogiche ordinarie dell’epoca fascista, contraddistingue il metodo dell’indagine svolta dagli autori sulla cultura empirica delle istituzioni educative, spesso trascurata, se non appositamente celata dietro interpretazioni consolatorie, e vuole favorire, proprio attraverso la concretezza delle fonti esaminate, la creazione di un circolo virtuoso fra chi fa ricerca e chi insegna, stimolando lo scambio e il “suggerimento” di percorsi che possano essere sviluppati in aula.
Dalla necessità di tradurre la ricerca storiografica in attività didattica nasce anche la struttura del libro, inizialmente pensato come una sorta di dizionario della scuola fascista, ma successivamente strutturato per grandi temi, a causa della difficoltà di gestire un lemmario tanto ampio, e articolato in un campionario di trentotto voci, alla cui stesura hanno preso parte sia insegnanti sia studiosi sia ricercatori.
L’indagine si sviluppa lungo due filoni principali: da un lato gli elementi istituzionali e organizzativi che caratterizzarono gli interventi del fascismo nel campo dell’educazione (è il caso delle voci dedicate alla Riforma Gentile, al Liceo Classico, all’Istituto Magistrale, alle Leggi razziste), dall’altro le fortissime torsioni subite dalla cultura materiale della scuola nel corso del ventennio fascista, «sotto una spinta volta all’indottrinamento e alla socializzazione politica delle nuove generazioni» (si tratta dei paragrafi sugli Elaborati scolastici, la Befana fascista, gli Arredi, la Religione, la Festa degli alberi, l’Educazione femminile, il Razzismo…).
Contro la tendenza revisionista a minimizzare l’allineamento al regime da parte della scuola ufficiale, considerata come il tallone d’Achille di un totalitarismo imperfetto, incapace di incidere profondamente nella coscienza collettiva, le analisi contenute nel volume contribuiscono a ricostruire il progetto fascista di formare «le mentalità, le aspettative e, cosa forse più importante, l’attitudine etica e civile delle generazioni che sono state destinatarie di quella educazione scolastica ed extrascolastica», sottolineandone l’efficacia e i limiti.
Pur con qualche disomogeneità nella distribuzione degli argomenti, il libro si presta ad essere utilizzato come valido strumento didattico per gli insegnanti, grazie anche al corredo iconografico ed alla bibliografia, e costituisce allo stesso tempo un’interessante lettura per chiunque voglia approfondire l’argomento, senza contare che l’indagine svolta dagli autori sulla scuola nel ventennio fascista solleva delle problematiche – politicità della riforma scolastica, scuola d’élite, dialettica accentramento amministrativo/decentramento burocratico, privatizzazione, coincidenza del ruolo del docente con quello del funzionario statale, differenza tra autoritarismo e autorevolezza, censura del dissenso - centrali ancora oggi nel dibattito sviluppatosi sulla tendenza riformatrice, risalente in Italia almeno agli anni Novanta, a tagliare i costi della pubblica istruzione compromettendo la qualità dell’offerta formativa e il diritto allo studio delle fasce più disagiate della popolazione, contemporaneamente al dilagare dei modelli della cultura di massa nella società.



Davide Montino (1973-2010), storico militante, ha insegnato Storia delle istituzioni educative presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Genova. Tra le sue pubblicazioni, Le parole educate. Libri e quaderni tra fascismo e Repubblica (Milano, 2005), Bambini, penna e calamaio. Esempi di scritture infantili e scolastiche in età contemporanea (Roma, 2007) e Con il grembiule siamo tutti più buoni. La scuola italiana tra falsi problemi e pessime soluzioni (2009).

Gianluca Gabrielli, tra gli animatori del CESP, si occupa di storia del razzismo fascista e del colonialismo italiano, nonché di storia della scuola. Ha collaborato alle mostre La menzogna della Razza (1994) e L’offesa della Razza (2005). Ha curato il volume L’Africa in giardino. Appunti sulla costruzione dell’immaginario coloniale (1998) e la voce “Razzismo” del Dizionario del fascismo (Torino, 2003).

Il Centro studi per la scuola pubblica (CESP) nasce nel 1999 per iniziativa di lavoratori della scuola. L’intento è quello di affiancare all’attività politica e sindacale uno spazio specificamente dedicato alla riflessione culturale e didattica sulla scuola, realizzata attraverso ricerche, convegni, attività di aggiornamento e pubblicazioni.


A La scuola fascista è dedicato un sito web dove è possibile leggere l’indice delle voci, scaricare la scheda del libro in pdf e attingere alla riproduzione delle fonti, a disposizione degli insegnanti per il lavoro didattico.

 


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Reg. Court of Palermo (Italy) n°21, 19.10.2001
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Bibliography, links, notes:

Pen: Emilia Calabria

Link: http://www.cespbo.it/testi/2009_3/la_scuola_fascista.htm

 
 
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