La mafia spiegata da Nicaso e Gratteri ad Addiopizzo Junior
A pochi giorni dall’inaugurazione della nuova sede di Addiopizzo a Palermo, nell’ambito della ricca serie di eventi e attività organizzati dal Comitato per la sensibilizzazione sui temi dell'antiracket e per la promozione della cultura della legalità, mercoledì 1 dicembre Antonio Nicaso, giornalista, ricercatore e storico delle organizzazioni criminali negli Stati Uniti, ha presentato il suo ultimo libro, “La mafia spiegata ai ragazzi”, presso il centro polifunzionale Kursaal Kalhesa.
Insieme allo scrittore di origini cauloniesi, da tempo trapiantato in Canada, è intervenuto Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, co-autore con Nicaso di diversi best seller, tra cui “Fratelli di Sangue”, “Il grande inganno. I falsi valori della ‘ndrangheta”, “La malapianta”.
In occasione della presentazione del libro “La mafia spiegata ai ragazzi”, mercoledì 1 dicembre al Kursaal Kalhesa di Palermo, Antonio Nicaso, giornalista, scrittore, ricercatore e storico delle organizzazioni criminali negli Stati Uniti, ha incontrato il Comitato Addiopizzo e il Comitato Addiopizzo Junior, insieme a Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, co-autore con Nicaso di diversi best seller, tra cui “Fratelli di Sangue”, “Il grande inganno. I falsi valori della ‘ndrangheta”, “La malapianta”.
L’insegnante Anna Maria Santoro ha moderato il dibattito, ricordando come una delle principali attività del Comitato sia la promozione della cultura antimafia nelle scuole.
“Cosa posso fare per sensibilizzare i miei coetanei alla lotta antimafia?”.
È stata la domanda di una delle ragazze di Addiopizzo Junior ad Antonio Nicaso, che ha risposto leggendo le prime righe del suo ultimo lavoro: “Quando ero bambino, della mafia non si parlava. Era una parola che nessuno pronunciava mai, un concetto che non esisteva, l’assurdo patto dell’immaginazione di qualche folle, una minaccia che aleggiava, senza nome e senza volto”.
La conoscenza è il primo passo nella lotta contro le mafie e la cultura è l’arma di riscatto più potente.
“Per combattere la mafia - ha affermato Nicaso - c’è bisogno dell’impegno ordinario di tutti, non dell’impegno straordinario di pochi.
Le organizzazioni mafiose - ha aggiunto - sono nate con l’Unità d’Italia e da allora hanno sempre perseguito denaro e potere, togliendo il diritto d’impresa, la libertà, la pietà e i sogni. Esse sono responsabili del deficit economico del Mezzogiorno e vanno isolate non soltanto con gli arresti e le sentenze, ma anche sul piano culturale, a partire dai banchi di scuola”.
Sulla base di questa consapevolezza è nata l’idea del libro in cui l’autore, rispondendo a 50 quesiti, racconta ai giovani “argomenti difficili con parole facili”: la storia, i riti, le parole chiave e le collusioni di Mafia, ‘ndrangheta, Camorra, Sacra Corona Unita, mafia lucana dei Basilischi e organizzazioni mafiose internazionali, dalla Cosa Nostra americana alla mafia turca, passando per le Triadi cinesi e la Yakuza.
Nella sezione dedicata alla lotta alla mafia, Nicaso ricorda le figure di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Antonino Scopelliti, assieme a quelle di Giuseppe Letizia, Rocco Gatto, Peppino Impastato, Graziella Campagna, don Pino Puglisi, don Peppe Diana e Giuseppe Di Matteo.
Alla riflessione finale sul futuro della mafia, seguono filmografia, lessico e riferimenti bibliografici utili all’approfondimento. Il volume è arricchito da mappe concettuali e cartine tematiche, che si prestano come efficace strumento didattico.
Con i giovani di Addiopizzo, Nicaso ha discusso anche del compito della famiglia nell’educazione alla legalità, raccontando l’episodio della morte del padre di un suo compagno di scuola, ucciso perché non aveva voluto acquistare il ferro dai mafiosi che controllavano la zona, e l’intercettazione della conversazione tra un mafioso e il figlio, in cui il bambino risponde alla spiegazione dell’adulto sul codice mafioso citando le parole della maestra.
“L’etica non s’insegna, si trasmette. Tutti dobbiamo essere sentinelle nella nostra comunità - ha concluso l’autore - perché l’efficacia della lotta antimafia, antica quanto la mafia, si misura sulla base della vivibilità del territorio”.
Parlare ai giovani di etica e di morale spesso si risolve in un fallimento. Ecco perché Nicola Gratteri ha scelto di rivolgersi loro in termini di “convenienza”.
“Essere ‘ndranghetisti non conviene - ha spiegato il Procuratore - perché la storia giudiziaria ci ha insegnato che chi entra nelle mafie come picciotto, morto di fame per acquisire potere e denaro, ne esce comunque morto di fame.
A guadagnare nelle organizzazioni criminali sono solo pochi boss, tutti gli altri sono portatori di acqua e spesso finiscono in carcere o vengono uccisi”.
Il magistrato ha ripercorso l’esperienza di tanti giovani “portatori d’acqua” e delle loro “vedove bianche” che cercano la tranquillità negli psicofarmaci.
“In Calabria ci sono molti corrieri di droga, ragazzi che portano la coca a Milano, Bologna, Torino. I primi viaggi vanno sempre bene, ma quando al decimo si viene arrestati crolla loro il mondo addosso. Se si tratta di un affiliato, il capomafia manda un avvocato che fa da cane da guardia della mafia, tranquillizza il giovane ma al contempo si assicura che non parli con nessuno.
Le vedove bianche della mafia che si nutrono di psicofarmaci - ha aggiunto - sono sorvegliate a distanza dai boss, hanno giovani mariti in carcere, ma dalle intercettazioni abbiamo scoperto quanta violenza venga scaricata sui figli. Per questo dico ai ragazzi di non farsi abbagliare, perché dietro una famiglia con Mercedes e gioielli c’è solo grande desolazione, nevrosi, tristezza.
La ‘ndrangheta è dura, chiusa, fattura 44 miliardi di euro l'anno, controllando tutta la cocaina d’Europa, e si fonda sul vincolo di sangue fra gli associati”.
Il Procuratore ha affrontato con i Comitati anche la questione della presenza della ‘ndrangheta al Nord, di cui esistono prove processuali, e ha dichiarato di essere in controtendenza rispetto all’opinione comune sull’attuale potenza della mafia.
“Le mafie oggi sono più forti e difficili da combattere perché sono più ricche e sono nella politica e nella pubblica amministrazione, sono arroganti, hanno potere e uccidono. Le mafie fanno paura perché non c’è un sistema penale detentivo proporzionato all’aggressività e alla violenza della criminalità. Per vincere occorre un sistema dove la prova si formi in dibattimento e dove non ci siano sconti per buona condotta, ma certezza della pena per boss ed estorsori; solo così la gente e gli imprenditori possono trovare il coraggio di denunciare.
Non vedo negli ultimi quindici anni un grande slancio dei governi nella lotta alla mafia. Dobbiamo smetterla di misurare il successo della lotta alla mafia contando il numero dei latitanti catturati, sono altri gli indici di riferimento. La credibilità di uno Stato - ha concluso - si misura dal grado di libertà di commercianti e imprenditori e dalla vivibilità del territorio per i cittadini. Con la cattura dei latitanti non c’entra niente né questo governo né quello di prima”.
Con queste parole, Gratteri ha invitato i giovani ad evitare le strumentalizzazioni, esprimendo anche la necessità di una scuola “fino a sera e colorata”, che ingentilisca l’animo degli alunni e li educhi al ragionamento ed alla costruzione autonoma del pensiero, in contrasto con la loro abitudine al “copia e incolla”.
I due autori hanno ringraziato i movimenti siciliani antiracket per la lotta concreta sul territorio “impensabile in altri paesi, e che invece andrebbe esportata come modello in tutto il mondo poiché - ha sottolineato Nicaso - purtroppo l’antimafia non è riuscita a globalizzarsi quanto la mafia”.
SuccoAcido si unisce all’auspicio che si diffonda, nell’impegno civico e nella promozione di un’economia virtuosa e libera dalla mafia, l’esempio offerto da Addiopizzo e seguito da Addiopizzo Catania.
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