Non vorrei dire molto di “Periferie”, volume che raccoglie le storie di Fabrizio Fabbri per i tipi della “GRRRzetic”. Non vorrei dire molto per riconoscenza verso Fabrizio o Bicio, come si fa chiamare.
Le sue storie sono sempre stati essenziali, quasi zen, come se l'utilizzo di anche una sola parola in più potesse compromettere la loro traiettoria, destinata a colpire il cuore, con precisione.
Per questo “Periferie” è un libro che fa sicuramente centro. Perché parla di quella parte di noi meno addomesticata, quella che abbiamo imparato a non attraversare per evitare di consumare le difese che sorreggono la nostra “tranquillità”. Periferie non è rassicurante, non insegna nulla, non ha intenti pedagogici, è più di un “libro assassino” (titolo tra l'altro di una delle storie contenute nel volume), è un serial-killer. A cadere sotto i suoi colpi sono le illusioni che ci siamo costruiti in decenni di vita, una dopo l'altra. È la realtà che si frantuma come un cocomero raggiunto da un colpo di mazza. È un big bang che fa esplodere il gusto. Tutti i personaggi delle sue storie, la cagnetta Laika, Zippo, Rosalba, Carletto, Felicino, il ripetente fantasma, lo stesso Bicio alle prese con l'Orchidea fucsia, sono troppo umani per sembrare reali. Ed è così che scopriamo quanto in realtà siamo noi ad esserci allontanati dalla realtà, illudendoci che il centro sia tutto, che non serva essere curiosi, che ciò che è diverso da noi e quindi dai modelli imposti dal consumo di minchiate culturalmente liofilizzate sia pericoloso per la nostra stabilità sociale, per il nostro equilibrio. E invece ogni tanto sarebbe bene perderlo quell'equilibrio e ritrovarsi a terra. Magari accanto a una bella fetta di cocomero finita lì non si sa come. Mmmmm, che buona. Quasi quasi ne prendo un'altra. Grazie Bicio.
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Periferie / Fabrizio Fabbri / Grrr Zetic Editrice
Comic stories that hit it on the nail
I wouldn’t say much about “Periferie”, a book that contains Fabrizio Fabbri’s stories for those “GRRRzetic” fellows. His stories have always been essential, almost zen-like, as if even only one more word would compromise their path, headed for striking the heart accurately.
For this reason “Periferie” is undoubtedly a book that hits the nail on the head. Because it tells about that less tamed part of us, the one we learnt not to cross in order not to hard upon the outworks holding up our “tranquillity”. Periferie is not comforting, it doesn’t teach anything, it has no pedagogical intent, it’s more than a “killer book” (by the way, this is the title of one of the stories of the book), it’s a serial killer. Falling for its shots are the illusions we have builded up during decades if life, one after the other. It’s reality shattering like a watermelon smashed up by a club. It’s a big bang making taste blow up. All the characters of his stories, Laika the little dog, Zippo, Rosalba, Carletto, Felicino, the ghost student repeating a year, Bicio himself coming to grips with the Fuchsia Orchestra, are far too human to seem realistic. And, in this way, we actually find out how far we walked away from reality, convincing ourselves that the centre is everything, that it’s no good being curious, that what’s different from us – and, therefore, from the patterns imposed by the consumption of culturally freeze-dried bullshit – is dangerous for our social stability, for our balance. Sometimes it would be better, instead, to lose that balance and find oneself on the ground. Maybe next to a nice slice of watermelon that showed up there we don’t know how. Mmmmm, so good. I’m tempted to have one more. Thank you, Bicio.
ws. I wouldn’t say much for the gratitude I feel towards Fabrizio or Bicio, as he’s called.
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