Le parole che non scrivo / Giordano Criscuolo / Il Filo
A really true crescendo accompanies the reading of a text that has got a title saying both everything and nothing. Le parole che non scrivo would initially make one think of a sort of reprimand towards the habits of false press freedom gripping our country. First impression, wrong. Hence the importance of attentive reading.
Which is passionate after the first few pages, and it feels almost like a torture having to stop for some reason. We think of what may happen, imagine the end, hope that there is not an end. And we get angry to that character who is basically everyone. Words telling a story, history, stories. Our music, our thoughts, his feelings are exactly ours. And early loves, early fears reminding of the same once put into words by good Brizzi. Of positive reviews he has received a lot. To make this possible, in addition to an evergreen genre like his, a writing that easily fits for the purpose. Alternative formulas of confession and diary from which a delirium of omnipotence arise and only one reason of life: alternatively music, or love. Nothing simpler, anything more complicated. Living a full passion during adolescence or soon after it is one of the most complicated and enjoyable conditions at the same time. Sounds, tastes, smells are still important. Impressions. Paranoia. Doubts. Choices. Hasty, wrong. Confounding reality with the unreal is a stage due to our growth. Frames to watch when there isn’t any, or saving them to replace other ones. All of it accompanied by her, our mistress: music. Texts that remain inside and speak about us. Words created to give life to other words, our own words. To be read again in saddest moments, when she has disappeared, when she’s with us but we no longer want her, when music, perhaps isn’t enough for us anymore. It is a fiction based on fiction, or to paraphrase expressions drawn from literature, we can speak of a metanovel. A story inside the story, a book that makes itself such by telling words written in order to exorcise memories – to forget them then. And yet writing is the enemy of oblivion.
Le parole che non scrivo / Giordano Criscuolo / Il Filo
Un crescendo assolutamente reale accompagna la lettura di un testo dal titolo che dice tutto e niente. “Le parole che non scrivo” lascia inizialmente pensare ad una sorta di critica nelle abitudini della falsa libertà di stampa che attanaglia il nostro paese. Prima impressione, errata. Da qui l'importanza dell'attenta lettura.
Che si fa appassionata dopo le prime pagine e diviene quasi una tortura doverla interrompere per una qualche ragione. E pensiamo a come andrà a finire, immaginiamo la fine, speriamo che non vi sia una fine. E ci arrabbiamo con quel protagonista che in fondo è ognuno di noi. Parole che raccontano una storia, la storia, le storie. La nostra musica, i nostri pensieri, le sue sensazioni esattamente le nostre. E i primi amori, le prime paure che richiamano le stesse un tempo dichiarate dal buon Brizzi. Di recensioni positive il Nostro ne ha ricevute una fiumana. A renderlo possibile, oltre ad un genere ever green come il suo, una scrittura che facilmente si presta allo scopo. Formule alternate di confessioni e diario da cui emergono deliri di onnipotenza e un'unica ragione di vita alternata: la musica, o l'amore. Niente di più semplice, niente di più complicato. Vivere una passione in piena adolescenza o poco più è una delle condizioni più complicate e piacevoli allo stesso tempo. Contano ancora i suoni, i sapori, gli odori. Impressioni. Paranoie. Dubbi. Scelte. Affrettate, sbagliate. Confondere la realtà con il non reale, è una tappa dovuta alla nostra crescita. Dei contorni da guardare quando non ci sono, o conservarli per sostituirne altri. Il tutto accompagnato da lei, nostra signora: la Musica. Testi che restano dentro e parlano di noi. Parole nate per dar vita ad altre parole, le nostre. Da rileggere nei momenti più neri, quando è scomparsa, quando l'abbiamo ma non è più lei che vogliamo, quando la musica, forse, non basta più. È una finzione nella finzione, o per parafrasare espressioni attinte dalla letteratura, si può parlare di un metalibro. Una storia nella storia, un libro che si fa tale raccontando di parole scritte per esorcizzare dei ricordi, dimenticarli dunque. Ed intanto la scrittura si fa nemica dell'oblio.
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