Il dialetto agli insegnanti? sì se è solo il primo passo
Sì, perché il passo successivo dovrebbe essere quello di inserire come opzionale lo studio del "dialetto straniero" (magari sottraendo ore all'apprendimento delle lingue straniere). E soprattutto, applicare lo stesso criterio alle aziende che vincono appalti pubblici. Imprenditori, dirigenti e quadri (in prima battuta, poi anche gli operai) che vincono mega e mini appalti a nord e a sud dovrebbero sapere bene in che contesto si muovono.
Perché un dirigente della Fiat o dell'Ospedale San Raffaele o dell'Impregilo che opera in Sicilia o in Basilicata dovrebbe saperne meno di un “modesto” insegnante? Forse che si ritiene il loro lavoro socialmente meno importante per lo sviluppo del territorio? O forse la Lega non ha il coraggio di essere coerente fino in fondo?
Se ormai è vero che si considera il settore dell'istruzione con criteri di mercato, allora le regole che valgono nel mercato dell'istruzione dovrebbero valere in tutto il mercato. Infatti si può continuare di questo passo. Perché dovrei acquistare in un supermercato di Palermo i prodotti di un'azienda del nord i cui dirigenti non sanno neanche che significa la parola “manciatari”? O in un supermercato di Bergamo i capperi di Pantelleria, prodotti da un agricoltore che immagina che l'espressione “ma va dar via i ciap” significhi: “e “adesso volete un applauso?”.
Non abbiate paura di osare, cari leghisti, siate coerenti fino in fondo, in fondo, a fondo.
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De Dieux /\ SuccoAcido