Sweeney Todd: il diabolico barbiere di Fleet Street / Tim Burton / 2007 / 116'
Torna Tim Burton con il suo ormai celebre campionario di figure e motivi che animano questo musical cupo e con poca speranza.
Regia: Tim Burton Interpreti: Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Alan Rickman, Sacha Baron Cohen, Laura Michelle Kelly, Timothy Spall, Anthony Stewart Head. Durata: 116 min Nazionalità: USA, Gran Bretagna Anno: 2007 Genere: Musical
Distribuzione: Warner Brothers
Tratto dal libro “Sweeney Todd. The Demon Barber of Fleet Street” di Stephen Sondheim
Edward mani di forbice è tornato. Non è più la maschera tenera e spaesata in un mondo che non lo comprende e finisce per liquidarlo come il “diverso”. Non ha più voglia di diventare l’artista inconsapevole pronto a stupire con le sue sculture di ghiaccio, le acconciature per signora e i cespugli. Ha affilato i rasoi per dare sfogo al desiderio di vendetta che lo attanaglia e lo spinge verso una folle danza di morte.
Sweeney Todd narra la storia di Benjamin Barker, giovane barbiere, padre premuroso e marito affettuoso, accusato ingiustamente dal giudice Turpin, e mandato a scontare la propria pena lontano da Londra. Durante la sua assenza forzata il suo accusatore potrà, in maniera indisturbata, approfittare sessualmente della moglie, attratta con l’inganno, e adottare la figlia ormai rimasta sola. Al suo ritorno, Benjamin, ormai mutato nel sanguinario Sweeney Todd, sarà pronto a compiere spietatamente la sua vendetta.
Un nuovo tassello, un coerente sviluppo del discorso cominciato parecchi anni fa con i primi corti animati, Sweeney Todd non si discosta di molto dalle ambientazioni gotiche e dalla cupezza dei precedenti film di Tim Burton, quello che manca è probabilmente l’equilibrio tra le opposizioni spaziali che spesso hanno caratterizzato la recente produzione del regista statunitense. Basti pensare al precedente “La sposa cadavere”, dove la contrapposizione tra un grigio mondo dei vivi e un coloratissimo e felice regno dei morti, sembrava suggerire la possibilità di un riscatto in tutto ciò che il mondo contemporaneo tende a nascondere a sé stesso, una speranza proiettata all’interno di una piega abitata da freaks e da “diversi”. In “Sweeney Todd” avviene una svolta, la perdita dell’illusione, di una possibile felicità che appartiene ad un passato ormai troppo distante e inafferrabile, reso all’interno del film nell’unica sequenza colorata e gioiosa, quella del breve flashback del giovane Benjamin prima della condanna. Il resto del film è una disperata violenza, schizzi di sangue e corpi sfigurati, vittime dell’insensatezza e della follia del barbiere. Una metafora della situazione statunitense, dove la violenza sembra non avere più una ragione di fondo e dove sempre più registi cominciano ad interrogarsi sulle scelte del proprio paese. Basti pensare al recente “Nella Valle di Elah” di Paul Haggis o al “Redacted” di Brian De Palma per comprendere come anche il forte patriottismo statunitense stia crollando di fronte alla realtà di un paese sempre più in debito di credibilità con il resto del mondo per via delle atrocità che continua a perpetrare. Che tutto ciò stia cominciando a contaminare anche l’universo burtoniano?
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