UN TAMBURO NEL SILENZIO DELLA GRAFICA
Quando: "Per fare grafica ci volevano i muscoli"!
La vicenda artistica di Stefano Tamburini incomincia esattamente venti anni fa, nel 1974, quando le sue lucidi e taglienti critiche fumettate iniziano ad apparire su "Combinazioni", una delle tante riviste ciclostilate che costellavano numerose l'universo della controcultura italiana. Stefano aveva scelto le pagine della rivista romana per descrivere la realtà quotidiana di quegli anni, scagliandosi contro mode e modi, senza risparmiare neppure i suoi stessi compagni. Ed è proprio a causa della sua insofferenza, verso tutto e tutti, che é rimasto solo anche dopo la sua morte.
Una volta Stefano confessò a Scòzzari: "Mia madre me l'ha sempre detto: figlio mio col carattere che ti ritrovi sei destinato a essere sempre solo. Lei sì che mi conosceva.". Così se da un lato gli è stata risparmiata la triste sorte di artista maledetto, accompagnata dall'immancabile sciacallaggio, allo stesso tempo fa rabbia ed è triste vedere come sia stato ignobilmente dimenticato da tutti e che non gli vengano riconosciuti i suoi indubbi meriti.
Tutto questo, e tanto altro, scriveva nel '94 Michele Mordente (definito, anche, "uomo-archivio" per le sue notevoli conoscenze in materia), nell'editoriale di "Antologia di controcultura", l'unica pubblicazioni amatoriale distribuita a livello nazionale e dedicata all'artista scomparso. Negli ultimi tempi, grazie alla tenacia e al lavoro di pochi aficionados, alcune cose sono cambiate e ora si può rintracciare svariato materiale e dati relativi a questo sottovalutato autore grafico.
Ci si potrebbe, anche, chiedere a quale scopo riscoprirlo ora, a tanti anni trascorsi dalla sua scomparsa. Forse perché questa nuova era ha ereditato, dalla precedente, un senso di vuoto ove fa eco una domanda: "Di cosa ha parlato la grafica di fine millennio?". Silenzio, silenzio alla domanda ma, anche, scena muta dalla stessa grafica. In questo nuovo millennio continuiamo a ritrovarci sommersi da un'infinità di immagini, bombardati dalla grafica di tutti i media che inesorabilmente ci circondano, eppure da questo enorme caos non si riesce ad individuare alcuna forma logica, nessun valido linguaggio comunicativo. Il silenzio della comunicazione assordante!
Dal canto mio ritengo sia un valido motivo per ricercare e riscoprire, con una valutazione più attenta e approfondita, l'arte di Stefano Tamburini. In taluni casi di lui si è scritto che fosse incompreso perché troppo avanti nei tempi ma, forse, poteva essere il suo operato, la sua grafica, sentita e gridata in faccia ai ben pensanti, che li infastidiva perché li obbligava a scuotersi dalla loro sordità mentale. Un Tamburo battente che ci abituò ad una grafica urlante, costantemente gridata, dalle immagini del suo "Italy-underground" alle tavole di Snake Agent, dalle "musicritiche" di Red Vinyle, ai cromatici collage illustrativi. E' nello stesso suo interesse per il mezzo "fotocopiatrice" che può, senza alcun dubbio, riallacciarsi alla funzione di immediatezza del mezzo, macchina che sistematicamente riproduce in un'infinità senza tregua, come un urlo continuo.
Dalle nuove generazioni c'è stato uno scarso e poco attento ascolto all'arte più recente. Non si è saputo comprendere né sentire l'urlo rintronante di quella grafica così atipica, fuori dalla società da apparire asociale, mentre nasceva e si esprimeva proprio per quella società fatta di gente comune, troppo comune. E' difficile poter dare una esauriente presentazione di questo autore in poche righe, l'enorme lavoro svolto da Tamburo, dalla sperimentazione grafica alla pubblicità, dai fumetti al Visual design fino alla grafica editoriale E' troppo vasto, pieno di sfaccettature. E' certo che tale operato si può ritenerlo vero humus artistico, come un fertilizzante di cui, purtroppo, nessuno ha compreso la validità d'uso. Infatti, come sono tantissimi i "cloni" di artisti scomparsi (vedi Pazienza, Magnus, Pratt), non si è mai riscontrato alcun emule tamburiniano. Troppo complesso e difficile il suo operato per essere di facile presa e stimolo da uguagliare. Concludo con una sua stessa risposta ad una domanda di Thomas Martinelli: "E delle varie scopiazzature alla Frigidaire che ci sono in giro?", "Quello che posso dire è che di Tamburini ce n'è uno, tutti gli altri son nessuno... No, sono degli sfigati..." La storia gli ha dato ragione.
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