Sono tante, una vera miriade, le riviste che hanno avuto modo lungo il trascorrere del tempo di proporsi al pubblico dagli scaffali delle edicole, alcune di queste non meriterebbero il tempo di essere ricordate, altre dovrebbero passare alla storia come semplice risultato di una produzione standardizzata e, in ultimo, poche, veramente poche meriterebbero di fare bella presenza di se nelle librerie degli appassionati e, perché no, nelle biblioteche nazionali.
Sono tante, una vera miriade, le riviste che hanno avuto modo lungo il trascorrere del tempo di proporsi al pubblico dagli scaffali delle edicole, alcune di queste non meriterebbero il tempo di essere ricordate, altre dovrebbero passare alla storia come semplice risultato di una produzione standardizzata e, in ultimo, poche, veramente poche meriterebbero di fare bella presenza di se nelle librerie degli appassionati e, perché no, nelle biblioteche nazionali. Tra queste poche pubblicazioni non può di certo mancare la rivista hurlante: Métal Hurlant. Métal Hurlant, una delle rare e leggendarie pubblicazioni che ha acquisito, indubbiamente, il merito di essere riuscita ha tracciare un indelebile e profondo solco nell'immaginario collettivo di una generazione di fumettisti e fumettodipendenti. In 12 anni, annoverando 133 numeri, l'alieno periodico è arrivato ha segnare una vera svolta grafica, di tendenza anticonformista, riuscendo in quegli anni ha riunire "nuovi" autori, spronandoli e impegnandoli totalmente in un progetto alternativo, forse utopistico, al fine di poter verificare personalmente i limiti della sperimentazione iconografica.E scusate se è poco! Ecco l'importante parte che il gruppo metallaro ha avuto nella mutazione del fumetto, una parte decisiva, libera da ogni confine sia mentale che territoriale, tanto da riuscire ad espandersi all'esterno del territorio nel quale fu concepita. Solo per citare alcune delle conseguenze, di questo impressionante effetto, riscontrate in quel periodo nel nostro Paese basti considerare autori come Tanburini, Pazienza, Scozzari e il Gruppo bolognese. Era il 1975, l'inizio di una avventura straordinaria, mentre in Italia il "giullare" Rino Gaetano urlava il suo malessere attraverso i microfoni delle radio più o meno libere, in Francia il quadrunvirato Dionnet, Moebius, Druillet e Farkas si fondevano nella sigla "Umanoidi Associati" e, attraverso il "contenitore" Métal Hurlant, diedero inizio alla generazione di stupende realizzazioni, libere di volare nel vento della fantasia tra gli abnormi labirinti mentali, una vera apoteosi del fumetto. Ma la vera storia? Farkas se ne va quasi subito, Druillet e Moubius pochi anni dopo, lasciando il solitario Dionnet a resistere sino al penultimo anno della conclusione. Ciò non toglie che durante tutti questi anni, con i suoi bassi e i suoi alti, Métal ha avuto una funzione da generatore radioattivo. Radiazioni psicologiche che hanno permesso, oltre alle mutazioni iconografiche, i concepimenti di consorelle sparse per il Mondo: Germania, Spagna, Italia, Olanda, cosi via fino al "Made in USA" Heavy Metal. Certamente, non tutto il materiale contenuto si è dimostrato all'altezza del contenitore stesso ma è proprio sbagliando che si impara e Métal ha imparato e, cosa indubitabile, ha insegnato, in gran quantità. Negli ultimi anni di gestione, inizia per la rivista una lenta ed inesorabile agonia, portando al coma irreversibile quel po' che rimaneva della medesima. Si sbaglia se si pensa che il motivo principale, di tale fine, possano essere stati solo i problemi finanziari: realmente il problema di base era rintracciabile fra gli Umanoidi; di fatto erano divenuti troppo umani e così poco alternativi. Dionnet cede il passo, permettendo di far entrare in ballo le grandi case economiche (Ed. Hachette), che, ricercando solo il lato venale dell'affare, concludono la storia bloccando le macchine che tenevano in vita Métal. Una eutanasia necessaria? Nella presentazione del primo numero dell'edizione italiana Zamponi si poneva la domanda: "...sono gli uccisori dei fumetti, gli artisti di Métal Hurlant?". In verità è complicato uccidere chi gia è morto. Era il 1987, così finisce una straordinaria avventura. E' con la fine di Métal che inizia il mito di Métal, un mito che in questa contemporanea società è così facile far sopravvivere o sopprimere senza alcun rimpianto.
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