SA: Si presenti da solo.
PIZZINO: Voscienza ‘bbenedica. Pizzino è un mensile di satira che esce dalla clandestinità poco meno di un anno fa a Palermo. È un mensile tematico, in cartoncino rigido, colorato, che si trasforma in poster. Poca roba, è un inno alla stitichezza di Polifemo, omertoso ante litteram, perché in una sola alzata di mani poteva tapparsi occhi e bocca. I titoli finora pubblicati sono Pizzo-Day (a sostegno del racket democratico), A ponte sullo Stretto (per anticipare di 10 anni la piacevole posizione pecorina che avremo quando l’isola si sarà congiunta carnalmente al continente), Spiagge private…anzi intime (per un saccheggio delle coste che sia veramente liberal), Bongiorno Riforma (per una scuola privata, telecratica e riformata dal grande Mike B), Ball & Futt (per un calcio dove la menzogna e il latrocinio diventano più spettacolari di un tiro all’angolino) e A conto di Natale (per incensare la pratica del regalo come mezzo di corruzione).

Pizzino non è versatile, piuttosto è un fogliaccio dal verso incerto, che sbilancia il formato della rivista e del lettore verso una sorta di complicità editorial-criminale. Quello che facciamo è cercare di risolvere i problemi di comunicazione dell’apparato mafioso, mettere in buona luce il malcostume, l’arroganza e l’onnipotenza della cultura mafiosa. Niente di più di quello che cerca di fare un buon ufficio stampa. Pensi che la mafia non ne abbia bisogno o addirittura diritto? Se sono i soldi e non gli ideali a dominare i comportamenti e creare i modelli, possiamo dire che Pizzino è la rivista ideale per chi è stato alleggerito degli ideali ma gli restano le ovaie gonfie (si dice così?) e con cinque euro in tasca deve poter comprare le sigarette ed avere i soldi per completare il lavoro della nicotina con Pizzino. È un’eresia che dà assuefazione, senza padrini né pubblicità, che confida nella cattiveria dei lettori sparsi su tutto il territorien nazionalen che possono fare l’abbonamento con una decina di euro, come si legge nel rivoltante sito www.scomunicazione.it (beccatevi questa pub-condicio)

SA: La nascita di Pizzino è stato un evento editoriale. Ma anche di più. Quanto di più?
PIZZINO: Più che di un evento parlerei di un vento rancido. Non abbiamo fatto altro che spalancare una porta chiusa da decenni. Eravamo stanchi di sentire lo stesso odore di deodorante tanto frequente in questo borghese. In tempi di monocolture cerebrali modificate geneticamente attraverso la pratica del feudalesimo televisivo, non è facile trovare quattro coglioni disposti a torcere il busto di fronte alla mafia. Solo così possiamo pensare di sputare più lontano e più forte. Con un inchino…

SA: Quanta arte c’è secondo voi in Pizzino?
PIZZINO: Quanta ce ne può essere in un cacatoio comunale. Non facciamo altro che raccogliere escrementi di una società votata al suicidio altrui, che ha interiorizzato un’immagine di sé beatificabile e patinata. Intanto, nella pratica, questa società, che noi stessi formiamo ed ammorbiamo, produce ingiustizie ed esclusione sociale. Noi parliamo solo di affari, ci infiliamo le mani e quando le tiriamo fuori ci ritroviamo dei graffianti zamponi di sciacallo. Solo per questo non crediamo alla favola dell’impossibilità di un cambiamento del nostro modo di vivere. A proposito, conosci un buon manicure?

SA: E cos’altro oltre al manicure?
PIZZINO: Un nuovo piano regolatore per esempio, che dia in ogni città più spazio agli immobiliaristi. Uno scivolo regolatore, per la precisione. E poi, nuove destinazioni d’uso per Monte Citorzo e Palazzo dei Normatti, da trasformare in Bed and Breakfast (perché è giusto che la flessibilità entri anche nelle aule della politica). Spazio ai giovani, quindi. Gli agenti di commercio della politica potranno dormire, andarsene al mattino e arrivederci. Oppure potrebbero trasformarsi in porcili per i politici di lungo corso. Una sezione distaccata del tacimento può essere prevista dentro il carcere di Regina Peli o dell’Ucci Hard Home. E poi, cosa vuoi sapere? Se fossimo dei buoni mafiosi saremo anche capaci di decidere se preferiamo sfogare i nostri appetiti con una coscia di pollo o con un lecca-lecca. Ma che vuoi farci? A forza di leccare sarde, non saremo mai dei buoni mafiosi.