CANTINA CONTEMPORANEA Rassegna d’arti contemporanee
a cura di G. Costanza Meli
Presenta Mater Vitae Fotografie di Fabio Savagnone
Un giorno intero tra cultura e natura con un percorso che si snoda tra i vigneti e la cantina, attraverso un viaggio sensoriale che attiene al gusto, con la degustazione dei vini Vivera e dei prodotti tipici dell’Etna, ma coinvolge il pubblico in un’esperienza ricca di suggestioni visive e corporee.
La mostra:
Il primo evento in programma è la mostra fotografica Mater Vitae, dell’artista palermitano Fabio Savagnone. Il percorso di CANTINA CONTEMPORANEA si apre dunque con una personale, un primo momento di lettura e interpretazione, che si concentra su di uno sguardo unico per approfondire un aspetto specifico e simbolico della natura di questo luogo. Il paesaggio che si offre allo spunto degli artisti è, infatti, molto vario e ricchissimo di prospettive: l’esterno, con le pendici rocciose del vulcano innevato, la lava e i boschi che diradano, verso la cantina, negli estesi vigneti; l’interno con gli ambienti di lavoro, la sede della produzione, la barricaia, i percorsi del vino, i luoghi e i volti delle persone che animano l’azienda.
Fabio Savagnone ha scelto di raccontare del tralcio di vite, la pianta madre da cui tutto questo percorso è stato ed è, ciclicamente, generato. Accolto il metodo di lavoro che accomunerà tutti gli interventi di CANTINA CONTEMPORANEA, l’artista ha trascorso tutto il tempo necessario all’elaborazione del proprio progetto a contatto con il luogo, ricavandone dettagli e visioni differenti che ha trasformato in una sorta di ritratti naturalistici. L’immagine della vite è un fortissimo richiamo alla natura, ma accoglie in sé anche un vasto repertorio iconografico sul tema del vino e del suo rapporto con la cultura sacra, pagana e cristiana. Sin dai riferimenti mitologici, che vedono la vite intrecciarsi alle gesta dei personaggi umani e divini, da Dioniso fino a Bacco, dalle Menadi, alla giovane Arianna abbandonata da Teseo; fino alle raffigurazioni cristologiche del tralcio come simbolo eucaristico: il tema ha costituito il fulcro di innumerevoli interpretazioni artistiche.
Nelle fotografie di Fabio Savagnone c’è una consapevolezza della lunga storia che questa immagine ha percorso attraverso l’arte, ma è evidente anche la volontà di scorgere nel soggetto inquadrato, una dimensione intima di maternità florida e generosa, ma anche di morte e di perdita. La vite, infatti, viene recisa per avviare la filiera della produzione durante la vendemmia; si tratta di un rito antico che vede protagonista il grappolo d’uva che prosegue poi nella spremitura. La pianta resta lì: iconograficamente verrà abbandonata. Le immagini che seguono il raccolto, nella più diffusa rappresentazione del ciclo del vino, persino nelle comunicazioni pubblicitarie, riguardano l’uva e non la pianta. L’attenzione di un artista rimette a fuoco l’elemento naturale avvicinandosi a esso e trasportandolo all’interno dello spazio di produzione proprio nel momento in cui questo coincide con lo spazio espositivo. Un’operazione estetica, dunque che proietta il “fuori”, il paesaggio, dentro la cantina, selezionandone un’importante protagonista. Una parte per il tutto, una narrativizzazione che ci presenta la vita e i suoi cicli raccontando il dettaglio di una storia. Questo ingresso della vite all’interno dello spazio più sociale della cantina, avviene quasi in punta di piedi, silenziosamente: l’immagine che l’artista ci presenta non è documentaristica, non irrompe con i colori della natura, con il pieno della visione descrittiva del paesaggio circostante. Al contrario è uno sguardo frammentato, delicatissimo, in cui il soggetto sembra voler sfuggire, come animato da una danza satiresca, di fronte all’occhio del fotografo che lo insegue e infine ne blocca pochi segni incisivi. La pianta non è mai rappresentata nella sua interezza, bensì si scopre gradualmente, in queste inquadrature che la colgono di sorpresa e ne svelano un aspetto inedito, animalesco e primitivo. I tralci diventano degli arti, le loro diramazioni, dei passi sulla terra scura di lava e di pioggia. La scelta di Savagnone è evidente nell’utilizzo di un bianco e nero che esalta la rugosità del legno, mentre il fuori fuoco rende evanescente il contorno di questa fiaba, che si snoda tra le foglie argentate e ci concede il piacere di fantasticare. Al tempo stesso l’immagine si apre ad un ulteriore livello interpretativo appena ci accorgiamo che qualcosa di metallico, algido, costituisce il suo supporto. Un elemento stilistico che abbraccia la lettura di una cantina contemporanea, in cui il legno della barrique si sposa con l’acciaio dei container e delle strutture architettoniche. Un concept industriale che sottolinea l’attenzione dell’artista per il contesto specifico che ospita il suo intervento, ma che si coniuga perfettamente con la poesia epica che è protagonista di queste immagini.
Info e contatti: Cantina Vivera
c.da Martinella – s.p. 59/IV 95015 Linguaglossa (CT)
tel. +39 095.643837/ 095.6175562
www.vivera.it - info@vivera.it
dal 31/05 al 07/06 2009
Cantina Vivera, Linguaglossa (Catania)
Vernissage:
domenica 31 Maggio, h. 10:00 – 22:00
MEDIAPARTNER: www.succoacido.net |