Germano Ceschi lavora con materiali dai colori tenui, modulando con dolcezza le forme che lentamente sembrano emergere da una nebbia invadente, ma non opprimente, capace di lasciare libera la matericità della composizione. Sono paesaggi inconsueti costellati di un linguaggio iconico, ma eloquente che fa pregustare una ruvidezza tattile attraente e fastidiosa al contempo. Tutto resta avvolto da una nube di religioso silenzio, misterioso e impalpabile. L’artista usa l’acrilico, i gessetti, sabbia e altri materiali che miscela e cristallizza in un agglomerato indissolubile, in una continua ricerca espressiva che permette allo sguardo di percorrere la tela all’infinito senza posarsi su un singolo particolare. Gli occhi dello spettatore si muovono da una parte all’altra della tela entrando in comunione con la dinamicità e la negazione di ogni colore che si esprime in bianco calce. Il candore perde la sua consistenza nei colori pastello che all’occorrenza tendono al rosa chiaro, all’azzurro o cadono nel grigio perla, facendo emergere dal fondale le forme familiari di un morbido pendio. |