COMINCIA ADESSO! #3 a cura di Stefano Taccone
“Comincia Adesso!” è il titolo del pezzo che apre l’album “La vida que vendrà” (2000), ultima fatica dei 99 Posse prima del loro scioglimento. In esso la lucida presa di coscienza di una condizione di oppressione e disagio generalizzata, non originata da un’ipotetica fatalità, ma scientificamente progettata e, in maniera ancor più razionale, realizzata, si accompagna ad uno sprono alla mobilitazione individuale come unica vera risorsa di cambiamento. Un atteggiamento che marginalizza ogni ipotesi, pur di maggiore comodità psicologica, di delega di potere per mettere al centro l’azione diretta di ogni uomo in quanto artefice insostituibile della sua porzione di mondo. A distanza di quasi dieci anni lo scenario descritto da ‘O Zulu e compagni risulta purtroppo non invariato, ma persino di maggiore drammaticità. Il già pesante divario tra ricchi e poveri si è andato allargando in maniera esponenziale; il numero di persone prive dell’accesso ai beni essenziali è sensibilmente aumentato; il perpetuarsi dello sfruttamento intensivo della natura, riflesso inevitabile dei modelli di sviluppo dominanti, ha significato un ulteriore avvicinamento al collasso definitivo del pianeta. A fronte di tali prospettive il predominare delle forze conservatrici nell’agone politico, cui assistiamo da qualche anno a questa parte, non può essere frainteso. Il fenomeno non va cioè letto come un riconoscimento storico dell’efficacia delle ricette che tali compagini propongono, in quanto sono proprio le applicazioni di queste ultime a mettere a rischio il perpetuarsi della vita. Si tratta invece del contraccolpo originato dalla grave crisi in cui versa il pensiero critico, conseguenza del venir meno dei paradigmi sui quali si fondava la dialettica socio-politica del secolo scorso. Ma se una rifondazione radicale di esso si mostra a tutt’oggi quanto mai necessaria, ancor meno in discussione va posta l’importanza crescente della sua persistenza in un contesto come quello attuale.
“Comincia adesso!” rappresenta dunque un grido lancinante di dolore, ma anche uno slancio positivo verso uno spiraglio di salvezza. Una realistica percezione del nostro presente, così come un adoperarsi affinché sorga il sole dell’avvenire, circostanza che implica in primis la tutela dell’avvenire del sole. La stessa posizione dell’artista, a fronte di tale condizione, assume una connotazione bipolare. I suoi slittamenti linguistici divengono strumento di impietosa demistificazione in vista del ripristino brechtiano della verità dei fatti, offuscata da interessi di segno differente. Una tendenza che individua in Hans Haacke il suo emblema, benché le origini siano da far risalire al Dada berlinese e non si ponga ad una grossa distanza dalle pratiche situazioniste. A tale impostazione si affianca, spesso e volentieri intersecandosi, quella che individua l’antidoto nell’apertura dello specifico artistico all’intero esistente. Che prepone alle esigenze della reificazione quelle di una dimensione in cui la parola “arte” si tramuta in un’attitudine mentale da calare in ogni ambito del vissuto. Che assegna all’artista il compito di catalizzare le energie creative della collettività. Un modello che, pur mostrandosi assai vicino alla poetica di Fluxus, individua il suo capostipite in Joseph Beuys.
Il progetto ha luogo a Napoli, città attualmente e storicamente simbolo del disagio sociale, ma anche delle speranze di riscatto, presso Ventre, un suggestivo spazio eventi ricavato dalle viscere della città, il cui nome, di letteraria memoria, se fornisce repentinamente l’idea del suo radicamento nel contesto partenopeo, rimanda altresì ad una dimensione di profonda immersione nella crudezza del reale. Qui l'artista Matteo Casamassima intende far confluire molteplici esperienze legate al fare creativo. Una proposta che guarda all'arte contemporanea pur non riconoscendosi nella sua forma di sistema, ma che dalle relazioni e dal confronto vuole trarre la sua linfa programmatica.
Alle radici più profonde della crisi mondiale in corso, quelle alle quali nessun analista osa mai risalire, si riferisce Giacomo Faiella, il cui lavoro, in linea con il pensiero patafisica, risulta costantemente teso ad evidenziare il carattere convenzionale di tutti i sistemi umani, additandone le eccezioni in grado di porli in discussione. Essendo già da alcuni anni concentrato sul sistema dell’economia, lo iato esistente tra economia reale e virtuale, balzato in primo piano con la summenzionata crisi, sembra dare più che mai ragione alle sue tesi. Decisamente la sfera dell’economia reale interessa l’inchiesta-autoritratto di Giuliana Racco sul lavoro precario in Italia. Dal cortocircuito tra linguaggio burocratico di un comune libretto di lavoro, commenti informali dell’artista-protagonista e testi stampati con inchiostro invisibile, come i suoi anni, che documentano i suoi impieghi e le sue residenze legali ed illegali nel corso del quadriennio 2003-2007 scaturisce il senso di crudezza che connota la propria condizione, simile ad altri milioni di italiani ed europei in genere. Un riferimento ancor più marcato allo specifico del nostro paese, con i suoi noti deficit di democrazia, è presente in Ciro Vitale, che, proprio nei giorni in cui la repressione poliziesca si fa più incalzante nei confronti del movimento studentesco dell’Onda Anomala ed a pochi mesi dal vertice del G8 che si terrà alla Maddalena, costruisce una sorta di bandiera-cenotafio in memoria di Carlo Giuliani. È prettamente in Africa, spesso identificata dall’allora popolo di Seattle, di cui Carlo rimane un simbolo, come la culla di un “altro mondo possibile”, che Giuditta Nelli conduce il suo progetto dedicato ai luoghi impossibili, da superare “nella ri-unione delle diversità dell’umano”. In tale ottica l’arte diviene il luogo privilegiato dell’incontro, della incrementarsi inesausto della rete di relazioni, ma non disdegna la denuncia dello stato di fatto.
Giacomo Faiella (Napoli, 1970), vive e lavora a Napoli
Giuditta Nelli (Genova, 1975), vive e lavora tra l’Italia e il Senegal
Giuliana Racco (Toronto, Canada, 1976), vive e lavora a Bologna
Ciro Vitale (Scafati – SA, 1975), vive e lavora a Scafati - SA
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Inaugurazione: 4 aprile ore 18,30-22,30 Dal 4 aprile al 17 maggio 2009 su appuntamento |