“Le grandi opere presentate in questa occasione – scrive Walter Guadagnini - le cui dimensioni costringono lo spettatore a confrontarsi con una dismisura fisica che diviene per forza di cose anche emotiva, presentano chiavi di lettura differenti, consentono diversi approcci, alcuni indotti da quella che si può considerare l'immagine primaria, altri da quella che è l'immagine secondaria, quella vale a dire nata dal raddoppiamento della prima e dal confronto tra le singole opere della stessa serie […]. Nel momento in cui l'immagine si raddoppia, l'elemento documentario viene quasi totalmente a perdersi, mentre si rafforzano quegli elementi formali che la caratterizzano come pura veduta paesaggistica; ma allo stesso tempo questo paesaggio non risponde alla caratteristiche storiche del genere, si situa in una dimensione parallela, tra realtà e finzione, nella quale da sempre, Silvia Camporesi svolge le proprie riflessioni. Una dimensione nella quale, peraltro, è possibile anche scoprire un'armonia, un equilibrio, all'interno di un luogo che sembrerebbe in grado di comunicare solo il contrario, caos e disordine.” L'intera mostra si configura come un percorso, la conclusione del quale è rappresentata da un’installazione audio-video.
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