The show Compulsory Rules develops around a series of prohibitions. “Grazing animals is forbidden” or “Settlements and temporary or permanent construction of living units are forbidden” are just of two of the ten sentences written on a visual device which welcomes visitors entering the gallery. In the background of these prohibition signs are photos and drawings of the shantytown of a Roma community, which has chosen the suburban dump in Cluj for its settlement and emergency living condition.
Ida Pisani's Prometeogallery is glad to host a new project by Romanian artist Ciprian Muresan two years after his first Italian solo show. Lately Ciprian Muresan (born in 1977) has taken part in Art Statements in Basel, he is one of the founders – together with Mircea Cantor and Gabriela Vanga – of Version magazine and, since 2005, one of the editors of Idea. Arts + Society magazine. Famous for his participation in important events such as Periferic Biennal (2006), the Prague Biennale (2007) and the Athens Biennale (2007), Ciprian Muresan lives and works in Cluj (Romania). The show Compulsory Rules develops around a series of prohibitions. “Grazing animals is forbidden” or “Settlements and temporary or permanent construction of living units are forbidden” are just of two of the ten sentences written on a visual device which welcomes visitors entering the gallery. In the background of these prohibition signs are photos and drawings of the shantytown of a Roma community, which has chosen the suburban dump in Cluj for its settlement and emergency living condition. Here the contradiction between spontaneous exploitation of the space and rules regulating access and use ironically reaches its peak. Absurdly enough, in this great heap of rubbish even what cannot have a legal status takes (gets) one.
But in this show, the difference between improvised and coded language, nature and politics, life and law also appears under other forms. For instance, the version of the Manifesto of the Communist Party in farfallino alphabet reduces revolution to a linguistic game and also to a Bildungs Roman for children. Why transforming the famous opening words ”A spectre is haunting Europe” in a mysterious “Ufunofo spefettrofo s’afaggifirafa pefer l’Efeufurofopafa”? There's a sort of reversal of the status of this book in which, as we all know, the writers wanted to juxtapose the “fairytale” of the spectre to the “manifesto” of the party. In addition to this work, there will be the projection of a video on the famous book by Rodari, illustrated by Raul Verdini, The adventures of the Little Onion, on which many generations of children were educated. In Muresan's video, Rodari's book becomes the reason of further investigation on the relationship between ideology and childhood.
Childhood as a stage of being is the core of all Muresan's work. Or rather the relationship between infancy and history – to paraphrase the title of a famous book by Agamben – is what defines, more than anything else, this work which aims to question directly socialist utopia after the fall of the Soviet regime: its failed attempts, its lost possibilities, its legacy, its memories and transformations. This is done by staging, each time, dispossessed childhood, deprived of its innocence which is forever lost. A 9 year old girl signals repeatedly with a menacing gesture she wants to cut her throat (Untitled 2006), a series of drawings superimposes to the image of young Romanian pioneers to the one of abandoned kids in Bucharest who inhale glue blowing into a plastic bag (Pioneers 2005-2006). Moreover six children read more or less consciously Eugene Ionesco's play on totalitarism, Rhinoceros (Rhinoceros) while in the remake of Un chien andalou a child's eye is torn with a razor, as the image of the moon is cut in two by a passing cloud (2004).
Ciprian Muresan stages humanity driven out of Eden, expelled from Utopia (Expulsion from Paradise 2007), fallen irremediably to the ground, like in the remake of Yves Klein's “Saut dans le vide” (Leap in the Void – after 3 seconds 2004). Yet the insistence and indefinite prolongation of a state of immaturity, of a condition of gullibility, of childhood ipso facto, which all Muresan's subjects share, not only tells us something about what we have definitively lost, but also about what we never possessed and that future generations will have to conquer. It's no accident that Communism never Happened (2007) is the title of one of Ciprian Muresan most famous works.
INFORMATION
Title of the exhibition: CIPRIAN MURESAN, Compulsory Rules Curated by Marco Scotini Opening: 1 July 2008, 07.00 pm Prometeogallery di Ida Pisani, via G.Ventura 3, Milano 1 July to 20 September 2008 Tues-Sat. 11.00am-02.00pm/03.00pm-07.00pm
CIPRIAN MURESAN - Compulsory Rules
Una serie di interdizioni costituisce il fulcro attorno a cui si sviluppa l’esposizione Compulsory Rules. “E’ vietato il pascolo degli animali”, oppure “è vietato l’insediamento e la costruzione temporanea o permanente di nuclei abitativi” sono solo due delle dieci sentenze che, trascritte sopra un dispositivo visivo, accolgono all’ingresso lo spettatore.
Prometeogallery di Ida Pisani è lieta di presentare un nuovo progetto dell’artista rumeno Ciprian Muresan, a due anni di distanza dalla sua prima personale italiana. Reduce da Art Statements a Basilea, Ciprian Muresan (classe 1977) è uno dei fondatori - insieme a Mircea Cantor e Gabriela Vanga - di Version Magazine e, dal 2005, uno degli editori della rivista Idea. Arts + Society. Noto per la sua partecipazione a manifestazioni di rilievo come Periferic Biennial (2006), Biennale di Praga (2007) e Biennale d’Atene (2007) Ciprian Muresan vive e lavora a Cluj (Romania).
Una serie di interdizioni costituisce il fulcro attorno a cui si sviluppa l’esposizione Compulsory Rules. “E’ vietato il pascolo degli animali”, oppure “è vietato l’insediamento e la costruzione temporanea o permanente di nuclei abitativi” sono solo due delle dieci sentenze che, trascritte sopra un dispositivo visivo, accolgono all’ingresso lo spettatore. Fanno da sfondo a questo segnale di divieto le foto e i disegni di un agglomerato di baracche di una comunità Rom che ha scelto come luogo di insediamento, e quale condizione abitativa d’emergenza, la discarica suburbana di Cluj. Qui la contraddizione tra uso spontaneo dello spazio e misure normative che ne regolano l’accesso e l’utilizzo raggiunge, ironicamente, il suo culmine. Per assurdo in questo grande cumulo di rifiuti assume forma legale o illegale anche ciò che non può averne alcuna.
Ma lo scarto tra linguaggio improvvisato e linguaggio codificato, tra natura e politica, tra vita e legge si manifesta sotto altre forme all’interno della mostra. La presentazione, ad esempio, di una versione in alfabeto farfallino del Manifesto del Partito Comunista riduce la rivoluzione a gioco linguistico ma anche a testo di formazione per l’infanzia. Che cosa significa trasformare il famoso incipit “Uno spettro si aggira per l’Europa” in un misterioso “Ufunofo spefettrofo s’afaggifirafa pefer l’Efeufurofopafa”? C’è una sorta di ribaltamento dello statuto di un testo in cui, come è noto, si affermava di voler contrapporre alla “favola” dello spettro un “manifesto” del partito. A questo lavoro si aggiunge la proiezione di un video girato sul famoso libro di Gianni Rodari con le illustrazioni di Raul Verdini Le Avventure di Cipollino, su cui si sono formate intere generazioni. Nel video di Muresan il libro di Rodari diventa il motivo di un’ulteriore indagine del rapporto tra ideologia e infanzia.
Proprio l’infanzia, come stazione dell’essere, è al centro di tutto il lavoro di Ciprian Muresan. O meglio, la relazione tra infanzia e storia - per parafrasare un noto titolo di Agamben - è ciò che connota, più di ogni altro motivo, questo lavoro che si pone come diretta interrogazione dell’utopia socialista dopo il crollo del regime sovietico: dei suoi tentativi mancati, delle sue possibilità perdute, della sua eredità, della sua memoria, della sua trasformazione. E lo fa mettendo in scena, ogni volta, un’infanzia espropriata, privata dell’innocenza, già da sempre perduta. Una bambina di nove anni fa ripetutamente il segno di tagliarsi la gola come gesto di minaccia (Untitled 2006), una serie di disegni sovrappone all’immagine di giovani “pionieri” rumeni del passato quella degli attuali ragazzi abbandonati di Bucarest che aspirano colla gonfiando sacchetti di plastica (Pioneers 2005-2006). O ancora, sono sei bambini quelli che leggono più o meno consapevolmente il dramma sul totalitarismo Il Rinoceronte di Eugene Ionesco (Rhinoceros 2006) mentre nel remake di Un Chien Andalou è l’occhio di un bambino in videoanimazione a venire squarciato dal rasoio, così come l’immagine della luna piena è tagliata in due dal passaggio di una nuvola (2004).
Quella che Ciprian Muresan mette in scena è un’umanità cacciata dall’Eden, espulsa dall’Utopia (Expulsion from Paradise 2007), caduta irredimibilmente a terra come nella ripetizione, a distanza di anni, del “salto nel vuoto” di Yves Klein (Leap into the Void – after 3 seconds 2004). Ma, allo stesso tempo, questa insistenza e protrazione indefinita di uno stato di immaturità, di una condizione di sprovvedutezza, di un’infanzia come tale che tutti i soggetti di Muresan condividono, parla non solo di qualcosa che abbiamo definitivamente perduto ma anche, all’opposto, di qualcosa che forse non abbiamo mai posseduto e che sta alla generazione che viene conquistare. “Communism Never Happened” (2007) è il titolo, non caso di un noto lavoro di Ciprian Muresan.
INFORMAZIONI Titolo della mostra: CIPRIAN MURESAN, Compulsory Rules A cura di: Marco Scotini Inaugurazione: 1 luglio 2008, ore 19.00 Sede espositiva: Prometeogallery di Ida Pisani, via G.Ventura 3, Milano Durata: dal 1 luglio al 20 settembre 2008 Orario d’apertura: mar-sab. 11.00-14.00/15.00-19.00
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