"Da tempo la morte rossa devastava il paese, […] il sangue era la sua manifestazione." (E.A. Poe) Utilizzando come input il racconto La maschera della morte rossa di E. A. Poe, l’artista porta alla luce il concetto di caducità legato ad un processo di “dramma sociale” che l’ambiente urbano dove egli vive trasmette. La morte rossa, che nel racconto rappresenta la peste, nel progetto La Maschera scarlatta di Palermo rappresenta la città stessa. Come le stanze del castello nel racconto, le maschere diventano sette per evidenziare delle criticità sociali e culturali: la religione, la mafia, la munnizza, la giustizia, l’immigrazione, la nobiltà. L'ultima è la maschera scarlatta, che mette in scena la morte, che nella sua essenza non rappresenta un punto di fine ma un punto di partenza, un multiplo complesso e mutevole che ha intriso in sé la volontà di un cambiamento. La maschera scarlatta riposta sul volto di due delle nove rappresentazioni del Genio di Palermo vuole creare una riflessione nell’osservatore che abita la città, che specchiandosi in una immagine distorta, non riconosce più sé stesso, creando un’ipertrofia visiva nel confuso gioco della struttura memoriale. La maschera scarlatta esprime l’esigenza di una relazione e ri-appropriazione del tessuto urbano di Palermo tramite quei luoghi che hanno delle radici antropologiche strettamente legate alla città. La strada si trasforma in uno spazio ricettivo nel quale l’intervento artistico non serve solo a denunciare ciò che l’istituzione mantiene ancora taciuto, ma evidenzia una presa di posizione indipendente nei confronti di un’emergenza sociale e urbana che non può e non deve rimanere inosservata. Le sette maschere mettono in scena delle criticità sociali espandibili in maniera frattale anche ad altri territori. Le maschere sono impersonificate simultaneamente dall’artista, dalle danzatrici, dai fotografi e dagli scrittori, perdendo così la loro struttura di feticcio legata a tutti gli immaginari antropologici intrisi in essa, e la loro accezione mutevole diviene un mezzo per ridefinire i confini dell’identità personale, del suo possibile disperdersi, sottolineando degli stadi di passaggio, di trasformazione che questo momento sociale e culturale porta con sé.
Il progetto è diviso in tre fasi:
16/17 febbraio 2015 presso Piazza della rivoluzione Palermo e vicolo Paterna
● Concettuale che permette di rappresentare un pensiero tramite un’azione che si appropria di un’immagine iconografica che rappresenta fortemente la città e i suoi abitanti. Durante questa fase, avvenuta nella notte del martedì grasso, l’artista ha installato la maschera scarlatta a due delle nove impersonificazioni del Genio di Palermo.
19 Aprile 2015 dalle ore 11.00 presso la scalinata di Sant Isidoro alla Guilla
● Cognitiva dove tramite un’azione di appropriazione dello spazio urbano vengono messe in scena le sette maschere di Palermo.
In data e spazio ancora da definire
● Espositiva dove, tutti gli elementi utilizzati per le prime due fasi del progetto, divengono sfaccettati strumenti di lettura tramite la giustapposizione di uni agli altri.
Hanno partecipato al progetto:
I Fotografi: Sergio Calabrese Loris Guzzetta Luisa Montaperto Nino Pillitteri. Peppino Romano Giuseppe Sinatra
Performer: Claudia Di Gangi Aurora Martorana Marianna Messina Valentina Parlato Peppa Patrycja Stefanek
Gli scrittori: Rosita Baiamonte - Abattoir.it Valentina D'Aleo - Abattoir.it Antonio Nicolò Zito Cristina Vasile - Abattoir.it Noemi Venturella - Abattoir.it Andrea Ventura - Abattoir.it Editing testi maschere: Sonia Melilli - Abattoir.it
Videomaker: Francesco Valvo
Per informazioni e rassegna stampa: Sasvatis@gmail.com arielesullestelle@hotmail.it mariateresa.camarda@gmail.com
3386177801 / 3470356672
link di riferimento: https://www.facebook.com/events/827529180653001/ https://www.facebook.com/pages/Frillo/740106852748789?ref=br_rs
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