Natural-mente: la mostra
Natural-mente riflette un interesse centrale per la natura, che ha ispirato l’opera di Palmieri fin dagli esordi. Oltre a indicare un tema fondamentale nella tradizione pittorica occidentale, il titolo della mostra propone un contrasto fondamentale nella poetica dell’artista, quello tra “natura” e “mente”. Secondo l’artista oggi non è più possibile contemplare ingenuamente la natura se non passando attraverso l’artificialità della dimensione di vita attuale. Per il pittore o lo scultore questo può significare diverse cose: trovare la bellezza della suggestione organica in una lamiera industriale, suggerire frammenti di cielo o di mare con macchie di smalto sintetico o con schizzi di pittura fluorescente o fosforescente; usare, insomma, in maniera evocativa o illusiva materiali e procedimenti tipici della modernità. La mostra ripercorre il tema della natura lungo trent’anni di attività artistica di Palmieri. Mentre i grandi campi del 1985 sono evocati da una pennellata rapida, vibrante e carica di pigmento, nel decennio successivo si fa strada uno schema floreale, che viene isolato sulla tela o disseminato nell’ambiente. Il “fiore” o la “germinazione” diventano simboli di una natura contaminata dalla ragione umana, che introduce elementi antinaturalistici come ad esempio il colore blu delle ceramiche fitomorfe o le lamiere metalliche accartocciate, evocative dello scorrimento dell’acqua. Nei lavori degli ultimi cinque anni, come ad esempio nelle “nature alchemiche” del 2014, si assiste a un ulteriore passaggio: Palmieri preleva direttamente fiori, rami e fili d’erba e li ingloba nel pigmento o nella cera con pennellate corsive e impressionistiche: i pezzi di natura reale sono così camuffati nel corpo stesso della pittura. In questo modo Palmieri gioca sull’alternativa tra la simulazione dell’illusionismo pittorico e la brutalità del prelievo diretto, che si riflette nello spettatore nel contrasto tra la contemplazione empatica della bellezza naturale e il distacco razionale. La natura non assume mai per l’artista una anacronistica dimensione edenica, ma piuttosto un traguardo cui si può accedere solo per affondi circoscritti e mai definitivi. La sua visione è in fondo autenticamente romantica, poiché aspira a un meraviglioso naturale dal quale l’uomo si è definitivamente allontanato e verso il quale può riavvicinarsi solo mediante un confronto conflittuale con la modernità. Che sia dipinta, prelevata o simulata, la natura di Palmieri continua a presentarsi di volta in volta in epifanie prodigiose e, nonostante tutto, inequivocabilmente “belle”.
L’istallazione per il Ninfeo
Per il museo Bilotti Palmieri ha realizzato una istallazione site-specific di fronte al ninfeo seicentesco della Villa. In omaggio alle acque che lo riempivano, ma anche al laghetto e alle fontane del parco Borghese che circonda l’edificio, l’artista ha voluto così rispondere a una delle prerogative del museo, legato alla committenza di opere di arte contemporanea. Cardine dell’istallazione è il trittico di sculture, Glaciale, Trono e Ninfa che, poste di fronte alle nicchie architettoniche corrispondenti, fornisce un contrappunto artificiale all’originario lento scorrere delle acque. E’ un’acqua congelata e bloccata nel suo sgorgare che, recuperando la tradizione della scultura barocca trasfigura con moderne lamiere accartocciate la transitorietà di una natura che può essere ora solo immaginata e rievocata artificialmente. Una serie di tele conclude il perimetro circolare avviato dalle sculture: lo scroscio magniloquente della Cascata, lo zampillo vegetale di Albero bianco e quello solidificato di Fitogenito, infine i due ampi orizzonti blu, incerti tra cielo e mare (Blu notte) e tra liquidità e pietrificazione (Lago fossile). Si susseguono così frammenti di visione, inquadrature di pezzi di natura necessariamente parziali, perché prodotti della visione umana, ai quali l’allestimento restituisce il senso di un percorso di avvicinamento, consapevole e progressivo, al mistero della natura. Ilaria Schiaffini
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